ROMA – Eclissi di un Parlamento. Renzi, Berlusconi, Grillo leader “fuori”. E’ un dato di fatto: anche se a causa di vicende e scelte diverse, i leader delle tre principali formazioni politiche italiane svolgono il loro ruolo restandosene al di fuori del Parlamento. Berlusconi dichiarato decaduto, Grillo auto-esclusosi e Renzi legato al ruolo di amministratore di una grande città. Può trattarsi di un concorso casuale di circostanze. Ma può anche essere il segno della sostanziale perdita del proprio ruolo da parte del Parlamento, l’organo cui la Costituzione assegna in via esclusiva la formazione delle leggi. Il Parlamento non è stato esautorato, come di regola accade, dal prevalere delle altre due funzioni ‘classiche’ dello Stato libral-democratico: quella di governo e quella giurisdizionale.
Esso si è – per così dire – screditato da solo, divenendo un prolungamento della piazza. Non, intendiamoci, della piazza ‘luogo pubblico ‘ in cui il popolo si raduna e discute, ma di quella in cui si sfogano i peggiori sentimenti di una folla in preda all’ira, alla paura, allo sconcerto. La piazza, in questo senso, è entrata nelle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama, ma non vi è entrato – almeno per ora – il popolo. Loro, i leader, ne rimangono fuori, preferendo ricorrere ad altri ‘mezzi’: la televisione, la rete, le adunate dove si agitano bandiere sempre più brutte, gli addetti alla comunicazione, i vari’guru’ o ‘spin doctor’ . E la legalità? E’ lapalissiano che non può esserci legalità vera senza leggi opportune, giuste, chiare.
Ma se il Parlamento , proprio l’organo cui spetta produrre quelle leggi, giace gravemente infermo e come inabilitato, chi si occupa di fornire alla legalità, tanto invocata, la sua materia prima? Inutilmente provano a supplire a questa inerzia letale il governo e le magistrature, dai Giudici di pace alla Corte Costituzionale. E’ l’eclissi di un Parlamento, l’oscuramento della democrazia. Una lunga, lugubre notte si distende sul Paese, segnata solo dai fuochi accesi dalle varie tribù in lotta tra loro per il potere. Sembra che ‘terra dei fuochi’ sia tutto il nostro Paese. L’eclissi, o la messa fuori gioco di un Parlamento divenuto ‘piazza’, impedisce che le battaglie per la democrazia (inclusione, sviluppo, partecipazione) si svolgano nell’area loro propria: quella istituzionale.
Con un Governo tutto occupato dalla questione della propria ‘temporanea stabilità’; con una magistratura in perenne affanno, occupata a correre dietro alla corruzione politica e, contemporaneamente, a cercare di porre rimedio – per quanto le è possibile – alla propria inefficienza; con una Presidenza della Repubblica sempre più a disagio rispetto ai limiti che la Costituzione pone ai suoi poteri : la situazione di vero e proprio ‘deafult’ del Parlamento sembra segnare il ‘default’ della nostra già fragile democrazia. Quello della nuova legge elettorale – anche dopo la sentenza della Corte Costituzionale – resta uno stanco slogan, conteso dai partiti.
I forconi incalzano – ultimo de/grado di una del tutto giustificata rabbia popolare per l’assenza di uno Stato degno di questo nome; Grillo sembra il Mickey Mouse apprendista stregone di ‘Fantasia’; Renzi (ormai detto ‘Matteo’) si accinge al ruolo di pendolare ferroviario tra la sua Firenze e la Roma della ‘Grande Bellezza’. Assieme ai poliziotti, sembra che anche lo Stato si tolga il casco e i pesanti anfibi istituzionali, ar-rendendosi alla piazza e a i suoi applausi, così simili a quelli che accolgono le salme illustri o le povere vittime all’uscita dalla chiesa.