ROMA – Senza obbligo di coalizione, ma che vuol dire? Significa rivoltare le prossime elezioni come un calzino. Senza obbligo di coalizione, cioè senza maxi premio di maggioranza, quello che oggi c’è nella legge elettorale che c’è. Oggi la coalizione che prende più voti di ogni altra coalizione prende il 55 per cento dei seggi alla Camera, anche se ha avuto il quaranta per cento dei voti e lo prenderebbe quel 55 per cento dei seggi anche se di voti ne avesse avuti il 35 o il 30 per cento, basta che il secondo arrivato prenda un voto in meno. Ragion per cui ci si allea e ci si ammucchia per arrivare a un voto in più.
Invece senza obbligo di coalizione il Pd ad esempio può restare a galleggiare tra l’alleanza oggi obbligata con Di Pietro e Vendola e una proposta elettorale al paese che prescinda da Sel e Idv, dalla “foto di Vasto”. Senza obbligo di coalizione il Pd di Bersani non è più obbligato ad aggrapparsi, o impiccarsi, alla coalizione appunto con Vendola e Di Pietro e può restare galleggiante. Infatti non sarebbe neanche obbligato a scegliere coalizione alternativa con il Terzo Polo. Il Pd diventa più “libero” politicamente e si risparmia lacerazioni, dissensi, impotenze. Chi domani dovesse votarlo lo voterebbe per quel che è o riesce ad essere, ambiguità comprese, e non perché indefinitamente “sinistra” o anti Berlusconi o, domani chissà, anti Monti.
Senza obbligo di coalizione il Pdl di Alfano e Berlusconi può essere mollato dalla Lega di Bossi senza diventare obbligatoriamente “single” in Parlamento ed eventualmente al governo. Può contarsi nelle elezioni e poi riallearsi con Bossi se alla Lega nelle elezioni va male (lo ha detto Bossi che andrebbe così se la Lega da sola fa flop). Oppure il Pdl di fronte ad una sinistra che non “sfonda” potrebbe fare alleanza e governo, entrambi moderati, con un Terzo Polo premiato da un buon risultato.
Senza obbligo di coalizione il Terzo Polo di Casini e Fini, con le appendici Rutelli e Lombardo, dà un “senso” e che senso alla sua storia. Si presenta come “centro” moderato, raccoglie un po’ di elettori Pdl, si intesta il “montismo” e poi fa governo o non lo fa con il Pd o con il Pdl a seconda e a misura di quanto ciascuno dei due si “modera”.
Senza obbligo di coalizione impazziscono di rabbia la Lega e soprattutto Di Pietro e Vendola. Nella coalizione che diventa governo quelli che hanno preso meno voti degli alleati, la Lega a destra e Idv e Sel a sinistra, moltiplicano il peso dei loro voti, hanno la golden share. Lo si è visto nelle ultime legislature e negli ultimi governi: sia Berlusconi che Prodi stavano sotto schiaffo dei “coalizzati”.
Quindi, senza obbligo di coalizione le prossime elezioni si rovesciano come un calzino. Ma un calzino, per quanto rovesciato, non può mai diventare un cappotto e, se calzino bucato era, calzino col buco rimane. Non c’è nessuna legge elettorale che da sola risolve il problema italiano, il “male oscuro”, ma poi non tanto oscuro di quella che si chiama “ingovernabilità”. Sul Sole 24 ore l’esperto e competente Roberto D’Alimonte osserva, insieme a molti altri, che senza obbligo di coalizione i partiti decideranno chi e come governa “dopo” e non “prima” delle elezioni. E che i risultati del nuovo sistema, con piccolo e non risolutivo premio di maggioranza in seggi, con soglia di sbarramento e diritto di tribuna, potrebbero dare rappresentanze parlamentari in cui il “vincente e forte” in assoluto non c’è. Quindi dice D’Alimonte e dicono i “maggioritari” e dicono i “bipolaristi” così c’è il “rischio della ingovernabilità”. Vero. Ma…perché prima, finora c’è stata la “governabilità”? Si è votato due volte con super premio di maggioranza e con obbligo di coalizione ed è sempre finita in crisi di governo, elezioni anticipate e perfino nell’unico governo “possibile”, quello di Monti senza partiti e senza voti alle elezioni. Alla faccia della governabilità. Comunque lo rivolti il calzino, se è liso e consunto non ti “veste”.
Sempre che lo rivoltino poi davvero: quando andranno a discutere e a trattare di quale soglia di sbarramento, quali collegi, quali moderato premio di maggioranza resta possibile, anzi ancora probabile che i partiti il calzino lo strappino tirandoselo in faccia e si tengano quello vecchio e maleodorante ciascuno dicendo che la “puzza” è altrui.