Il Capo delle Tasse e i “lamenti da cani” sul redditometro

ROMA – Il “Capo delle Tasse”, Attilio Befera direttore dell’Agenzia delle Entrate, se la prende molto e denuda e smonta alquanto i “lamenti da cani” sul redditometro. Lamenti partiti dai veterinari e subito raccolti da chi vive con animali da compagnia, insomma i cani. Grande e immediato è stato il grido di dolore: vogliono tassare i cani. Crudeli e insaziabili quelli del fisco, vogliono addirittura tassare i cani. Befera prende carta a penna e scrive al Corriere della Sera, il quotidiano che più forte di tutti aveva fatto eco all’allarme indignato. Scrive per spiegare ciò che dovrebbe essere ovvio e in effetti lo è: non c’è nel redditometro nessuna tassa sui cani e il redditometro non contiene per natura nessuna tassa. Il redditometro monitora quanto spendi e lo paragona a quanto dichiari. Ogni spesa è un indicatore appunto di spesa: il parrucchiere, la palestra, l’auto…e anche il cane. Nessuna spesa determina e comporta tassa. Ciascuna spesa è appunto un coefficiente, una misura che va rapportata al reddito dichiarato. Se dichiari tremila euro al mese e di cani ne hai quattro e di automobili una, nel redditometro non si accende nessuna luce-spia di allarme evasione. Ma se dichiari ottocento euro al mese e di auto ne hai due e in più mantieni anche un cane e una volta al mese vai in beauty-farm, allora al redditometro qualche fondato sospetto viene. Chiaro, ovvio ma non c’è miglior sordo di chi non vuol sentire.

Scrive Befera: “In Italia, quando si fanno interventi per rendere un po’ più efficace il recupero dell’evasione, la tentazione di alzare paletti e barricate è molto forte da parte di chi la lotta all’evasione non la vuole affatto o la vuole solo nel giardino altrui. Non di rado ci si scherma dietro scudi umani. In questo caso si profila un’operazione più sofisticata, che accoppia scudi umani a scudi animali. Lo scudo umano è dato da teneri bambini e da mogli abbandonate cui un Fisco crudele intende negare un’amorevole pet therapy. Lo scudo animale è dato dai cagnolini di cui pare si annunci ormai una strage perché i loro poveri padroni non sarebbero più in grado di mantenerli per le grinfie del Fisco crudele scatenando la peggior vessazione d’Europa…I veterinari vogliono essere esclusi dal redditometro. Probabilmente nei prossimi giorni ci saranno altre categorie…Prima che si scateni la ribellione degli animali, proverei a sgombrare il campo dagli equivoci. Il redditometro non misura la ricchezza ma il reddito effettivamente speso mettendo insieme ben cento voci di spesa…Le spese veterinarie sono solo una di queste cento e incidono marginalmente rispetto ad altre di lusso…Le spese veterinarie, come le altre, non vengono assunte individualmente ma valutate all’interno di un contesto, senza nessun automatismo. I veterinari fino a prova contraria non lavorano gratis…”.

Chiarire, sgombrare l’equivoco? Vasto programma quello di Befera. In realtà non c’è nessun equivoco come non c’è nessuna nuova tasse sul cane. E’ tutto chiaro: si fa finta di non capire cosa sia e a cosa serva il redditometro. Misurare la distanza tra io dichiarato e lo speso. Ma misurare questa distanza dà fastidio. I cani non c’entrano, quelli che abbaiano e ringhiano pure sono altri. Abbaiano e ringhiano non alla tassa che non c’è ma all’idea che qualcuno misuri la distanza tra dichiarato e speso addirittura, perfino e “orwellianamente” nel suo portafoglio.

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