Mamma la Patrimoniale: chi più strilla meno paga, di tasse

ROMA – Una tassa patrimoniale per i “ricchi” l’annuncia Bersani e una patrimoniale sulle grandi fortune, senza però mettere in fuga i capitali, la immagina anche Monti. Una patrimoniale da evitare sarà la bandiera elettorale di Berlusconi. Mamma, la Patrimoniale è già sotto fondo, rumore e lamento di fondo e insieme grido lanciato come un tempo il Mamma, li Turchi. Ma chi la pagherebbe la tassa patrimoniale, quando mai dovesse arrivare? Una traccia c’è: a gridare più forte il Mamma, la Patrimoniale sono, guarda caso, quelli che pagano meno di tasse, tutte le altre tasse.

L’Italia ha le tasse più alte d’Europa sul lavoro (42,6% contro la media del 38,1%). Quindi chi vive di stipendio e salario, i lavoratori dipendenti italiani pagano di tasse almeno il 5% in più dei loro omologhi europei. E lo stesso accade agli imprenditori, per loro carico fiscale del 27,4% a fronte di una media europea del 20,6%: sette punti di differenza.  Invece, al contrario, proprio tutta al contrario è la tassazione italiana sui consumi: 16,8% contro media europea del 19,2%. Significa, anzi è (matematica non è opinione) che lavoro e impresa pagano più tasse in assoluto e in percentuale dei consumi, commercio, transazioni e professioni. Guarda caso, i settori sociali più preoccupati di una futura patrimoniale.

Fino all’Imu l’Italia era all’ultimo posto in Europa per tassazione sui patrimoni. Cioè sui patrimoni immobiliari e mobiliari si pagava meno di tasse che in ogni altro paese d’Europa. Dopo l’Imu l’Italia è salita dall’ultimo al secondo posto. Chi parla di nuove, ulteriori tasse sul patrimonio immobiliare, sulle case, è, numeri alla mano, matto da legare. Quanto alla “patrimoniale sui consumi, cioè all’Iva, non ci sarebbe neanche bisogno di alzare l’aliquota, basterebbe e avanzerebbe che l’Iva fosse pagata e non massicciamente evasa.

Gratta e soppesa, immagina e deduci, valuta e conta sulla base delle cifre ufficiali fornite dalla Corte dei Conti alla voce Aliquote implicite di tassazione Italia-Ue, si arriva alla conclusione che la “Patrimoniale” in Italia, cioè una nuova tassa a grosso gettito sul patrimonio, in parte nessuno la vuole davvero, in parte nessuno davvero la…”può”. Salario, risparmio, impresa e casa sono già tassati fin troppo. I “grandi patrimoni” sono alquanto inafferrabili e comunque non sono milioni e neanche centinaia di migliaia. L’unica vera patrimoniale, sacrosanta e utilissima, balsamica e benedetta è quella che non arriva mai: far pagare le tasse a chi non le paga.

Venti milioni e 169.869 contribuenti che dichiarano redditi non superiori a 15mila euro l’anno. Diciannove milioni 293.158 che dichiarano tra 15mila e 50mila euro annui. Neanche un milione e mezzo che dichiara più di 50mila e appena 322mila che dichiarano più  di 100mila e la miseria di 72 che ammettono più di 200mila di reddito annuo. Quattordici milioni con redditi dichiarati nulli. Raddrizzare questo legno storto del fisco è la patrimoniale. Non a caso temuta soprattutto da chi in quel legno storto ci ha fatto non i soldi, che son legittimi e benedetti, ma il nido per mangiarsi le foglie e le ghiande degli altri.

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