ROMA – Di Maio: “Alto Tradimento per Renzi e Gentiloni, questo è alto tradimento”. Alto tradimento lo ha ripetuto e ribadito, scandito di fronte ai microfoni e telecamere di tutte le emittenti. E alto tradimento ha voluto dire, quello e non altro, a conclusione di una sua visita-ispezione in quel di Bruxelles sulla questione migranti. Di Maio ci ha pensato, ha riflettuto, ha scelto un’accusa precisa per l’ex presidente del consiglio e per quello in carica: Alto Tradimento. Da scrivere con la maiuscola perché è il massimo reato contro la cosa pubblica previsto nella nostra Costituzione.
Forse Di Maio sa cosa dovrebbe accadere in un paese appena serio quando un vice presidente della Camera (lui stesso) accusa di Alto Tradimento un capo del governo in carica e un ex capo del governo. Ci sono procedure costituzionali che dovrebbero seguire a questa accusa. Forse Di Maio lo sa e forse no. Ma dovrebbero farsi carico della questione Presidenza della Repubblica, Corte Costituzionale e Parlamento secondo modalità scritte in Costituzione.
Forse Di Maio sa di che parla quando parla di Alto Tradimento e forse no. L’autentico dramma civile non è la sua competenza in educazione civica o la sua ignoranza in materia. Il dramma civile che attesta la non serietà di questo paese è che non conta nulla, non cambia nulla se un Di Maio o chi per lui sa quel che fa oppure no. Comunque non succede niente. Niente tranne la conferma quotidiana dell’essere un paese e una comunità da non prendere sul serio.
In un paese appena appena serio e che ha rispetto di se stesso se un vice presidente della Camera accusa di Alto Tradimento il capo del governo in carica, allora Parlamento, Presidenza della Repubblica e Corte Costituzionale si assumono responsabilità di istruttoria e pronuncia secondo legge e Costituzione. Ma da noi si ritiene (e così sarà ovviamente anche questa volta) sia saggio far finta di nulla. Da noi da decenni prendersi la responsabilità è considerato una sorta di imperdonabile azzardo, capace di scuotere gli equilibri. Da noi la prassi, la teoria e infine la cultura è di non farla troppo grossa, se no chi la maneggia più?
Così accade da decenni, ade esempio quando un politico invitò ad armarsi contro lo Stato si disse che era folklore. E quando un politico dice qualsiasi cosa, proprio qualsiasi cosa, si dice che è campagna elettorale e tutto vale (peraltro da noi la campagna elettorale è eterna, quindi la liberatoria è totale). In Italia vige la più completa e assoluta libertà di dire senza alcuna responsabilità. Il dire irresponsabile è la cifra distintiva e orgogliosa della nostra vita pubblica. Lo è anche dei paesi clown ma questo non sembra farci grande impressione.
Accade, ad esempio nel caso di Di Maio che chi dice dimentichi ( se mai gli sono stati noti) i meccanismi costituzionali e istituzionali che il suo dire dovrebbe attivare in un paese serio. In un paese serio le istituzioni di fronte ad una accusa di Alto Tradimento per il capo del governo in carica pronunciata da un vice presidente della Camera si attivano con procedura costituzionale.
E poi succedono, in un paese serio, o l’una o l’altra. O il capo del governo in carica viene riconosciuto colpevole perché c’è fondatezza nell’accusa e quindi viene sospeso e rimosso dalle sue funzioni (altra è la questione della eventuale responsabilità penale) o l’accusatore viene riconosciuto portatore di accusa senza fondamento e decade dalla sua funzione istituzionale e parlamentare. Insomma o Gentiloni fuori da Palazzo Chigi o Di Maio fuori dal Parlamento, in un paese serio.
In entrambi i casi la Repubblica e la sua Costituzione agiscono per salvaguardare il medesimo bene supremo: la sicurezza della cosa pubblica. Non si può, in paese serio, avere infatti un capo del governo accusato niente meno che di Alto Tradimento e fare come se nulla fosse. Ne va della salute pubblica. Parimenti, in un paese serio, non si può avere un vice presidente della Camera che va accusando a vanvera e fare come niente fosse. Ne va della salute pubblica.
Ma ovviamente da noi non succederà nulla, nessuno si prenderà la briga e la grana di prendere sul serio Di Maio. Nemmeno lui in fondo si aspetta di essere preso sul serio, resterebbe stupito e confuso se la sua accusa finisse alla Corte Costituzionale e fosse chiamato a sostenerla in dibattimento.
Per accettata convenzione la totalità del “dibattito politico”, dello “scontro politico” non è fatta di cose serie e parole vere. E’ recita, sceneggiata, non di rado pagliacciata. Convenzione che vige e regna nel ceto politico, di buon grado accettata dall’informazione tutta, convenzione alla pagliacciata sempre e sul serio mai in cui si accomoda comoda anche l’opinione pubblica.
Siamo in fondo tutti d’accordo a non prenderci sul serio, a non essere responsabili mai di ciò che diciamo ogni giorno. Siamo un paese istituzionalmente poco serio a coccolare una società civile che ama e coltiva l’irresponsabilità. Forse è anche per questo che non ci prendono sul serio, neanche sui migranti.