Renzi Legge Stabilità. Voto? 7 meno. Incartare e…

Renzi Legge Stabilità. Voto? 7 meno.. Incarta e porta a casa
Renzi Legge Stabilità. Voto? 7 meno.. Incarta e porta a casa

ROMA – La stanno ancora cucinando e rosolando in Consiglio dei ministri. Quindi dovrebbe essere azzardato se non del tutto improprio assegnare un voto, dare una valutazione della Legge di Stabilità formato Matteo Renzi. Ma tra qualche ora, più o meno senza averla letta, il giudizio, il commento sulla Legge di Stabilità lo daranno tutti in Italia. A Bruxelles per valutarla impiegheranno giorni, noi, giornali, televisione e gente, faremo in un paio d’ore. Al limite, al confine del risibile quanto a profondità della valutazione. Quindi tanto vale darlo e darle il voto mentre la Legge di Stabilità è ancora nel forno. Un po’ sul serio e un po’ per gioco il voto è…sette meno.

1) La manovra finanziaria perché di questo si tratta è in buona parte effettuata in deficit. Infatti anche il prossimo anno l’Italia chiuderà il bilancio in deficit e non con un deficit 1,8 per cento del Pil come da tabella/cappio in astratto stabilita dal fiscal compact. Il deficit sarà 2,4 per cento del Pil in sostanziale accordo con l’Europa.

2) Per chi non lo sapesse e per i più che non vogliono saperlo manovra in deficit significa che non c’è austerità. Non c’è più, neanche l’ombra. Magari gli effetti dell’austerità passata ci sono ancora. Ma l’austerità non è nelle cifre, nelle leggi e nelle cose. Chi continua a combattere l’austerità o mente o continua a sognare un incubo. Chi piange austerità o piange latte versato o piange posticce lacrime di plastica. Nella Legge di Renzi l’austerità non c’è, punto. C’è magari il deficit, ecco!

3) Il deficit c’è ma senza spezzare la corda. L’Italia non sfonda il tre per cento del Pil di deficit come altri fanno in Europa, microscopicamente abbassa il suo tasso di deficit mentre gli prolunga la vita, rende possibile anche se non probabile un calo del debito pubblico dopo il 2016. Insomma per dirla con la narrazione fumettistica che tanto piace: Renzi non obbedisce alla Merkel ma con la Merkel non litiga. Non fa l’impossibile: rompere con la Germania. Fa il possibile: si fa timbrare dalla Germania le sue, per così dire, eccezioni dentro la regola.

4) Si abbassano le tasse, a partire dalla cancellazione di quella sulla prima casa. Stop Tasi e Imu e stop Imu agricola e sui macchinari. E ancora decontribuzione per i nuovi assunti, anche se ridotta rispetto ad ottomila euro l’anno per tre anni. E poi c’è il credito di imposta al 140 per cento, cioè il 40 per cento in più di quanto si è speso, per le imprese che spendono e investono in innovazione tecnologica. Insomma ci sono meno tasse, quel che chiedono Ocse, Fmi. Bce, Bankitalia e più o meno il mondo intero a parte Bersani e Varoufakis.

5) Ci sono anche spruzzate, pennellate di spesa sociale: la settima od ottava infornata di fondi a salvaguardare circa 25 mila esodati, fondi per i bambini in famiglie sotto la soglia di povertà…Non molto, non poco. Tra la Cgil e non poca sinistra che pensa un 50/60 enne senza lavoro debba essere solo pre pensionato e che questa sia giustizia sociale e un M5S che mobilita sotto il segno del reddito minimo garantito per tutti, la Legge Stabilità formato Renzi vola basso, molto basso. Ma vola su una rotta concreta e pragmatica, gli altri fluttuano nell’aere..

6) Non c’è una revisione della spesa pubblica per l’ottima e dannata ragione che non c’è un ridisegno, uno smontaggio e rimontaggio della macchina Stato e della Pubblica Amministrazione. C’è qualche taglio e taglietto di spesa qua e là, timidi, scoordinati, probabilmente inutili. Il punto ormai non è più tagliare la spesa dello Stato ma tagliare o no lo Stato che spende. Giunto a questo bivio Renzi si è fermato, per prudenza o impotenza politica che sia, comunque si è fermato. E se non togli lo Stato da parte dell’economia e vita pubblica non togli l’acqua alla corruzione che nella spesa pubblica nuota come pesce. Ma se provi a togliere Stato dall’economia e dalla vita pubblica mezzo paese, anzi facciamo due terzi del paese e stiamo bassi ti si rivolta contro.

Quindi sette meno perché con questa Legge Stabilità si fa il possibile, anzi il più del possibile, talvolta il meglio. Non si cambia davvero il “verso” al paese ma lo si incammina fuori della crisi economica e glielo si segnala e dimostra anche. Un paese non isterico prenderebbe, incarterebbe e porterebbe a casa. Senza fanfare e petti in fuori che non è il caso. Senza piagnistei, prefiche e finte vittime che non sarebbe nemmeno decenza. Già, un paese non isterico…

Gestione cookie