ROMA – Raggi stavolta ne fa, anzi ne dice, una giusta. Saluta quelli che l’aspettano, l’assediano (a Roma usa dire le fanno “le poste” sotto casa) con ironia e disprezzo. “Cosa vi hanno ordinato di trovare oggi: un dito nel naso? I capelli fuori posto? I capriccio di mio figlio per dire che sono una madre snaturata?”.
Non ne può giustamente più la Raggi non tanto dell’attenzione di chi la fotografa, la scruta, la pedina. Soprattutto non ne può giustamente più della miserevole qualità di questa attenzione. Coglie nel segno”Se aspettate può darsi che oggi vada a buttare l’immondizia. Pronti, che se sbaglio bidone vi danno il Pulitzer…”.
Ha ragione, ragione da vendere la Raggi. La ricerca della foto ambigua o strana. Ricerca da questuanti molesti. Poi, dopo la foto, comincia il vero guaio. La foto ambigua, strana, montata viene premiata dai social network che la fanno diventare documento, fatto. E viene premiata dal circuito dell’informazione che la eleva appunto a notizia, anzi a notizia simbolo.
Accade dunque, è appena accaduto, che la Raggi venga fotografata mentre qualcuno del servizio di sicurezza e protezione che le è stato assegnato le dà una mano con una busta del supermercato. Un gesto ovvio e quotidiano, un gesto di normale e minima gentilezza che però il circuito del “Pulitzer a chi fa la foto della mano verso il bidone sbagliato” eleva a testimonianza di arroganza di Casta…si fa portare i pacchi dalla scorta!
La scorta, simbolo per le genti che guardano di potere arrogante. E’ falso, la scorta è una schiavitù e comunque te la danno, non è che si chiede. Il servizio di protezione intorno a un sindaco non è privilegio. E bene ha fatto Orfini del Pd a ricordarlo non cadendo nella tentazione di speculare su una foto del sindaco Raggi.
Ma serve a poco che qualche politico non si getti a pesce nella denigrazione un tanto al chilo. Quando tocco ad Anna Finocchiato Pd la foto da Ikea con la scorta che spingeva il carrello, la cosa ebbe effetto politico eccome. Ma, ancora, non è dei politici paradossalmente il maggior danno di questo pensare.
E’ di tutti noi questo immiserirsi del controllo pubblico sul potere a pettegolezzo astioso e maligno. Certo il mercato richiede e premia il dito nel naso, i capelli fuori posto, il capriccio del figlio…Ma certo questa non è cronaca e neanche documento, tanto meno informazione. Sì, stavolta ha ragione la Raggi: fa un po’ pena guadagnarsi la vita così.