ROMA – In Europa c’è un prendere o lasciare da decidere ora, subito. Si può prendere un rinvio di un anno o due del pareggio di bilancio e lo sconto dal monte deficit/debito di alcune spese per creare lavoro. Mica poco, si può prendere un bel po’. E si può prendere ora, qui e subito perché la stessa Unione Europea ha già deciso di smettere di essere solo e soltanto austerity di bilancio e fiscale. Si può prendere, l’Italia può prendere qualche decina di miliardi in un paio di anni tra rinvio del pareggio e sconto sul deficit/debito. Si può fare. A condizioni di andare in Europa e mettersi d’accordo. D’accordo su quali spese creano occupazione e vanno quindi scontate e d’accordo sul fatto che rinviare il pareggio di bilancio non significa ricominciare fare debito e deficit come prima.
Tradotto in italiano: se ti impegni e garantisci che non riprovi a mandare la gente in pensione a 60 anni facendo finta siano 65, se non abolisci l’Imu, se la fai finita con la favola dei mille euro al mese a disoccupato (sarebbero una ventina quelli da spendere), se tagli spesa inutile, clientelare e politica, se sei in grado quindi di governare senza sbandare, allora puoi restare altri due anni in deficit di bilancio e fare un po’ di debito per creare impresa e lavoro. Che fai Italia, prendi o lasci? Ce lo devi dire perché se sei in grado e hai voglia di “prendere”, allora Bce ti “copre” con lo scudo salva spread. Ti copre se sei in grado di prendere impegni. Non sei in grado di decidere nulla? Peccato, aspetteremo un altro po’ di tempo, ma solo un po’. Poi prenderemo atto con rammarico che invece di “prendere”, purtroppo “lasci”.
Di questo e non di altro dovrebbero occuparsi Bersani, Grillo, Berlusconi. Di tutto tranne che di questo si occupano Berlusconi, Grillo e Bersani. In questo provincialissimo paese che una astuzia(?) della storia rende ancora determinante in Europa e rilevante nel mondo, del “prendere o lasciare” miliardi, dell’imboccare o no la finestra aperta nel muro dell’austerità finanziaria nessuno sa, dice, si interessa. Non solo Grillo, Bersani e Berlusconi ma anche la pubblica opinione sono tutti troppo indaffarati in altro, in ben altro…
Lo sa Berlusconi che c’è un prendere o lasciare di questa entità e importanza? Sia consentito pensare che non lo sa e che, lo sapesse, non lo capirebbe. In perfetta sintonia, sia consentito anche questo, con buona parte di coloro che lo votano. Lo sa Grillo? Sia lecito supporre che lo sappia. Ma lui e Casaleggio l’Europa la vogliono smontare, l’idea dell’aiutare a farla camminare non deve affascinarli. Lo sa Bersani? Sì, probabilmente Bersani lo sa ma chi glielo spiega al Pd e alla Cgil e a Vendola che puoi finalmente “prendere” in Europa alla condizione però di prendere anche impegni che non hanno “profumo di sinistra”?
Dovrebbero Grillo, Bersani e Berlusconi dare ciascuno precise istruzioni a Monti su cosa fare in Europa. Dovrebbero, qualora le rispettive istruzioni fossero divergenti, farsi un obbligo di arrivare a istruzioni comuni. Qui, ora e subito. Non è dato neanche sapere se Grillo, Berlusconi e Bersani risponderanno alla chiamata di Monti e, nel caso, cosa andranno a dire. C’è ben altro da fare: la Direzione Pd, la manifestazione Pdl, la piattaforma Liquidfeedback per M5S…C’è tutto il teatro, il cortile e lo stadio di casa da animare. L’Europa, i miliardi, il prendere o lasciare possono aspettare.
Aspettare che qualcuno decida per noi, magari i tedeschi con il loro voto a settembre. Chi sarà eletto a governare la Germania deciderà allora, tra l’altro, se e cosa vuol concedere, se e cosa vuol consentire, se e di cosa vuol farsi garante nei confronti dell’Italia. Allora grideremo alla sovranità calpestata. Come un inquilino che grida alla casa insidiata dopo non aver pagato l’affitto. Peggio, come un inquilino moroso che, chiamato ad avere uno sconto e una dilazione in cambio del non gettar più la spazzatura in cortile, neppure risponde perché troppo impegnato. La vostra offerta, l’opportunità, il prendere o lasciare? “Stiamo litigando in casa, in famiglia, figurarsi se abbiamo tempo, modo e voglia di rispondere”.
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