ROMA – Raggi sindaca di Roma inciampa sul super stipendio del Capo di Gabinetto da poche settimane individuato e nominato: 193 mila euro. Erano apparsi con tutta evidenza troppi 193 mila euro di stipendio con il timbro M5S. M5S che dei soldi troppi alle varie “caste” ha fatto bandiera, anima, programma, religione, missione…Erano apparsi troppi ma Carla Raineri e la stessa Virginia Raggi avevano difeso quello stipendio. La sindaca ricordando che pagava la indubbia professionalità, il Capo di gabinetto incaricato ricordando che nel precedente lavoro già ne guadagnava 170 mila circa e che la differenza, l’aumento, copriva le spese di viaggio. E comunque, “se ne volete uno che costa poco, andate a Stazione Termini”, aveva concluso con grande eleganza.
Passa qualche settimana e arriva il doppio annuncio: Raineri si dimette da Capo Gabinetto del sindaco e Raggi sindaca spiega(?) in burocratese che qualcosa non andava nella nomina: “abbiamo chiesto pareri…difformità…comma…”. La realtà è che quei 193 mila euro sono risultati insostenibili. Insostenibili per M5S in primo luogo, per la sua base, per la sua immagine e sostanza.
Le dimissioni del Capo di Gabinetto non sono venute da sole. Marciano in coppia con quelle dell’assessore al Bilancio Marcello Minenna. Effetto domino perché tutta la gestione dei soldi in Comune, sia pure brevissima, tutta la politica degli stipendi di Raggi sindaca è venuta giù.
Settanta giorni da sindaca o giù di lì. Qualcuno in una città feroce e in una politica folle e canaglia arriva ad attribuirle anche la responsabilità di Roma allagata il 31 agosto alla prima pioggia. Ovviamente non è così. Eccessi, propagande, bugie. Propaganda anche quella di Roma pulita grazie alla Raggi, dell’emergenza rifiuti arginata. Facile dirlo a Ferragosto con la città vuota di gente e quindi i cassonetti non debordano immondizia, due settimane dopo ovviamente ci risiamo con la città sporca…
Settanta giorni da sindaca o giù di lì, pochi per giudicare, pochissimi per fare. Però sufficienti a Raggi sindaca per scivolare sulla buccia di banana più evidente. Stava lì, in mezzo alla strada, quasi segnalata da cartelli la buccia di banana. I soldi, gli stipendi pubblici, per M5S un must, quasi un tabù. E incredibilmente la Raggi ha preso proprio quella buccia di banana. I quotidiani titolano sulla “prima crisi” individuando nelle doppie dimissioni il carattere e i segni di una crisi politica, di una crisi di Giunta. Piuttosto, al contrario sembra una crisi, un deficit di professionalità minima da parte della raggi. Ma come si fa non intuire, a non sapere fin dai primi passi che il super stipendio M5S e il suo mondo non lo reggono? Come ha potuto pensare la Raggi di far convivere il diavolo e l’acqua santa?
A contorno ma neanche tanto a contorno: pronte e di fatto annunciate per incompatibilità con la Raggi le dimissioni di Marco Rettighieri, amministratore delegato dell’Atac, azienda trasporti pubblici di Roma. Atac, metà dei bus inagibili. Atac, il maggior numero di dipendenti e il minor numero di ore di percorrenza in proporzione in Italia. Atac, il maggior tasso di assenteismo. Atac, un passato recente di assunzioni in massa clientelari su cui lavora anche la magistratura. Atac, un presente dove i sindacati interni gestivano senza gara, appalto, rendiconto la mensa, il bar, il circolo. Atac che Rettighieri stava provando a bonificare qua è là dei suoi vizi.
Ma Rettighieri se ne va, Atac è un bus in panne in mezzo alla strada, la Giunta è monca, il Capo di gabinetto è vacante, la Raggi un sindaco dilettante allo sbaraglio. Ma in fondo si sapeva, è stata votata a furor di popolo anche perché era una dilettante.