ROMA – Tutti proprio tutti, anche quelli cui poco importa della politica e in generale di qualunque cosa non sia roba di casa e di famiglia, a chiedere: a adesso che succede? E tutti proprio tutti gli addetti a rispondere alla domanda, quelli sgangherati e quelli informati, quelli che sanno e quelli che fanno finta di sapere, quelli che fabbricano fumo e quelli che gli fuma il cervello, che confessano a se stessi e agli altri: mai come stavolta che succede chi lo sa? Eppure, anche se difficilissimo e quasi impossibile è sapere come succederà, cosa succederà è facilissimo da dire. Senza tema di smentita dai fatti, potete scommetterci quel che volete, ecco il 2013 in dieci risposte.
Beppe Grillo che farà è la prima domanda. E la prima risposta è che non farà patti di governo con nessuno, non aiuterà nessun governo a nascere, tanto meno a vivere. Non vuole, non può, non deve. Non vuole e lo dice ogni giorno più volte al giorno. Non può altrimenti M5S subirebbe un “bacio del principe all’incontrario”: tocca, sfiora un qualsiasi governo e non si “sveglia” come la magnifica fanciulla, ma cade invece addormentato sotto maleficio. E non deve se M5S è quello che è e vuole essere. I partiti li vogliono smontare tutti, smontare e sbaraccare. Sostenessero Grillo un governo fatto da partiti che si “emendano” davanti alla pubblica opinione, verrebbe smentito il primo dogma dell’ideologia M5S: i partiti non si emendano, sono ontologicamente, intrinsecamente danno e ostacolo alla vera democrazia. Vera democrazia che smonta anche i meccanismi della delega, la struttura parlamentare della democrazia e quindi la dinamica forma e sostanza della delega di governo. Grillo lo dice, Casaleggio lo teorizza, i 162 eletti lo sanno e ci stanno. Gli unici a non capire sono i partiti politici, Pd in testa, anzi Vendola in avanguardia, e soprattutto i giornalisti. Non capiscono, non riescono neanche a “pensare” quel che davvero è M5S. Comunque il 2013 di Grillo e di M5S sarà l’anno in cui lavoreranno a smontare: i partiti, il Parlamento, i governi come li abbiamo conosciuti finora. Non solo nella versione talvolta pessima italiana, ma anche in Europa. Casaleggio dixit e non in una catacomba.
Il governo quale è la seconda domanda. E la risposta è altrettanto secca: un governo corto nel tempo, debole di costituzione, con dietro poco Parlamento e pochissimo paese. Un governo che non potrà dare al paese quel che l’elettorato ha chiesto: posti di lavoro in più, Imu in meno, banche che ricominciano a prestare, reddito per i disoccupati, sblocco congelamento pensioni…E non potrà neanche cogliere l’occasione che oggi si può afferrare in Europa: farsi posticipare nel tempo il rientro in pareggio dei bilanci nazionali e farsi scontare dal computo deficit-debito qualche spesa per lo sviluppo. Un governo che non potrà dare all’elettorato sul fronte interno barche di soldi che non ci sono e per questo sarà così debole da non poter sottoscrivere gli impegni internazionali che occorrono come chiave per farsi allungare i tempi del pareggio di bilancio, scontare le spese per investimenti, coprire dalla Bce in caso di spread alti sopravvenienti fino all’insostenibile. Quale governo? La risposta è nel 2013 l’Italia avrà un governo piccolo, corto e debole.
Le tasse, caleranno le tasse a partire dall’Imu? Terza domanda e risposta ancora più secca: no, le tasse non caleranno nel 2013. Non vi sarà alcun modo di farlo con un governo come quello che l’Italia avrà nel 2013. L’obiettivo per il 2013 è fare tutto il possibile, anzi garantire che le tasse non aumentino. Questo sì, questo con qualche sforzo si potrà fare.
Lavoro, quanta altra gente perderà il lavoro e quanti invece lo troveranno? E’ la quarta domanda. Anche qui risposta secca: i quasi tre milioni di disoccupati diventeranno nel 2013 tre milioni abbondanti. I due milioni e ottocentomila lavoratori a tempo determinati diventeranno qualcuno in più se va bene. Il lavoro a tempo determinato sarà l’unico lavoro disponibile nel 2013. Aziende e imprese non assumeranno in altra forma. Perché difficilmente investiranno almeno fino all’autunno del 2013.
Banche, presteranno più soldi e più facilmente ad aziende e famiglie? E’ la quinta domanda e la risposta è un plurimotivato no. No perché nel 2013 i prestiti di cui le banche non riescono a rientrare supereranno i già astronomici 220 miliardi di finanziamenti già a rischio. No perché con uno spread mai sotto quota 300 e spesso più vicino a 400 i titoli di Stato italiani che le banche hanno in pancia a vagonate valgono poco, troppo poco. Ad esempio Mps ha calcolato spread tra 200 e 250 come ipotesi per risanarsi, altrimenti…No perché pochi chiederanno alle banche finanziamenti per investire e sviluppare e molti invece per sopravvivere.
Elezioni, ci saranno nuove elezioni? Qui la risposta è meno netta: nuove elezioni ci saranno presto, forse già nel 2013, al massimo nel 2014.
Europa, di questa nessuno domanda ma è “la domanda”. Domanda che verrà posta all’elettorato la prossima volta che si va a votare. Non più quale forma di protesta scegli o chi pensi che possa proteggerti. La domanda sarà: protesta, se vuoi, smonta e rimonta il sistema, oppure aggiustalo, oppure fai quel che vuoi e indica quel che vuoi fare ma domani, al massimo dopodomani, il conto corrente, lo stipendio, la pensione, il reddito, il sussidio, il prestito…in euro o in lire? Questa domanda elettorale sarà l’esito, la conseguenza dell’anno che viene del 2013 che sarà e già è.
Elettorato, che farà l’elettorato la prossima volta? Bravo chi lo sa. Grillo e Casaleggio prevedono e calcolano che un 2013 così messo in carico a “quelli di prima” poterà alla maggioranza relativa ma netta dei voti a M5S. Possibile. Come è anche possibile che l’elettorato al secondo giro prenda un po’ paura e sia meno spensierato, quella domanda su dentro o fuori l’Europa e l’euro tanto bene non si sa che effetto fa. I greci che se la passano peggio che gli italiani ad analoga domanda hanno votato in maniera poco “grillina”.
Matteo Renzi, che ne sarà di lui e del Pd? La domanda è meno pressante e angosciante, molto meno, di quelle che l’hanno preceduta. Nel 2013 il Pd può autodistruggersi in un governo in compartecipazione con Berlusconi, oppure dissanguarsi oltre ogni barriera del ridicolo inseguendo i grillini “compagnia loro insaputa”, oppure ancora può sbaraccare baracca e burattini e presentarsi alle nuove elezioni con un volto e un gruppo dirigente di cui Matteo Renzi va appena bene ma è già quasi troppo “vecchio”. Nel caso, Renzi ma lui e solo lui di quelli che oggi ci sono. Se si ripresenta alle elezioni con Bersani, Bindi, Finocchiaro, Fioroni, Fassina e via elencando potrebbe dimezzare il 25% di cui oggi dispone. Con una lista civica nazionale guidata eventualmente da Renzi e che ponga al paese la chiara domanda dentro o fuori dall’Europa e dall’euro potrebbe forse arrivare al 40 per cento. Forse, oppure sarà il secondo e definitivo tempo di Grillo. Chi sa, di certo il Pd così come è oggi dopo il 2013 non lo ritroveremo. Sarà un’altra cosa, una cosa sparita o una cosa rinata.
Silvio Berlusconi, di lui si vorrebbe non domandare e in fondo non c’è domanda da fare. Sì, nel 2013 ci sarà ancora. Pochissimi si rendono conto o vogliono soffermarsi sul fatto che per 140mila voti alla Camera, voti di differenza tra Pd e Pdl, Silvio Berlusconi non sarà il presidente della Repubblica nel 2013. Questo abbiamo sfiorato, di poco, di un nulla. Italia 2013, capo dello Stato Silvio Berlusconi eletto dai suoi 340 onorevoli e cento e passa senatori. Questo abbiamo sfiorato. Questo “asteroide” ci ha mancato di un soffio. Il soffio di quei 140mila voti alla Camera e l’unica “ragion sufficiente” alla fine della lista Monti: aver contribuito a impedire Berlusconi al Quirinale. Sarebbe stato troppo anche per il tremendo 2013 che verrà, che già c’è. Anno 2013 in cui comunque Berlusconi farà la sua parte, la sua solita parte. Scriviamo queste note il 4 di marzo, con in testa le note delle canzoni di Lucio Dalla. Inevitabile il ritornello dell’anno che verrà…Non sarà “tre volte Natale” e nessuno ha messo “i sacchi di sabbia alla finestra”, “l’anno che sta arrivando tra un anno passerà” come cantava Lucio, ma il paese come sempre più di sempre, non “si sta preparando” e purtroppo non è “questa la novità”.
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