Che Chiesa ha in mente nel mondo in concreto Papa Francesco lo si è capito domenica 12 gennaio e ancor meglio lo si capirà il 22 febbraio. Quel giorno infatti annuncerà ufficialmente le sue prime nomine di cardinali, che sono state già anticipate il 12 e che saranno fino a un massimo di 14 se deciderà di mantenere la consuetudine dell’organico di un massimo di 120 cardinali instaurata da Paolo VI e della loro messa in pensione al compimento degli 80 anni. In realtà però le nomine potrebbero essere 15, perché il cardinale Dionigi Tettamanzi i suoi 80 anni li compirà 20 giorni dopo il 22 febbraio, morivo per cui il suo successore potrebbe venire indicato assieme alla nomina degli altri 14.
Wojtyla nel corso del suo pontificato nominò 20 cardinali e 47 ne ha nominati Papa Ratzinger, suo successore e predecessore di Francesco, che nel giro di altri tre anni, cioè nei primi quattro anni del suo pontificato, potrebbe nominarne un totale di almeno 47 dato che alla fine dell’aprile del 2017 avranno collezionato 80 primavere altri 32 cardinali e non si può escludere che il buon Dio ne faccia passare altri a miglior vita.
Dopo i cambiamenti apportati fino ad oggi soprattutto in Vaticano dalle nomine dei porporati si potrà capire meglio come Francesco vuole cambiare in concreto la Chiesa. Ma per capire non si dovrà aspettare il 22 febbraio, dato che è consuetudine annunciare i nomi più o meno un mese prima per poi formalizzare con l’apposita cerimonia le promozioni con annessa distribuzione delle “berrette”, come si chiamano i copricapo cardinalizi.
Anche se con questo pontefice è difficile fare previsioni, è logico pensare che le nomine non si discosteranno molto dall’elenco già noto:
1) Mons. Pietro Parolin, Arcivescovo titolare di Acquapendente,Segretario di Stato.
2) Mons. Lorenzo Baldisseri, Arcivescovo titolare di Diocleziana, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi.
3) Mons. Gerhard Ludwig Müller, Arcivescovo-Vescovo emerito di Regensburg, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
4) Mons. Beniamino Stella, Arcivescovo titolare di Midila, Prefetto della Congregazione per il Clero.
5) Mons. Vincent Gerard Nichols, Arcivescovo di Westminster (Gran Bretagna).
6) Mons. Leopoldo José Brenes Solórzano, Arcivescovo di Managua (Nicaragua).
7) Mons. Gérald Cyprien Lacroix, Arcivescovo di Québec (Canada).
8) Mons. Jean-Pierre Kutwa, Arcivescovo di Abidjan (Costa d’Avorio).
9) Mons. Orani João Tempesta, O.Cist., Arcivescovo di Rio de Janeiro (Brasile).
10) Mons. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve (Italia).
11) Mons. Mario Aurelio Poli, Arcivescovo di Buenos Aires ( Argentina).
12) Mons. Andrew Yeom Soo jung, Arcivescovo di Seoul (Korea).
13) Mons. Ricardo Ezzati Andrello, S.D.B., Arcivescovo di Santiago del Cile (Cile).
14) Mons. Philippe Nakellentuba Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou (Burkina Faso).
15) Mons. Orlando B. Quevedo, O.M.I., Arcivescovo di Cotabato (Filippine).
16) Mons. Chibly Langlois, Vescovo di Les Cayes (Haïti).
I tre emeriti, che non avrebbero diritto di voto in un eventuale conclave sono: Mons. Loris Francesco Capovilla, Arcivescovo titolare di Mesembria, Mons. Fernando Sebastián Aguilar, C.M.F., Arcivescovo emerito di Pamplona, Mons. Kelvin Edward Felix, Arcivescovo emerito di Castries.
Fuori discussione sono certamente gli arcivescovi Lorenzo Baldisseri , Pietro Parolin e Beniamino Stella, dal momento che li ha promossi rispettivamente segretario generale del sinodo dei vescovi, segretario di Stato e prefetto della congregazione per il clero. Tra i promossi della curia vaticana ci sarà il prefetto della congregazione per la dottrina della fede, il tedesco Gerhard L. Müller. Dovrebbe saltare il turno il domenicano francese Jean-Louis Bruguès, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, carica di solito affidata a un cardinale. Ma, ricorda Sandro Magister in Chiesa.it il Jean-Louis Bruguès ebbe dissapori, da segretario della congregazione per l’educazione cattolica, con Papa Bergoglio quando questi era cardinale a Buenos Aires e si trattava di nominare il rettore dell’Università Cattolica di quella città: predicare il perdono e la carità agli altri è una cosa, praticare simili virtù resta difficile anche a un Papa.