ROMA – Finisce che Silvio Berlusconi non sarà più senatore e non potrà più essere parlamentare. Che questo accada a settembre o ottobre o anche a novembre, per voto politico del Senato sulla “decadenza” o per sopraggiunta sentenza della Corte di Appello di Milano sulla “interdizione”, la sostanza ultima non cambia: Silvio Berlusconi viene espulso, per manifesta e comprovata frode fiscale, dal Parlamento e dalle elezioni. In autunno non sarà più parlamentare e non sarà più candidabile. Per quanto il Pdl la tirerà in lungo al Senato, per quanti ricorsi avvocati faranno anche all’Onu, per quante lettere scritte o non scritte dai familiari, inviate o non inviate con richiesta di grazia, per quanto chiunque su questa terra volesse concedere e perfino perdonare a Berlusconi, così finisce e non può che finire così: espulso dal Parlamento e dalle elezioni. Il fatto che Silvio Berlusconi stesso non riesca a comprenderlo attiene più alla psicoanalisi che alla storia o alla cronaca politiche. Finisce così e non può che finire così: se non fosse espulso dal Parlamento e dalle elezioni un condannato in via definitiva per frode fiscale, Parlamento ed elezioni e anche tutto il resto andrebbero ufficialmente a disposizione dei letteralmente fuori-legge.
Non più parlamentare, non più candidabile. Ma sempre capo e leader del Pdl-Forza Italia. Capo e leader indiscusso e probabilmente sempre votato da milioni e milioni di italiani. Silvio Berlusconi espulso dal Parlamento e dalle elezioni non sarà però il “game over” di Silvio Berlusconi. Resterà, eccome se resterà a “giocare” nell’autunno-inverno, accentuando le caratteristiche di non governabilità del suo partito. Un partito che chiamerà alla lotta, e anche alla rivolta, contro le istituzioni bare e feroci verso il capo e il leader. Un partito che predicherà ribellione alla magistratura e anche alla Bce e all’euro. Un partito sempre più Santanché. Finisce così, va a finire così.
Berlusconi e il suo Santanché-partito faranno cadere il governo Letta non appena il Pd in Senato vota per la decadenza da senatore del capo e leader? Forse sì, forse no. Importa molto se sarà sì o no, ma in fondo non è questa la sostanza del come va a finire in autunno-inverno. In autunno-inverno il governo Letta, se Berlusconi non lo fucila per rappresaglia, farà a tempo a perdere non solo la sua forza propulsiva ma anche, e da solo, la posizione ortostatica. Cioè non avrà più energia e flusso sanguigno per stare in piedi. Ogni giorno, ogni ora, ogni questione e decisione metterà in bilico e affanno un governo dove dentro stanno Pdl e Pd l’un contro l’altro non solo armati ma facenti fuoco e non a salve dopo la decadenza o l’interdizione di Berlusconi. L’idea di Napolitano che così si possa durare fino al 2015 aggrappandosi al ftto che il primo luglio 2014 comincia il semestre di presidenza italian della Ue e quindi fa brutto arrivarci senza un governo e un premier, è un buon precetto. Ma non ce la si fa: otto/nove mesi di guerra civile dentro il governo non si reggono e poi a che serve reggerli? Un governo con la guerra civile dentro peggiore e non migliora l’economia, rimanda e non attua nessuna riforma.
Quindi va a finire che il governo Letta-Alfano prima o poi in autunno-inverno cade. cade anche se Berlusconi non lo fucila per rappresaglia. E allora si vota a novembre? No, proprio no: è già troppo tardi.
Allora l’altro governo, l’altra maggioranza…Miraggi, chiacchiere in libertà. L’altra maggioranza, quella Pd più Sel più Scelta Civica più un po’ di M5S più un po’ di Pdl, c’è soprattutto sui giornali. Che fanno e fanno fare strani e improbabili conti: tanti senatori vengono da, altri da…E si somma quel che invece non per nulla detto che si sommi; ad esempio se in questa maggioranza altra c’è Sel e c’è un’ala M5s, mezza Scelta Civica non c’è. E i presunti “traditori” del Pdl hanno appena scritto lettera di eterna fedeltà a Berlusconi. E sono settimane e mesi che si annuncia l’imminente, praticamente già fatta scissione M5S. E quando anche questa maggioranza a coriandoli ci fosse non farebbe un governo. Non certo un governo che governi e duri. Dal governo-coriandolo prende preventivamente le distanze anche Enrico Letta, lui a presiedere quel tipo di governo fa sapere di non volerci andare né punto né poco.
E allora va a finire che l’altro governo con la maggioranza da Monti passando per Epifani e Vendola fino ai “siciliani” ex di Berlusconi e agli ex di Grillo diventati buoni in autunno-inverno non si fa, non esiste, si squaglia. Va finire che quando il governo Letta-Alfano cade Napolitano lo fa sì un altro governo. Ma un governo piccolo-piccolo che cambia chissà di quanto la legge elettorale e poi ci rimanda tutti a votare in primavera 2014.
E va quindi a finire che a marzo/aprile/maggio sceglieremo tra Berlusconi, Renzi e Grillo. Con Berlusconi che può ancora vincere. Con Grillo che tutto può fare e frà tranne che vincere. E con Renzi che potrebbe, se il Pd non presterà ascolti ai Bersani, alle Finocchiaro, agli Epifani, davvero vincere.
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