La devozione è una cosa molto seria e che merita rispetto. Umanissimo è il bisogno di credere in qualcuno/qualcosa che ci esenti, dispensi dal finire. Morire è molto sopportabile se si ha fede che morte non equivale a fine. Storicamente radicata e ovunque fortissima la volontà di affidarsi a qualcuno, qualcosa di trascendente, non di questa terra, che però questa terra organizza e su questa terra vigila. Vigila, dispone. E all’occorrenza, allevia, risolve, guarisce. E comunissima nei millenni e ad ogni latitudine della storia e dello spazio umano è l’abitudine, la pratica di rivolgersi a questa entità perché interceda o intervenga per noi, a nostro vantaggio. La preghiera, la liturgia, la penitenza, la grazia sono concetti e pratiche di fatto universali anche se diversamente declinati.
Stiamo quindi parlando di uno dei caratteri fondamentali dell’umanità, la religione e la religiosità, e quindi guai a sottovalutarli. Peggio ancora imputarli solo e soltanto ad arretratezza culturale, scarso uso della ragione, angoscia da sopravvivenza, eccesso di bisogni materiali insoddisfatti. Nelle religioni e soprattutto nella religiosità c’è certo anche di tutto questo. Ma c’è, eccome se c’è, anche dell’altro. C’è filosofia, riflessione, etica. E sapienza. E speranza. E, non sempre, carità. C’è l’umano dentro e con la religiosità e i suoi riti e miti. Niente che meno che l’umano, la struttura portante della cultura dell’umanità porta dentro di sé la religiosità.
C’è però da chiedersi che umano sia, a quale antropologia risponda l’umano (veggente?) che afferma di avere un appuntamento ogni giorno con la madonna alle 17,45 in punto. Questo tipo di umano non è quello che sviluppa una fede o comunque una religiosità sulla base dell’osservazione attonita, meravigliata e devota del creato oppure sulla base di un’etica che non potrebbe essere se il suo fondamento non fosse trascendente, oppure sul postulato che morte non possa essere fine perché un creatore non poteva non volere che esistesse una vita eterna. No, l’umano che racconta del suo appuntamento quotidiano con la madonna alle 17,45 è di altra specie e natura.
E’ un umano presuntuoso e in fondo insolente verso la divinità che dice di adorare. Nella sua teologia o teogonia la madre di cristo è più o meno una colf che si presenta in casa a orario e ora fissa. I sedicenti veggenti di Medjugorje e/o di altro luogo analogo , i milioni e milioni che oggi vanno lì pellegrini, i miliardi di umani che nei secoli e nei secoli…Tutti hanno condiviso un’idea che, lo sappiano o no, è decisamente blasfema. Offende e sminuisce il dio, la divinità cui loro stessi dicono di credere.
Sono tanti, tantissimi e sono quasi tutti in buonissima fede. Quelli che pensano un dio li possa e voglia aiutare a vincere una partita di calcio e per questo si segnano cristianamente o islamicamente pregano prima del primo tocco di palla. Quelli che pensano che dio sia una sorta di incrocio tra un deputato che distribuisce favori e un super luminare della medicina. Quelli che pensano dio si debba e possa occupare del “suo” posto di lavoro, della laurea o diploma del “suo” figlio/figli a, del “suo” tumore. Quelli che qualora un dio esistesse lo vedono impegnato come un incommensurabile gestore di potere e clientele.
Ecco, questa fede è insolente verso il divino e presuntuosa verso se stessi. Non è devozione, è ricerca di raccomandazione. Non è credere, è provare ad approfittare. Non è affidarsi, è sollecitare trattamento ad personam. E la stessa idea di una madonna che si presenta ad ore fisse dovrebbe essere per un cattolico umiliante, umiliante per la madre di cristo.
Ma a Medjugorje ci vanno a milioni e a milioni sono andati e andranno negli altri luoghi delle “apparizioni”. Che facciamo, chi glielo spiega a milioni e milioni che dio, qualunque dio, qualora ci fosse non starebbe lì ad allestire paradisi con vergini per kamikaze della fede e nemmeno starebbe lì ad estrarre a sorte cartelle cliniche per dire: questo guarisce e questo no? Chi glielo dice che creatori, divinità, santi, se pur ci sono, non stanno lì a servizio pieno o mezzo servizio di chi li chiama a fargli un favore?