ROMA – La “Grande Caccia” al premier, l’immagine è di Federico Geremicca che la stampa sulla prima pagina de La Stampa. Il giornalista si dice sorpreso non tanto della “caccia” fucile spianato di un partito, il Pd, al suo leader e premier. Questo, rileva Geremicca, è nella tradizione. Prodi, D’Alema, Veltroni, Letta e ora Renzi: tutti fatti fuori e fatti bersaglio dal partito, o meglio dalla incerta e instabile federazione di “parti”, che si chiama oggi Pd e ieri Ds o Pds o peggio “Unione”. Geremicca un po’ stupisce della caccia urgente e immediata, insomma al Pd proprio “gli scappava” di sparare, e non a salve, al suo leader e premier. Matteo Renzi è presidente del Consiglio dal 25 febbraio 2014, segretario Pd dal dicembre 2013. Neanche un mese da premier e, come scrive Geremicca, ” rullano i tamburi di guerra, la caccia a Matteo Renzi è ufficialmente aperta, le tribù del Pd si sono armate e messe in marcia”. Il tam-tam delle tribù del Pd dice di villaggio in villaggio: Renzi, facciamolo fuori.
Tante, molte tribù. Quella degli astiosi offesi nell’onore e nell’onere. Pippo Civati e soprattutto Enrico Letta che non si fanno trovare alla Camera a votare la legge elettorale sono più che un dissenso politico sulla legge, sono la dichiarazione che la legge è di Renzi. E quindi, siccome è di Renzi, non la votano. Civati l’alternativo, quello della maggioranza sognata con Sel e un po’ di M5S e Letta il moderato pragmatico, quello del governo con Letta e all’inizio anche con Berlusconi, su un punto si trovano uniti: conta meno che il paese abbia o no una legge elettorale, conta più il non mischiarsi, il non aver nulla a che fare con Renzi. Non proprio statisti, né Civati e si sapeva, né Letta e non era il caso di saperlo. Entrambi però esponenti del vasto partito che avverte e proclama: Renzi re Mida a rovescio della sinistra, dove tocca non solo sbaglia, anzi inquina.
La tribù dei bersaniani, per loro Renzi è solo e soltanto l’usurpatore. La tribù dei lettiani che produce ultimo fiore quel marco Meloni cui non a caso M5S in aula regala il suo tempo, purché parli contro Renzi e a favore delle preferenze. E le grandi madri sante Rosy Bindi e Susanna Camusso che Renzi l’hanno mai riconosciuto come prole legittima e su cui hanno scagliato infausta profezia. La Bindi in aula sulla legge elettorale manifesta uno “schifo” non molto diverso dalla “schifezza” denunciata da M5S. E intorno alle tribù del Pd, i sinistri-sinistri alla Damiano e Fassina che hanno un programma economia che è quello di Tsipras, i custodi della “ditta”, gli amanti inconfessabili del proporzionale e anche del Porcellum, gli anti inciucio senza se e senza ma, le donne parlamentari violate nella loro naturale parità di seggio…
Intorno alle tribù del Pd che rullano sul tam-tam, altre tribù su assembrano e fanno cerchio e volume. Perfetto, plastico il cerchio intorno all’emendamento Gitti. Perfetto era l’emendamento: chiedeva riconoscimento e premio alle preferenze e alla parità di capilista tra uomini e donne. Univa l’emendamento il concetto e la pratica e la cultura della politica bancomat che eroga (le preferenze) e della politica dei diritti e garanzie per via di lobby (la parità garantita dei seggi). Sì, un cerchio intorno al quale c’erano le grandi e nobili e riconosciute tribù della politica italiana. Politica bancomat e politica lobby, non ha torto, non è fondata su vaghi umori la lettura della politica che ne fa M5S. Peccato che M5S sia il portato in Parlamento e in politica della società purtroppo suo malgrado incivile. Incivile, rozza, manesca. E quel che è peggio inutilmente e dannosamente parolaia. Peccato.
Peccato per tutti. Matteo Renzi è probabilmente un illuso, di certo un presuntuoso. E forse perfino un incompetente in arte e pratica di governo (l’ha detto niente meno che Lucia Annunziata, notoriamente da tempo sperimentata in ruoli di governo). Forse Renzi è illusione, aria fritta che presto diventerà aria stantia. Qui ci vorrebbe un bel ma…E invece aggiungiamo un e…E il paese suo e nostro, l’Italia, è un paese probabilmente perso. Perso per ogni ipotesi di governarlo, governarlo è praticare accanimento governativo su un corpo sociale e politico ormai ingovernabile. Quale sarà il nostro futuro economico e sociale lo decideranno cose più grosse e sistemi più governabili di quanto non sia l’Italia e le cose italiane.
Un paese che incupisce, il cui il sindacato della papessa medioevale Camusso incupisce perché forse qualcuno aumenta il salario ai lavoratori dipendenti. Un paese dove Confindustria e sindacati, Rete Impresa e lavoratori autonomi, rete dei governi locali e senatori tutti fanno opposizione contro tutti. Un paese il cui ceto politico fa finta di volere una legge elettorale “democratica” e in realtà vuole solo che si voti il meno possibile. Un paese in cui l’alternativa anti sistema se ne lava le mani di ogni possibile cambiamento al sistema. Un paese così non fa fatica, non sorprende che abbia un partito politico, il maggiore, intento a dare la caccia per farlo fuori al suo leader e premier. Pierluigi Bersani: “Ho salvato il mio cervello ma non lo do a Renzi”. Ecco, Bersani si sente un eroe di chissà quale resistenza con la minuscola, in realtà è solo un cacciatore, un battitore capo della Grande Caccia.
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