ROMA – Imu, che fare con l’Imu, che fare dell’Imu? Imu: come fai, sbagli. Perché l’Imu è un frutto dell’albero storto e marcio del fisco italiano. Perché non si raddrizzano le gambe ai cani. E perché nel laboratorio parlamentar-governativo che fabbrica fisco abbondano i dottor Frankenstein che tentano di dar vita ai cadaveri.
Imu: la puoi, la potresti far pagare in base al valore reale dell’immobile. E qualcuno al governo a al Pd ci pensa. Ma in Italia questo valore reale è ignoto o truccato: quello catastale è arbitrario e lontano galassie dal valore reale, quello di mercato è per definizione mutevole e mutante. Chi, come stabilisce il valore reale dell’immobile, la nostra Pubblica Amministrazione. Quell’elefante bolso e volutamente irresponsabile?
Imu, la puoi, la potresti far pagare in base al reddito reale del proprietario dell’immobile. Molti nel Pd e qualcuno al governo infatti pensano di fare così: Isee, indicatore di reddito reale sopra i 18mila euro e paghi l’Imu, sotto non la paghi. Ma il reddito reale in Italia è inconoscibile, nascosto e truccato. Si conosce di fatto e del tutto solo il reddito di coloro che subiscono ritenuta fiscale alla fonte. Quindi, andar per reddito per far pagare l’Imu significa farla pagare ai lavoratori dipendenti a reddito medio, tanti, e a pochissimi lavoratori autonomi. E poi chi controlla le dichiarazioni Isee, la nostra Pubblica Amministrazione? Ci si fa a fidarsi?
Imu, la puoi, la potresti girare ai Comuni, farla diventare di loro competenza. Decidano loro se farla pagare, a chi e quanto. In fondo è la cosa più “democratica”: mettere a stretto contatto chi tassa e chi paga. In modo da indurre una gestione del pubblico denaro virtuosa, non è questo il principio buono e sano del federalismo? Ma il federalismo applicato in Italia si è già tradotto e mutato in un aumento enorme di tassazione locale, invece che uno Stato sprecone e inefficiente se ne sono avuti venti tanti quanti le Regioni. Affida l’Imu ai Comuni e sarà come affidare l’Avis a Dracula, i flaconi di sangue al vampiro. L’Imu ai Comuni vuol purtroppo in Italia dire tassazione selvaggia e a pioggia, come capita capita con l’unico criterio di far cassa.
L’Imu la puoi, si potrebbe non farla pagare per nulla, abbonarla, cancellarla. Tutti nel Pdl e qualcuno al governo lo pensa. Ma sarebbe, come dice Saccomanni ministro “iniquo e recessivo”. Iniquo perché saremmo uno dei pochi paesi al mondo e quasi unico in Europa e in Occidente che non tassa l proprietà della casa e perché quindi questo “lusso fiscale” qualcun altro lo dovrebbe pagare (i salari, le imprese…insomma chi paga le tasse ne dovrebbe pagare di più). Recessivo perché all’ aumentare del reddito reale maggiore sarebbe lo sconto fiscale in caso di cancellazione dell’Imu.
Imu, la puoi, si potrebbe raccontare per quello che è: una tassa pesante sulla seconda casa, mediamente leggera sulla prima casa. Una tassa fatta in fretta e con i piedi. Una tassa da rifare ma senza sognare di raddrizzare il mondo rifacendola. Una tassa sulla quale non gira l’economia italiana e neanche si avvita un bilancio familiare. Ma in Italia così non la puoi raccontare: ti danno dell’infedele e chiedono per te il rogo.
Imu, l’unica cosa che si può fare è diminuirla un po’. Per soddisfare l’attesa creata. Diminuirla un po’ per tutti perché appena provi discriminare non fai giustizia ma confusione, danno e ingiustizia. Diminuirla un po’ per tutti: quest’anno della metà non pagata a giugno e non venga fatta resuscitare a dicembre. Sono due miliardi, probabilmente un errore penderli così ma ormai è fatta. A dicembre far pagare ai contribuenti l’altra metà che altri due miliardi d regalare non ci sono. E l’anno prossimo limarla senza cancellarla l’Imu risparmiandoci però la presa per i fondelli di cambiarle nome. Dalla tassazione sulla casa arriva un gettito di circa 44 miliardi. Lo Stato non può rinunciare a venti di questi miliardi, cioè all’Imu tutta e neanche a quattro, cioè l’Imu sulla prima casa. Si scelga di rinunciare ad un miliardo e si faccia un’Imu un po’ più dolce e la si faccia finita.
Farla finita con l’Imu, con la chiacchiera sull’Imu: perché questo è uno strano paese. Anche nella testa della gente. Non una parola sul fatto che i Comuni stanno alzando ovunque l’Irpef comunale appunto. Una tassa che vale come gettito l’Imu prima casa. Ma nessuno dice nulla. Resta nelle statistiche ma non fa emozione l’incremento del 20 per cento in un anno dell’Irpef regionale. Per qualche oscuro motivo milioni di contribuenti si indignano e si dichiarano quasi alla fame per dover pagare 400 euro di Imu prima casa ma se gli levano 60 più 20 euro al mese dalla busta paga o pensione (le tasse regionali e comunali) allora diciamo così ci fanno meno caso. Cosa è che fa pesare mille euro di tasse locali meno di 400 euro di Imu nella testa della gente?
Forse l’abitudine, l’assuefazione al un fisco legno storto e marcio e al laboratorio fiscale dei Frankenstein. Ne gira, adesso ne va di moda un’altra. Quota 70mila euro annui lordi, più o meno tra i 3.000 e i 3.500 netti al mese. Sopra questa quota di reddito dovresti restare solo a pagare l’Imu, sopra questa quota di reddito devi restare fuori da ogni forma di welfare sanitario e sociale, sopra i 70mila euro lordi all’anno ti si può alzare l’Irpef regionale e comunale più degli altri, diciamo di un 1,5 per cento complessivo. Se poi sei pensionato sopra quella quota ti viene fermato l’adeguamento della pensione al costo della vita. (Sia detto per inciso anche se riguarda le pensioni veramente d’oro e non quelle da 70mila lordi l’anno: ma che stranissimo paese è quello dove parlamentari, quotidiani, sindacati invocano ogni giorno contro le pensioni d’oro il blocco della rivalutazione che c’è già per le pensioni alte dall’agosto 2011 e per quelle superiori a circa 1400 euro lordi mensili dal gennaio 2012? Un paese di teatranti impazziti e pure alquanto ignoranti).
Portare ci vive con 3.000/3.500 euro netti al mese a vivere con 2.500/3.000 è davvero giustizia sociale? Forse qualcuno dei vari Stefano Fassina e Susanna Camusso lo pensa o forse no. Forse più semplicemente non hanno altra strada e cultura e missione che far pagare di più le tasse a chi già le paga. Giustizia sociale sarebbe portare a 1.600 al mese chi ne guadagna 1.300. Facendo pagare meno tasse a lui e alla sua azienda. Ma per far questo bisognerebbe togliere una quarantina di miliardi all’anno alle spese della macchina pubblica. Oppure si può continuare a pagare la macchina pubblica con le tasse fatte pagare a chi guadagna 1.300 a l mese e resta lì e a chi ne guadagna 3.000 e lo si porta per via fiscale a 2.500. Così impara una buona volta a nasconderlo il reddito come fa l’altra metà d’Italia.
Scrive Massimo Bordignon sul Sole 24 ore proposito di Imu e Irpef comunale e regionale : ” Nel corso degli anni la base imponibile (cioè chi paga ndr) dell’Irpef è stata progressivamente ridotta. L’ultimo passaggio è avvenuto proprio con l’introduzione dell’Imu…la conclusione è che l’Irpef colpisce ormai solo i redditi da lavoro, e siccome i redditi da lavoro autonomo sono in buona parte elusi o evasi, colpisce soprattutto i redditi d lavoro dipendente che infatti per la progressività dell’Irpef finiscono a contribuire in modo del tutto sproporzionato al gettito tributario…”. Capito Pd? Figurati, il Pd non sente. Ci hanno narrato quelli del Pd, del Pd doc, che Matteo Renzi è un “destro”. Perché è di sinistra massacrare il salario da lavoro dipendente con le tasse, la ricetta Fassina-Camusso-Epifani-Bersani?
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