ROMA – Dunque, vediamo: si è votato il 24/25 febbraio, siamo al 5 di marzo, otto giorni appena otto giorni da quando sono stati resi noti i risultati delle elezioni. In questi otto giorni il giornalismo politico italiano ha attribuito a Beppe Grillo e a M5S un’intesa quasi fatta con Napolitano, “intesa” su cosa non era dato sapere. Poi un appoggio a un “governissimo”, quindi una “apertura a un governo tecnico” e qua e là non sono mancate interpretazioni, si fa per dire, in direzione di accordi con il Pd per le presidenze delle Camere o il Quirinale. In otto giorni una fesseria improbabile dopo l’altra, un rosario sgranato di inaffidabilità in ciò che si stampa, si scrive e si titola.
Da che dipende, quali le cause e i capitoli di questo bilancio disastroso? In parte, solo in parte, dal programma minimo ed esplicito di M5S verso i giornalisti. Programma felicemente sintetizzato dal Movimento stesso nella parola d’ordine: “prendiamoli per il culo”. Per la realizzazione di questo programma non tanto vasto e impegnativo occorre però, serve una cosiddetta conditio sine qua non e cioè che ci sia somma disponibilità, intensa attitudine a farsi prendere…in giro. Ci sono, eccome se ci sono quella disponibilità e attitudine: quando uno confonde il “se ci danno la mano, il braccio, gli occhi e la testa non li picchiamo” con un appoggio al “governissimo”, quando uno trasforma un “vediamo” in un sì, allora ci sono eccome se ci sono. In un’intervista a testata straniera la ditta Grillo/Casaleggio aveva fatto sapere: se i partiti italiani si smontassero da soli, cosa che non faranno mai, saremmo contenti. Titolo susseguente che ipotizzava il sì M5S al governo Pd-Pdl. Alla domanda appoggereste un governo tecnico seguiva un “vedremo” di Vito Crimi. In italiano corrente il “vedremo” è come ognun sarà parente stretto del no. Titoli susseguenti: Grillo sì al governo tecnico.
Si divertono un po’ quelli di M5S con i giornalisti: sanno che abboccano sempre, sempre, di corsa e con entusiasmo. Quelli di M5S non hanno bisogno di spararla né grande né piccola, basta che sussurrino e immediatamente il giornalismo crede di “capire”, si tuffa nel titolo-notizia come in una piscina vuota: sbatte di testa e ricomincia. E’ con tutta evidenza circonvenzione di giornalista, Grillo andrebbe denunciato per questo maltrattamento.
Ma subito dopo averlo denunciato per circonvenzione (quella cosa che lui rimprovera ai parlamentari ai danni dell’elettore) Grillo va subito assolto con formula piena: con lampante evidenza il giornalismo politico si circonverte da solo. Patetico nella versione “paparazzo in strada”, ridicolo nella versione “vu’ dichiarà” davanti a porte, portoni, citofono e colf, ottuso quanto inaffidabile nella notizia politica. Se non bastano tre balle spaziali in solo otto giorni, allora ecco l’intera scia di meteore intorno alle fesserie-guida. La possibile convergenza dei voti M5S sul nome di Stefano Rodotà, un giorno per mandarlo al Quirinale, un altro per Palazzo Chigi, insomma stai a sottilizzare. La quasi accettazione di M5S di Corrado Passera come premier. Loro avevano detto: Pd e Pdl potrebbero ancora rimettersi insieme, magari con passera premier. Era quasi un insulto, insulto no ma modo netto per marcare distanze. E diventa il contrario. E che dire del sì di M5S a Mario Monti che resta in carica? Che resti o no a Grillo è indifferente, l’unica cosa che Grillo non vuole è essere coinvolto a qualsiasi titolo con chi governa, chiunque sia.
Ma questo semplice dato, ripetuto ogni giorno da Grillo, Casaleggio e tutto M5S non riesce ad entrare nella testa del giornalismo che si circonverte appunto da solo. Perché Grillo lo prende in giro e perché, come spesso accade, il “circonvertito” è affetto da qualche incapacità. La prima è quella strana amnesia per cui un governo si appoggio o non lo si appoggia solo se lo si vota o non lo si vota in Parlamento. La seconda è l’incomprensibile sordità alle parole di M5S che pur parla chiaro e dice: governino loro altri sei, dodici mesi e poi per loro sarà la fine, nostro compito è favorire questo processo, la dissoluzione e lo smontaggio in corso del partiti. La terza è ormai vizio e deformazione congenita: credere di essere capaci di “leggere” quando invece non si possiede più l’alfabeto. Sempre M5S ha detto ai giornalisti: “Dovete abituarvi che quando uno dice sì dice sì, quando dice no, è no”. Già, chi glielo spiega all’astitussimo giornalismo italiano che “Grillo non vota e appoggia nessun governo” è il titolo buono e valido per le prossime settimane?
Nel Grillo/Casaleggio pensiero i giornalisti vanno evitati e bypassati. Perché “corpo intermedio” nella società, proprio come i magistrati, i sindacati, i parlamentari, le organizzazioni professionali… Nel Casaleggio/Grillo pensiero i “corpi intermedi” della società, quelli che danno forma ad un ceto dirigente, quelli che detengono competenze, sono ostacoli suscettibili di diventare “caste”. Ostacoli al rapporto diretto tra il singolo e il potere decisionale, potere che deve essere spalmato nella massima orizzontalità perché ogni mediazione è degenerazione. I “corpi intermedi” sono nel pensiero liberal-democratico le garanzie e i presidi, gli indicatori della “salute democratica”. Nel Grillo/Casaleggio pensiero sono usurpazione, al minimo inutile pedaggio da pagare. E’ questo un spetto plebeo-totalitario del Grillo/Casaleggio pensiero.
Ma come chiedere a Grillo e a chiunque di rispettare il carattere di “corpo intermedio della società” dell’informazione e dei suoi addetti quando questi sono manifestamente inconsapevoli del ruolo, come chiedere a Grillo di riconoscerglielo quando ci si “circonverte” da soli, ogni giorno, per irrevocabile vocazione e scelta? Sintetizziamo al massimo con volgare crudezza: Grillo e M5S ci “prendono per il culo” ma noi davvero conosciamo, rispettiamo, applichiamo almeno le “basi del mestiere”? La cronaca, la fredda cronaca di questi otto giorni è lì a rispondere un Ni alla prima domanda e un No alla seconda. Tre fesserie e quattro balle in otto giorni di “informazione politica”. E’ una notizia e con le notizie non si dovrebbe polemizzare.
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