ROMA – Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di guerra, chi chiede di essere esentato dalle missioni di guerra non è pazzo. E’ il comma 22 che in un film di qualche tempo fa esemplifica la finta tolleranza e la solo simulato garantismo di un regolamento di una alquanto immaginaria Usa Air Force. Chi è pazzo può chiedere di essere esentato…chi chiede di essere esentato non è pazzo. Dove si sente qualcosa di simile, anzi gemello nella logica, di questi tempi?
Il Parlamento italiano in carica non è legittimo perché eletto sulla base di una legge elettorale dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale. Quindi occorre andare a votare al più presto per avere un Parlamento legittimo. Ma il Parlamento che c’è, in quanto illegittimo, non può decidere, votare e varare una nuova legge elettorale. Quindi bisogna votare al più presto ma una nuova legge elettorale il Parlamento illegittimo non la può fare.
Allora si deve votare con la legge elettorale illegittima, quella che c’è, perché il Parlamento illegittimo non può farne un’altra. Quindi il prossimo Parlamento, quello che dovrebbe uscire dalle elezioni subito, sarebbe ancora una volta illegittimo. Illegittimo perché nato con la stessa legge elettorale che ha fatto illegittimo il Parlamento che c’è. Risultato un loop eterno, un giro senza fine e sbocco: nessun Parlamento illegittimo può fare una legge elettorale legittima. Quindi non si può votare con altra legge tranne quella che c’è che sempre produrrà Parlamenti illegittimi.
E’ il comma 22 made in Beppe Grillo: elezioni ora, Parlamento mai. In realtà, come nel regolamento che il film attribuiva alla Usa Air Force, una logica c’è. Lì era: le regole possono essere tante, tante da annullare l’una l’altra. Quel che resta e conta è la discrezionalità di chi comanda, in missione di guerra ci v o non ci va chi decide il Comando. Alla stessa stregua Beppe Grillo e M5S si riservano il diritto di stabilire a un certo punto e giro della giostra quale sia il Parlamento legittimo. Presumibilmente quello che dovesse vedere la maggioranza, almeno relativa, dei seggi al MoVimento. A quel punto la giostra potrà essere fermata e il Parlamento dichiarato legittimo.
C’è in questo Comma 22, come in ogni comma 22 di cui quello cinematografico è l’archetipo, un riuscitissimo cocktail di ingenuità miscelata con prepotenza. E’ un autentico Martini classico dello: hai torto sempre perché te lo dici io e io ho ragione perché te lo dico io…
Più apprezzabile e consistente l’elenco dei sette punti del programma M5S.
Punto uno: referendum per la permanenza nell’euro.
Punto due: Abolizione del fiscal compact.
Punto tre: Adozione degli eurobond.
Punto quattro: alleanza dei paesi mediterranei.
Punto cinque: investimenti in innovazione e nuove attività produttive esclusi dal limite del 3 per cento annuo di deficit di bilancio.
Punto sei: finanziamenti di attività agricole e di allevamento finalizzate ai consumi nazionali interni.
Punto sette: abolizione del pareggio di bilancio.
C’è una logica stringente e ferrea che collega i sette punti. Eccola: l’Italia ricomincia a spendere a debito (i finanziamenti vanno intesi come finanziamenti pubblici). Abolire e neanche rivedere i termini del fiscal compact vuol dire, altro non è che ricominciare a finanziare a debito. Ricomincia a spendere a debito e l’Italia riprende a spendere facendo deficit (abolizione del pareggio di bilancio e del limite del 3 per cento del deficit). Fin qui a ben vedere M5S è tutt’altro che solo nel panorama delle forze politiche e sociali, dei partiti e sindacati e pubblica opinione.
Dove i sette punti sette toccano però il sublime è nel collegamento tra altro debito e ancora deficit italiano con la richiesta degli eurobond. Il sublime è nella richiesta che a garantire, ed eventualmente a pagare debito e deficit italiani aggiuntivi siano gli altri europei, quelli che devono, su nostra mediterranea richiesta, sottoscrivere gli eurobond.
Fare debito e deficit con la garanzia e con i soldi degli altri: non c’è che dire, sublime. Il giorno in cui gli anti euro francesi e quelli italiani e quelli greci e quelli olandesi e quelli tedeschi si troveranno finalmente alla guida dei rispettivi governi, il giorno in cui potranno finalmente dare attuazione ai rispettivi e similari programmi, il giorno in cui M5S italiano chiederà all’omologo francese, spagnolo, olandese, tedesco di garantire di tasca sua per i debiti e i deficit di Roma e viceversa Madrid chiederà a Roma di garantire di tasca sua e Roma e Parigi chiederanno a Berlino di garantire di tasca sua e viceversa e viceversa…allora ci sarà di ridere e piangere insieme per tanta, coerente e stringente riformulazione dello io frego te, tu freghi me e vediamo chi frega di più l’altro.
E’ questo e non altro quel che affascina e conquista buona parte della pubblica opinione della società italiana. Fascino di massa, con le notizie e con la volontà elettorale non si polemizza. Fascino di massa che è ormai anche cultura e costume diffuso. Sentita l’altra sera in una tv, rivendicazione dei Forconi “moderati” altrimenti tra quindici giorni bloccano le strade: blocco di ogni riscossione fiscale e aumento di ogni salario e sovvenzione pubblica. Cioè smettere di pagare le tasse e avere tutti gli stessi, anzi di più, soldi pubblici. Un miracolo di fronte al quale quel ragazzo, quell’apprendista giovane dell’acqua che diventa vino e dei pani e pesci che si moltiplicano è un dilettante.
Al Comma 22 dell’autoritarismo mascherato da legittimità si aggiunge il Comma Uno di ogni prepotente inconsapevole, di ogni “nazionalista” della sua pagnotta: la pagnotta patria mi spetta, è mia e il companatico pure. Farina e formaggio e prosciutto ce li mettano gli altri, anzi me li compro io, solo che non li pago, li compro a debito e deficit. Garantisci tu con i soldi tuoi. Quel che è davvero triste non è l’audacia “etica” della richiesta, è la convinzione ebete che possa funzionare, che ci siano “altri” da…far fessi o obbligare, sottomettere?
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