ROMA – Sarebbe la quarta volta, e la quarta volta è quella che darebbe certezza, granitica certezza. Certezza che la maggioranza degli italiani vuole, sceglie, aspira, anela, senza ombra di dubbio e a vedutissima ragione e ad esperienza fatta ed evidentemente gustata, insomma gode ad essere governata da Silvio Berlusconi. Sarebbe la certezza che l’Italia “è” Berlusconi, sceglierlo per la quarta volta in venti anni come premier sarebbe un chiarissimo messaggio al mondo e a se stessi, sarebbe dipingere con colori accesi e indelebili l’identità di un paese.
Certo, sarebbero il voto e la volontà popolare. Che in quel caso andrebbero come è ovvio rispettati. Ma è altrettanto ovvio che in quel caso non potrebbero essere fraintesi. In quel caso la maggioranza degli italiani avrebbe fatto quel che neanche la maggioranza dei greci si è sentita di fare quando è andata a votare. In Grecia davvero mancano i soldi per riscaldare le case e delle medicine si fa insieme carestia e mercato nero. Però, nonostante questa tortura, la maggioranza dei greci non se l’è sentita di votare per i “niente tasse-trucca il bilancio-minaccia l’Europa-tieni sotto ricatto l’euro”. Forse perché l’avevano già fatto prima, negli anni precedenti, forse perché avevano già votato per governi così, forse è anche per questo che i greci, nemmeno loro, ce l’hanno fatta a scegliersi l’ultima volta che hanno votato il loro Berlusconi. E sì che aspiranti al ruolo ce n’erano su piazza ad Atene, di destra e di sinistra. Nel caso della quarta volta, scegliessero come premier per la quarta volta Berlusconi, gli italiani a maggioranza dimostrerebbero che, sottoposti alla tortura di 25 euro al mese di Imu sulla prima casa, non reggono al supplizio e sono pronti a tutto, proprio a tutto per allontanare da se le tenaglie del torturatore.
La scelta di Berlusconi premier per la quarta volta non potrebbe proprio essere fraintesa, comunicheremmo al mondo che in cima alla scala dei “valori” italici c’è la banconota, anche da venti euro. Che l’unico valore “non negoziabile” è il diritto naturale a non essere infastiditi dalle tasse e che per mantenere questa “condizione di natura” siamo disposti a venderci…la primogenitura biblicamente in cambio di un piatto di lenticchie? Ma anche il voto oggi e le terga domani per 300 euro l’anno. Non sarebbe equivocabile la scelta, sarebbe un fatto di cultura oltre che di portafoglio. Come quella signora che declama ogni giorno in cortile e salotto che a lei l’Imu l’ha rovinata, ha dovuto pagare 8.000 euro! Poi le chiedi, la incalzi, confessa: gli euro pagati sono 4.000. E per tre appartamenti del valore almeno di un milione di euro ciascuno. Più o meno lo stesso dramma denunciato da Renato Brunetta, la faccia più tosta della penisola nel denunciare il “salasso Imu” che lo avrebbe costretto a chiedere prestito per pagare. Cultura profonda, non è forse Berlusconi che in campagna elettorale lacrima da tutti i conduttori tv compreso sulle “signore” costrette ad andare all’estero per comprare scarpe e borsette”? Annuiscono i commercianti e i custodi dei consumi: è scandalo e vergogna questa emigrazione forzata. Ci fosse un cane che ricorda che comprare scarpe e borsette in Italia non è vietato, magari è vietata la fecondazione artificiale, ma lo shopping no. Basta pagare con la carta di credito o assegno ma…non è cultura.
Berlusconi che vince le elezioni per la quarta volta sarebbe la scelta definitiva di una identità nazionale, quella della pressione fiscale “percepita”. Al netto dell’Imu, che è poca cosa per le prime case e tanta tassa per le seconde, le tasse imposte dal governo e Stato nel 2012 sono le stesse che c’erano nel 2011. Eppure la pressione fiscale, nel caso del quarto “caso Berlusconi”, sarebbe apparsa ai più non enorme, il che è da tempo, ma enormemente gonfiata, il che non è. O meglio cresciuta, addirittura gonfiata è la possibilità di doverle pagare davvero le tasse. Le “signore che vanno all’estero ” a comprare scarpe e borsette sopra i mille euro non sono l’evasione fiscale in marcia. Ma sono eccome la cultura per cui sempre si pensa pensandosi ben pensanti: se vedono che ho i soldi c’è caso che mi chiedano di pagare le tasse. Questa possibilità, questa sola possibilità di dover paga tasse, se la maggioranza degli italiani dovesse scegliere Berlusconi per la quarta volta, sarebbe senza equivoco l’anatema, anzi direttamente l’Anticristo, ecco sarebbe questa la cultura vincente.
Nel caso della quarta volta ci dichiareremmo agli occhi e all’onor del mondo indifferenti alla menzogna degradante di Ruby proclamata nipote di Mubarak dal Parlamento. Menzogna palese, degradante per il Parlamento. Ma diremmo che…chi se ne frega. Nel caso della quarta volta ci dichiareremmo disposti, disponibili allo spreco ladro di denaro pubblico, infatti i Batman non si contano nelle legioni di Silvio Re. Disposti, disponibili, dipende da quanto ci danno. Nel caso della quarta volta ci dichiareremmo soddisfatti e vogliosi, magari pure orgogliosi, di un paese mussoliniano. Mussoliniano non nella dittatura per carità, sono cose di altri tempi. Mussoliniano nelle “scarpe di cartone” che sempre indossa facendo finta siano scarponi chiodati. Mussoliniano nella fanfaronata di voler spezzare le reni alla Merkel, fanfarone e col fez sempre in testa nel raccontarsi come potenza che, se le gira, fa anche l’autarchica e con l’euro ci fa la birra. Mussoliniano nel senso di un paese di sdentati che annunciano che loro la realtà e il mondo se lo masticano e sgranocchiano.
Nel caso della quarta volta quarta di Berlusconi votato come leader e guida, sarà manifesto, inequivocabile e gridato al mondo che quando mettiamo la firma in calce ad un impegno o patto, mica vale davvero. Che siamo il paese dei “buffi”, nella doppia accezione, romanesca dei debiti non pagati e in quella nazionale dei pagliacci. Nel caso quella scelta sarà un discorso all’Onu dell’elettore italiano dove uno per tutti dirà, canterà al mondo il nuovo nazionale inno: “E sempre sia lodato quel fesso che ha pagato”. Nel caso della quarta volta quarta saremo noi il cantore e anche quel fesso, nel caso quel caso lo pagheremmo salato: nessuno vorrà più seriamente avere a che fare con noi. Con noi come governo, Stato, aziende e anche popolo.
Per cui se Berlusconi annuncia e forse millanta: “Siamo sulla corsia di sorpasso”, se inventa o forse segnala che in campagna elettorale sta per sorpassare e arrivare primo, allora qualcuno chiami la polizia stradale. Perché quel sorpasso in atto o minacciato o tentato o inventato sempre e comunque è contro mano, sempre e comunque è qualcosa che salta la corsia e ci viene addosso e ci fa a pezzi. Qualcuno, anzi molti chiamino la stradale! Votate come vi pare. Votate per Grillo che pure dice cose simili a Silvio ma è meno, molto meno sputtanato e nessuno si offenda del termine visto che da tempo i politici lo usano per se stessi e colleghi. Votate per Ingroia che di Berlusconi è conseguenza e specchio capovolto ma non è certo voto che ci costerà quarantena nel mondo. Votate per il cattivone Monti che venne per farci una flebo e ci prese gusto fino a prescriverci trattamento sanitario obbligatorio. Votate per Bersani per il cui eventuale governo vale quel che disse Churchill della democrazia: il più pieno di difetti immaginabili ma anche il migliore possibile, altri migliori di lui non ce n’è.
Votate per chi vi pare ma fatevi voi polizia stradale, fermate quel sorpasso di Berlusconi, fermate quel carro funebre che sta saltando il guard rail travestito da carrozzone-ambulanza di carnevale.
I commenti sono chiusi.