ROMA – Faciloneria ingenua ed entusiasta, oppure spudoratezza incallita e consapevole? Purtroppo la seconda che hai letto è quella giusta nel caso di Enrico Letta e le tasse. Con un tenero tweet il presidente del Consiglio ha salutato festante il mini calo delle tasse (solo quelle dirette e solo tasse e non tributi e tariffe) pagate nel 2013. Un tweet per farsi bello dei 200/250 euro in meno pagati dal contribuente tipo nel 2013 e per aggiungere che nel 2014 di tasse se ne pagheranno ancora di meno. In un solo tweet una furbata da furbetto del bilancino e un’autentica, mastodontica, solare bugia.
La furbata: surfando sui calcoli molto all’ingrosso, quasi un tanto al chilo che a ritmo industriale l’associazione artigiani di Mestre sforna (Non fanno altro? E’ diventata questa la loro attività?) il capo del governo si è collocato sul capo la corona di alloro dell’ovvio. Nel 2013 non si è pagata l’Imu sulla prima casa, costo medio per famiglia tra i 200 e i 250 euro. Guarda caso il meno tasse esatto-esatto-pari-pari scoperto dopo estenuanti calcoli dalla Cgia di Mestre. Che quindi ne ha dato al paese l’annuncio, clamoroso e “sorprendente”, così è stato definito dai telegiornali, al punto da risultare la breaking-news del dopo Natale. Non pagando 200/250 euro di Imu prima casa, nel 2013 non abbiamo pagato 200/250 euro di tasse che avevamo pagato nel 2012. Di questo passo tra un po’ la notizia breaking-news sarà che il 31 dicembre è l’ultimo giorno dell’anno.
Un presidente del Consiglio serio e anche un po’ serioso come ama atteggiarsi Letta non si tuffa a pesce su una banalità, approssimativa banalità. Perché poi, se è vero che nel 2013 non si è pagato 200/250 euro pagati nel 2012, non è vero che si calato l’esborso in tasse. Insomma non è vero che sono calate le tasse e Letta farebbe più bella figura se evitasse di fare il “furbetto del bilancino”. Nel 2013 sono aumentate le tasse indirette, a partire dall’Iva. E sono aumentate le addizionali regionali e comunali su Irpef e Irap. Non ci sono tasse calanti: è un miraggio, una finzione alla quale un premier serio non dovrebbe prestarsi. Che fa Letta, l’imitazione in sedicesimi della commedia recitata da Berlusconi premier sulle tasse?
La vanità, la poco seria vanità e un’astuzia molto esile hanno ispirato quel tweet. Cui, va detto, si è subito accodato Angelino Alfano da vero vice premier del “chi si loda s’imbroda”. Alfano è riuscito a dire: “Lo sapevamo da prima degli artigiani di Mestre”, cioè il governo grazie alla sua intelligence era riuscito a sapere prima che duecento è niente meno che duecento più di zero!
Ma, purtroppo, oltre alla vanità c’è la conclamata bugia. E qui va fatto caso di governo e anche un po’ personale. Perché Enrico Letta è più che recidivo in materia. Si era detto “indignato” in televisione perché qualcuno “che voleva il male del governo e del paese” aveva indicato in 15 euro al mese il taglio del cuneo fiscale, le tasse sul lavoro. Allora era 15 euro al mese per tutti coloro che guadagnavano fino a 55 mila euro annui. Letta disse in tv che quella cifra era sballata, inventata e figlia di un complotto malevolo. Infatti è finita con 18 euro al mese di taglio fiscale e solo per chi guadagna fino a 35 mila euro lordi.
Più e più volte Enrico Letta ha garantito che la tassa (le tasse) sulla casa 2014 saranno inferiori per importo all’Imu 2012. Infatti a più di due anni dall’introduzione dell’Imu non sappiamo quanto, come e quando si paga la tassa (le tasse) sulla casa 2014. Un governo serio proverebbe serio imbarazzo già per questo, per non essere capace di interrompere la follia lunga ormai nove mesi di una tassa (più tasse) ignote nel come, nel quando e nel quanto. Meno dell’Imu 2012? Sappiamo che i Comuni vogliono aliquota al 3,5 per mille per il 2014 e poi aliquota libera dal 2015 in poi. Sappiamo che i Comuni vogliono portare l’aliquota della seconda casa dal 10, 6 all’11,6 per mille. Sappiamo che Comuni e sindaci vogliono aumentare la Tasi fin qui raccontata, hanno aumentato e aumenteranno la Tari, quindi ne verrà fuori una Iuc robusta, robustissima e crescente negli anni. Meno tasse sulla casa nel 2014? E’ una bugia, non fa onore a Letta ricorrervi.
Ed ancora più clamorosa è la bugia se riferita al monte tasse complessivo.Nel 2013 e ancor più nel 2014 sono aumentate e aumenteranno le tariffe, in particolare dei servizi gestiti dalla mano pubblica. Poste, energia e questo nonostante una bassa inflazione. Nel 2014 e seguenti il Fondo pomposamente inaugurato dove dovrebbero confluire niente meno che i soldi sottratti al’evasione fiscale, rientrati dalla Svizzera, scovati e risparmiati per via di spending review servirà come narra Letta ad abbassare le tasse? Neanche per sogno: nel testo della legge di Stabilità del governo Letta c’è scritto nero su bianco che quei soldi vanno prima alla “equità sociale”, poi alle “necessità inderogabili”, quindi se avanza al calo delle tasse.
E’ ovvio che non avanzerà nulla fino a che per “equità sociale” si intende il pagamento per mano pubblica di ogni spesa fatta da ogni unghia di pubblico e per “necessità inderogabili” si intende i buchi di bilancio conseguenti.
La bugia di Letta sulle tasse calanti nel 2014 è ancora più urticante alla luce dei numeri. In attesa che la Cgia di Mestre se ne accorga e ci faccia un calcolino e qualche telegiornale sospiri Oh…, in quasi tutte le Regioni e Comuni nel 2014 salgono le addizionali Irpef. Il Lazio di Zingaretti è all’avanguardia: nel 2014 l’addizionale regionale sarà del 2,33 per cento sul reddito e nel 2015 del 3,33 per cento. Il Comune di Marino è in fila per il suo aumento della sua addizionale, comunque insieme fanno circa quattro per cento del reddito di addizionale e faranno nel 2015 cinque e passa per cento. Il Lazio è in testa ma le altre Regioni non scherzano e sono appena un passo sotto e così i Comuni.
Quindi, in attesa che qualcuno scopra l’aritmetica, le vere aliquote Irpef vigenti in Italia vanno ricalcolate. Ad ognuna va aggiunto circa un tre per cento, almeno il tre per cento, di addizionali regionali e comunali. Il che porta l’aliquota media reale ben oltre il 35 per cento e l’aliquota massima al 46 per cento. (Per i pensionati aliquota massima al 52 per cento oppure al 58 oppure al 64 per cento). Questa la “breaking news” sull’Irpef, sulle aliquote Irpef aumentate del 2/3 per cento negli anni, nei mesi e nei giorni in cui Berlusconi prima e ora Letta ci deliziavano con le tasse calanti.
Il Fmi, il Fondo Monetario Internazionale mica Matteo Renzi o Beppe Grillo, hanno stimato, cifrato in 1 il limite massimo di tasse che un paese può pagare, il limite della sopportazione delle tasse imposte, sopportazione da parte del sistema economico prima di collassare. Il Fmi stimava nel 2011 l’Italia fosse a livello 0,99. Nel 2011, prima dell’Imu, del rincaro delle addizionali e di tutto il resto. Nel 2011 a 0,99, se ci ricalcola oggi il Fmi dove ci mette? E se calcola contando le aliquote Tasi 2015 e le addizionali 2015, come ci conta il Fmi? Con noi salta il conto, con noi arriva nel mazzo tasse del Fmi la carta che “sballa”. A noi, ai nostri governi il Fmi ha detto: basta tasse. E invece è pieno di Zingaretti che le tasse le aumentano niente meno che “per favorire la crescita”. Ci fa o ci è Zingaretti?
Invece di twittare da furbetto del bilancino Enrico Letta tenga a mente quel che conta il Fmi, tenga a freno il suo polpastrello, la sua vanità e, soprattutto, non ci prenda per i fondelli. E’ abbastanza probabile che oggi una crisi di governo, elezioni anticipate e poi chissà sarebbero un guaio e un salasso. Però sta diventando vero che anche Enrico Letta premier, cioè il minore dei mali sta diventando un male da cani. Alla fine, male per male…
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