ROMA – Da due anni (due anni!) il contribuente italiano non riesce a sapere quale e quanta è la tassa sulla prima casa di proprietà. Da due anni governo e Comuni giocano a palla con il contribuente. Da due anni la politica, tutta la politica, è fieramente impegnata a far mostra di abolire l’Imu mentre mantiene e accresce la tassazione sulla proprietà immobiliare. Una incivile vergogna.
Vengono chiesti acconti di imposta alle imprese del 100 e più per cento, fino al 120 per cento. Alle imprese, forse anche alle partite Iva e chissà mai anche alle persone fisiche. Ma fermiamoci a quelli già certi e sicuri: gli acconti di imposta superiori al 100 per cento. E’ una follia, una bestemmia folle. Si chiede, si esige di pagare in acconto più del dovuto, questo significa un acconto superiore al 100 per cento.
Da anni si elaborano e si mettono in legislazione le “clausole di compensazione”. Cioè nuove tasse che scattano automaticamente ma non oggi, domani, magari dopodomani. E’ una vigliaccheria politica e sociale.
Da anni si vagheggia di una tassa patrimoniale che tutto risolve e che solo i ricchi sfondati pagherebbero, di fatto di patrimoniali piccole o grandi ce ne sono sul risparmio, sul mattone e ne sono state tentate perfino sui beni di consumo di lusso.
Da anni le imposte locali crescono a ritmi incontrollati e insostenibili, il federalismo fiscale in concreto ha significato che prima c’era uno Stato con le mani bucate e della spesa irresponsabile, adesso ce ne sono una ventina, ciascuno peggiore dell’altro e cioè le Regioni.
Da anni si chiacchiera dell’inderogabile e urgente esigenza di diminuire le spese per la politica (non tanto lo stipendio dei politici che di fronte alle spese della politica è ben poca cosa). Ma se lo stipendio dei politici subisce qualche minima variazione al ribasso, la spesa per la politica non molla, anzi cresce.
E ogni sera ci sentiamo dire in televisione che stanno abbassando le tasse…Eppure gli italiani non si ribellano davvero. Mugugnano, protestano, lamentano, gridano, magari votano ieri Bossi oggi Grillo. Ma non si ribellano davvero. Perché?
Perché basta farsi un piccolo e limitato giro con la Guardia di Finanza (Corriere della Sera di fine novembre 2013), basta una limitata occhiata-ispezione a un pezzetto di Pubblica Amministrazione per sapere che in dieci mesi cinquemila sono stati i funzionari pubblici sotto inchiesta e denunciati perché rubavano e aiutavano a rubare denaro pubblico, più o meno un paio di miliardi in dieci mesi. Perché basta fare un piccolo controllino sulla e dentro la “società civile” per toccare con mano che su 8.000 cittadini controllati ben 2.500 mentono e truffano allo scopo di arraffare soldi pubblici.
Finti studenti universitari indigenti, finti invalidi, finti pensionati,finti poveri da esentare dai ticket sanitari…il 35 per cento dei controllati si scopre che è ladro al primo superficiale controllo. Il 35% al primo controllo, figurarsi a controlli più accurati, insomma proprio quello seduto a fianco a te o forse proprio tu in persona. Per questo, eccolo qui il perché gli italiani non si ribellano davvero. Perché partecipano alla strage del denaro pubblico e della cosa pubblica, perché si arrangiano rubando agevolazioni, sconti, aiuti in denaro. Non si ribellano perché sono incudine su cui si abbatte il martello fiscale e anche martello che si abbatte sul bilancio pubblico. Sono beneficiari e complici di una spesa pubblica finanziata dalle tasse che paga anche la corruzione profonda di casta e di massa, di palazzo e di popolo.
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