ROMA – Ma perché mai il “Pittibimbo” e “Figlio di Troika” è diventato uno con cui trattare la legge elettorale e magari anche altre riforme? Perché mai quello con cui dopo appena nove minuti di streaming recitato valeva la pena solo di dirsi “E’ finita”, oggi diventa uno con cui invece cominciare? Perché mai Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno cambiato idea? Solo le montagne, anzi nemmeno loro, solo gli sciocchi patentati non cambiano mai idea. Quindi non c’è nessuno “scandalo” in un M5S che va a trattare con quelli che che “con voi non ci mischieremo mai”. Il Parlamento e la politica sono il luogo della trattativa, entrambi esistono per quello, per trattare e fare accordi. Solo in una avvelenata e ottusa lettura della vita collettiva ogni trattativa e accordo sono “inciucio”. Tutto comprensibile dunque e anche auspicabile. Se son rose fioriranno, se è ortica pungerà…Già, ma perché?
Per due perché. Uno contingente e politicissimo. L’altro di prospettiva e politicissimo anche quello. Il primo perché del Grillo trattante si chiama ancora e sempre Silvio Berlusconi. Ancora e sempre Berlusconi ma soprattutto Berlusconi nella versione di questa settimana e delle settimane prossime venture. Venerdì prossimo inizia il processo d’Appello, quello dove in primo grado Berlusconi è stato condannato a sette anni. E’ il processo Ruby. E Berlusconi non pensa ad altro, è nel panico. Panico da conferma della sentenza. Panico soprattutto perché Berlusconi non ce la fa, proprio non ce la fa, a capire che non è che se fa il moderato in politica poi i magistrati non sono tenuti ad assolverlo. Per lui è chiaro, matematico, doveroso: io faccio “il padre della patria”, voi mi assolvete. La constatazione che un contratto-accordo di questo tipo non scatta la vive come ingiuria, tradimento. Quindi il panico lo spinge a buttare tutto all’aria: riforma del Senato, accordo del Nazareno con Renzi, accordo sulla nuova legge elettorale. Berlusconi nel panico che si alza dal tavolo delle riforme o il tavolo lo butta per aria lascia posto e spazio a Grillo. Posto e spazio per trattare con Renzi.
Trattare cosa? Ci hanno messo un po’ alla Casaleggio associati ma alla fine l’hanno capito: il M5S ha bisogno come l’aria di un po’ di proporzionale nella legge elettorale. Di proporzionale M5S campa, di maggioritario crepa. Ma come, M5S non è come da risultto delle Europee il secondo partito, quello che andrebbe a giocarsela con il primo in un eventuale ballottaggio maggioritario alle politiche? Sì, certo. Ma mica tanto, anzi per niente. Dopo le europee, 15 giorni dopo sono arrivati i ballottaggi per le amministrative, quelli nei Comuni per eleggere i nuovi sindaci. Carte alla mano, M5S ha visto e contato che dove il MoVimento va elettoralmente bene è lì che molti elettori di destra lo votano a dispetto e alternativa al candidato Pd. M5S è elettoralmente forte, molto forte, quando coagula su di sè ampie fette dell’elettorato potenzialmente di Forza Italia soprattutto. Fenomeno che si verifica al secondo turno, al ballottaggio appunto. Oggi alle amministrative, domani alle politiche?
Domani alle politiche mica tanto anzi quasi per niente. Così hanno riflettuto e conteggiato alla Casaleggio associati. Alle politiche, quando saranno, voti delle Europee alla mano, le destre diventano una destra. Una e non più destre e liste. Se c’è l’Italicum e ci sono le coalizioni, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega Nord e Nuovo Centro Destra in un modo o nell’altro si metteranno appunto in coalizione e sono capaci di un risultato finale che va dal 30/31 per cento attuale (se li sommi) fino ad un ipotizzabile 35 per cento abbondante se Renzi dovesse perdere smalto. Alle politiche, quando ci saranno, voti delle Europee alla mano, Renzi dovesse anche scontare un reflusso, sotto il 35 per cento non va e non si può escludere si tenga l’attuale 40 e passa. Alle politiche, quando ci saranno, se ci sono le coalizioni, M5S arriva terzo, cioè ultimo. Terzo cioè ultimo anche dovesse migliorare il suo 21 per cento. Terzo e ultimo perché il terzo al ballottaggio non va. E allora, nel ballottaggio tra Destra e Renzi, non è più elettorato di destra che vota M5S per far dispetto a Renzi ma eventualmente elettorato M5S che vota…Renzi o Destra? In ogni caso un disastro per il MoVimento.
Quindi primo sopravvivere e poi filosofare e peccato se lo disse Bettino Craxi, in fondo se lo ricordano in pochissimi. Primo sopravvivere e cioè trattare per evitare o comunque limare una nuova legge elettorale basata sulle coalizioni e il ballottaggio che porta il premio di maggioranza. M5S ha bisogno del proporzionale come dell’aria: che bello sarebbe Pd e Forza Italia al 35% ciascuno e M5S al 25 con quei due obbligati a governare insieme il “grande inciucio”. Che bello per M5S. Ma l’Italicum e qualunque legge ballottaggio-maggioritario impedisce questo scenario. E allora meglio andare a trattare con Renzi, concedergli magari un meccanismo di premio di maggioranza che lo faccia governare senza la Destra se vince ma strappargli una quota, una base proporzionale ampia, molto ampia della futura legge elettorale, Per non arrivare terzi e ultimi, per non vedere disperso e confuso al ballottaggio il proprio elettorato. Per questo Grillo e Casaleggio vanno a trattare.
Sapendo, come sanno, che voglia di proporzionale ha la sinistra Pd (sinistra?). Voglia di proporzionale hanno vari spezzoni di centrismo vario. Sapendo di non essere soli nel primum sopravvivere deinde philosophare. Primo non arrivare terzi e ultimi, cambiare le regole della gara e dell’assegnazione dei punti, trattare. Poi il cambio di sistema, poi.
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