ROMA – M5S, inizia il tempo, comincia il tempo loro. Perché la loro immagine è invulnerabile, non solo agli attacchi ma anche ai fatti. Perché ovunque può, in assenza del suo candidato, l’elettore di destra al ballottaggio vota M5S. Oggi a Roma e a Torino, domani per Palazzo Chigi e il governo. Se il Pd va al ballottaggio con M5S perde. Oggi le elezioni amministrative, domani probabilmente quelle politiche.
M5S, comincia il tempo loro e non solo perché hanno il sindaco di Roma e Torino e di altri 17 Comuni su 20 dove andavano al ballottaggio. Non solo perché nel voto e intorno a loro hanno realizzato il vero “partito della nazione” (votano al secondo turno M5S senza problemi Centri sociali, ex comunisti neanche tanto ex, leghisti, elettori di Berlusconi, gente di estrema destra, ex elettori Pd delusi da Renzi “che non è più di sinistra…).
Comincia il tempo M5S perché non sono più contestati nel paese e perché il paese ha fatto cultura diffusa dei tre postulati del MoVimento.
Primo postulato: le risorse economiche (in soldoni il denaro pubblico) non è vero sia una grandezza contenuta. La sua reale grandezza è limitata e sequestrata dalle “Caste” della corruzione e del malgoverno. Quindi di risorse e di denaro pubblico ce n’è ancora, eccome se ce n’è. Se non arriva è perché non sanno o non vogliono darlo o lo rubano per loro e per i loro amici. Coerentemente a questo postulato della disponibilità all’infinito di risorse, Virginia Raggi ha rassicurato che ce ne sarà per loro. Lo ha promesso ai dipendenti comunali, a quelli dell’Atac, dell’Ama, ai taxisti…Ci sarà salario accessorio, meno tasse, meno debito. I soldi ci sono, basta andarli a prendere dove li hanno nascosti e sequestrati.
Secondo postulato: c’è un nemico, crudele e irriducibile. Un nemico “esterno” al popolo. Questo nemico è un generico “Stato” (esempio i cartelli omicidio di Stato ai funerali del pensionato suicida perché privatissima banca lo ha messo sul lastrico). Questo generico “Stato” ha la funzione che lo “straniero” ha per tutti i nazionalismi. Questo generico “Stato” ha la funzione del “semita” che sempre trama e organizza nefandezze. Senza però la valenza razzista, xenofoba e fascista. Lo “Stato”, quel che M5S chiama “politica” ha la funzione ideologica del “male” da estirpare. E anche qui questo valore, questa voglia di annichilimento della democrazia delegata è ormai trasversale se non universale nella società italiana. Sempre più frequenti sono i richiami e gli appelli di giornalisti e intellettuali della sinistra a contrastare M5S facendo…quel che M5S fa, diventando cioè M5S. Non è salita sul carro del vincitore, è subalternità culturale.
Terzo postulato: l’assenza di conflitto e contrasto nel “popolo”. Qualunque questione ha una soluzione di “Casta” e una di “popolo”. La prima maligna, la seconda benigna. Spesso la seconda carezza il pelo alla “decrescita felice”, altrettanto spesso liscia il pelo alle sovvenzioni al “territorio”. Da notare che se non c’è contrasto e conflitto nel “popolo”, inevitabilmente chi pone contrasto e conflitto non è “popolo”. La patente di popolo o no inevitabilmente la conferisce il Movimento.
I tre postulati M5S sono accettati, riconosciuti, praticati in maniera ancora più larga dei moltissimi che M5S lo votano. Quindi inizia il tempo M5S, quanto e come durerà gli italiani, comunque vada, se lo saranno meritato perché è stata consapevole scelta.
Inizia contemporaneamente la rottamazione di Matteo Renzi. E’ l’umore, il sentire del paese ancora più del voto a cominciare lo smontaggio e rimozione di Renzi. Quando non bastano, anzi passano come non fossero, gli 80 euro in più al mese ai lavoratori dipendenti a basso reddito, l’abolizione della Tasi sulla prima casa, l’aumento a centinaia di migliaia dei contratti di lavoro a tempo indeterminato….Berlusconi con meno roba ci avrebbe vinto due elezioni.
Ma a Renzi non è bastato, perfino l’abbassamento di qualche tassa gli viene messo in carico come colpa. E francamente il paese se ne frega di quanto e come il governo ha ammorbidito il rigore finanziario europeo. E se ne frega dei tentativi di migliori leggi per la Pubblica Amministrazione. Da Renzi la gran parte del paese si sente infastidito. Infastidito perché troppo spesso toccato nei suoi “diritti acquisiti”, qualunque essi siano. Quindi è iniziata la rottamazione di Renzi e con lui dell’ultimo tentativo di riformismo italiano. Questo paese da sempre innamorato del conservare e che periodicamente ama rovesciare, mai si è neanche affezionato nella sua storia al riformare. La parabola di Renzi lo conferma.