ROMA – La minuscola Val D’Aosta e il voto quantitativamente più grande, quello di Roma. Hanno in comune un segnale: il calo vistoso dei consensi elettorali a M5S. Lassù in Val D’Aosta calo di due terzi, nella Capitale calo della metà. Può bastare il doppio segnale dalla Val D’Aosta a Roma? Bastare per dire che queste elezioni amministrative non sono andate niente bene per il MoVimento di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio? Bastare per decretare un piccolo grande flop, anzi una batosta dopo il grandissimo successo di appena tre mesi fa alla e ben più importanti e significative elezioni politiche? Sì, può bastare: la tendenza è netta e verrà confermata. Dopo il grande trionfo di febbraio per M5S arriva la piccola ma puntuta batosta di maggio.
Cinque stelle e cinque motivi per una batosta.
1) Il primo, la differenza tra politiche e amministrative. La scheda per le politiche è quella più adatta, quella che miglio si presta ad un “vaffa” elettorale. Qualunque cosa sia ed esprima il voto “grillino” gioca meglio sul campo delle elezioni politiche. E’ un fatto autoevidente. Quindi nel dimezzamento e più di voti che M5S subisce tra febbraio e maggio va fatta la tara della differenza tra politiche e amministrative. Una cosa che non deve preoccupare dirigenza e militanza e opinione a cinque stelle.
2) L’effetto “chi tocca la politica muore”. Il calo dei voti a M5S è anche l conseguenza di una maledizione, anzi di un anatema che certa parte della pubblica opinione ha scagliato verso ogni cosa che sappia, odori, abbia il solo vago sapore di esser politica. Insomma, per il solo fatto di essere in Parlamento, esistere come forza politica, M5S piace di meno ad arrabbiati e indignati, almeno a qualcuno di loro. L’effetto chi tocca la politica muore c’è e si vede, non solo sul web. Si affaccia nell’urna elettorale e soprattutto è nell’anima e nella testa del “popolo della rabbia e della delusione”. Una cosa che deve preoccupare dirigenza e militanza e opinione a cinque stelle.
3) Troppe chiacchiere sugli scontrini. Anche il più ben disposto e fiducioso verso gli eletti a cinque stelle non ha potuto non notare come quella dei soldi, degli scontrini, della rendicontazione sia un’ossessione. Un’ossessione compulsiva dietro la quale si intravede l’esilità della scommessa: leva i soldi ai politici e il mondo sarà ricco e felice. Ma anche e perfino per chi crede in questa novella, avere un gruppo parlamentare che si affanna e angoscia sugli scontrini da esibire e conservare non induce a coltivar speranza ed entusiasmo. Questione che deve preoccupare, pochino in verità, l’alto, il basso e il medio di M5S.
4) Il torna a casa Lassie sulla traccia dell’Imu. Il torna a casa, cioè al Pdl, del voto che era andato a M5S da un po’ di elettorato di destra. Un voto come sempre soprattutto anti tasse, anti Imu, anti Equitalia. Un voto che ha fatto un terzo circa del grande trionfo di febbraio di Grillo. Un po’ di questo voto sta facilmente tornando a casa: l’Imu è in via di cancellazione, Equitalia promettono di metterla in punizione…Il Lassie di destra torna a casa dopo aver votato Grillo d’inverno. Questione che deve preoccupare, e infatti preoccupa molto M5S. Talmente tanto li preoccupa che non lo ammettono neanche sotto evidenza.
5) L’erosione dell’argine. Grillo ha più volte detto: noi siamo l’argine, dopo di noi, se non ci fossimo noi sarebbero i nazisti dell’anno duemila…Grillo ha più volte rivendicato: noi siamo la rabbia democratica, appena un passo più in là la rabbia fa presto a trasformarsi in rabbia “fascista.” Bene, se M5S è l’argine, l’argine è di argilla, subisce smottamenti e viene eroso. Questione che deve preoccupare tutti, quelli di M5S, quelli che pensano M5S sia insieme sia il sintomo che l’antidoto, quelli che con M5S vorrebbero costruire l’argine solido e perfino il letto del fiume e anche quelli che pensano l’argine M5S sia fatto con la stessa terra e materia di quel che sotto l’argine scorre: la rabbia contro la democrazia.
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