ROMA – Il nove di settembre il teatro-tragedia-commedia alza il sipario: al Senato in Commissione comincia la discussione sulla “decadenza” di Berlusconi. Cioè sul fatto se un senatore condannato dalla giustizia con sentenza inappellabile e definitiva debba o no rispettare la legge che fa decadere da parlamentare il condannato a più di due anni di pena. O se il senatore Berlusconi, in quanto capo del Pdl, della destra e delle liste elettorali votate da da un quarto o un terzo degli italiani (la quota oscilla da venti anni) possa infrangere anche questa di legge, quella sulla decadenza da parlamentare, oltre a quella, già infranta, sulla truffa fiscale ai danni dello Stato.
Il Pdl che a quel punto sarà già la rinata Forza Italia la tirerà in lungo la discussione. Con due argomenti-pretesti: la legge sulla decadenza non si applica a Berlusconi perché la legge è del 2013 mentre il reato di Berlusconi è di tanti anni prima. Argomento che a prenderlo sul serio significa che se un Parlamento vota una legge per tenere fuori i corrotti, questo vale solo per i corrotti in futuro e non vale se si scopre che un parlamentare si vendeva e voti e pure la mamma, però prima. Il secondo argomento di Pdl-Forza Italia per tirarla in lungo e allungare il brodo è che la decadenza da parlamentare se è sanzione penale decade con l’indulto, se è invece sanzione amministrativa va valutato. E comunque è meglio, doveroso, opportuno mandare tutto alla Corte Costituzionale.
La tirerà in lungo il Pdl-Forza Italia con questi argomenti-pretesti. E proverà a sostenere questi argomenti-pretesti (lo sa anche il Pdl-Forza Italia che sono di cartone, pura scenografia di cartapesta) con qualcosa di più solido. La pressione-ricatto su Napolitano perché faccia l’unica cosa che potrebbe star bene a Berlusconi e cioè la commutazione della pena in pena pecuniaria. Cioè il capo dello Stato dovrebbe, almeno nel caso eccezionale e unico di Berlusconi, di sua iniziativa stabilire e decretare che se uno ruba i soldi al Fisco, organizza truffa fiscale mentre, di passaggio, fa pure il presidente del Consiglio, se quell’uno si chiama Berlusconi gli si affibbia una multa. Come fosse una maxi infrazione stradale. Una multa, magari un multone e non se ne parli più. E se qualcuno obiettasse che allora perché non si fa così con tutti i cittadini (ce ne sono a molte, moltissime migliaia di truffatori fiscale in grande e medio stile), si può sempre rispondere che mica tutti hanno la storia politica di Berlusconi e mica a tutti serve “l’agibilità politica”. La democrazia infatti, secondo l’ultima vulgata Pdl-Forza Italia, è quella cosa che “dipende”, quella cosa che “tiene conto”, quella cosa che “si adatta”. La democrazia è che Berlusconi può pagare una multa, magari un multone. Niente di più e di diverso. Napolitano quindi si adoperi in fretta per stabilirla questa democrazia.
E la pressione-ricatto su Enrico Letta e sul Pd. Vuoi restare al governo, volete tenere Enrico Letta al governo? E allora aiutate a tirarla in lungo, magari per tutti i nove mesi della pena che restano a Berlusconi da scontare e magari fino al 2015 quando si va a votare e poi si vede. Altrimenti beccatevi una crisi di governo, Letta giù dalla sedia e primarie Pd dove non potrete sbarrare il passo all’unico che non volete: Matteo Renzi. Sussurra il Pdl-Forza Italia all’orecchio del vertice Pd: siete sulla linea meglio morti che Renzi, quindi diamoci una mano, allunghiamo il brodo e il tempo di Berlusconi Silvio. Ultimo argomento, questo purtroppo fatto suo anche da Enrico Letta: guardate che se si va a votare poi le larghe intese le dobbiamo fare per forza un’altra volta. Possibile, a condizione che si voti ancora e sempre con la legge elettorale fatta perché nessuno governi davvero, quella che il Pdl coerentemente difende. Possibile ma non sicuro e neanche automatico.
Argomenti pretesti per tirarla in lungo e argomenti-ricatti per torcere il braccio a Napolitano e al Pd. Non funzioneranno per la semplice ragione che, se funzionassero, Napolitano cesserebbe di essere capo dello Stato e il Pd cesserebbe di esistere. Più facile che Giorgio Napolitano emigri travestito da giovin fanciulla piuttosto che commuti la pena a Berlusconi in sanzione pecuniaria. Forse Bondi potrebbe farlo, Sandro Bondi, se fosse capo dello Stato. O Renato Brunetta o Daniela Santanché. O Fabrizio Cicchitto. O Maurizio Gasparri. Al di fuori di questa autorevole rosa ogni altro sia pur di destra proverebbe un brivido di imbarazzo. Il Pd ancor più semplicemente cesserebbe di esser votato.
Quindi prima o poi, tra settembre o ottobre, sul finire di ottobre in Senato si voterà sulla decadenza di Berlusconi d senatore a seguito della legge vigente. Si voterà in Commissione e poi in aula, a scrutinio palese e a scrutinio segreto. E probabilmente prima del voto in aula Berlusconi terrà un discorso da far crollare le colonne del tempio, una grande riedizione del “muoia sansone con tutti i Filistei” con il governo nella parte dei Filistei, lui in quella ovviamente di Sansone e il Parlamento con qualche forzatura a interpretare il Tempio. E sarà crisi di governo, la crisi d’ottobre. Perché il Pdl-Forza Italia dirà e farà dire ai suoi ministri: impossibile governar insieme con voi del Pd che votate perché il nostro amato leader sia espulso dal Parlamento. E il Pd non potrà che dire, se vuole sopravvivere, impossibile governare insieme con voi che amate e seguite un leader cui fa schifo ogni legge e regola che non sia quella che gli conviene e che va in Parlamento a chiamare il popolo alla rivolta contro l’idea stessa che la legge sia uguale per tutti.
Crisi d’ottobre: quel che succederà dopo, elezioni anticipate a novembre o a marzo 2014, oppure niente elezioni ma un governo Letta-bis con i voti non si sa di chi al posto di quelli del Pdl, oppure un Letta-bis con i voti di un po’ di M5S, un Letta alla Grillo, oppure un Letta bis con i voti di un po’ di ex Pdl folgorati sulla via di Damasco della stabilità, oppure…Non si sa, vai sapere. Quel che si può già sapere è che allo scroscio della crisi d’ottobre, allora aprite l’ombrello se ce l’avete. Perché sarà scroscio gelido, da polmonite. La stagione dei bassi tassi d’interesse a livello mondiale tende con molta lentezza e cautela a finire. Una crisi politica italiana, dell’Italia col 130% e passa del Pil di debito pubblico, tenderà a diminuire questa lentezza. La crisi d’ottobre in Italia renderà più sospettoso e attento il vincitore delle elezioni tedesche il 22 settembre e questo vincitore farà presente alla Bce che sì, insomma, garantire si deve ma se quelli a Roma danno di matto garantire sempre e comunque forse non si deve. La crisi d’ottobre riallineerà Borse ed economia reale al ribasso. Assedierà le banche italiane con maggiore incertezza sul valore reale dei titoli di Stato e quindi stringerà il credito. La crisi d’ottobre comunque finisca renderà l’Italia candidata perfetta e obbligata ad essere soccorsa dall’Europa, dal Fmi, dalla Bce, dalla Fed, da chiunque possa e debba. Essere soccorsa come si soccorre colui a cui si applica un TSO, leggasi trattamento sanitario obbligatorio. Crisi d’ottobre, guardatevi in casa e in tasca: chi ha l’ombrello lo apra e chi non lo ha…auguri e condoglianze.
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