Nel mistero di Emanuela Orlandi, crollata la pista di Enrico De Pedis, improbabile se non surreale la pista MFA, al secolo Marco Fassoni Accetti, ecco che si cerca di rimettere in pista il turco buono per tutte le stagioni: vale a dire, quell’ Alì Mehmet Agca passato alla storia per avere sparato a Papa Wojtyla nell’81.
Ricicciare Agca e dintorni significa rilanciare comunque la pista del Grande Complotto contro il papa “santo subito!”. “Santo subito!”, ma a differenza di Giovanni XXIII, il bergamasco Angelo Roncalli, non “il papa buono”. Ecco all’uopo l’intervista al magistrato in pensione Ilario Martella, di cui Blitzquotidiano.it ha già parlato.
Martella è il terzo della lista di magistrati che s’è occupato del mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi ed è stato sempre un grande sostenitore della pista bulgara per l’attentato a Wojtyla, commissionato dall’allora esistente Unione Sovietica, del quale si era occupato come magistrato. Sostenitore di conseguenza anche della pista dei Lupi Grigi turchi per il “rapimento” di Emanuela realizzato per barattarla con la liberazione di Agca, condannato all’ergastolo in Italia per avere quasi ammazzato Wojtyla.
Tesi cervellotica, lunare, da Guerra Fredda nella quale in effetti eravamo immersi, ma contraddetta dai fatti, perfino dallo stesso avvocato degli Orlandi, Gennaro Egidio, oltre che dalle inchieste giudiziarie, compresa quella di Martella, e soprattutto dal fatto che una volta lasciato andare Agca in Turchia del ritorno di Emanuela Orlandi non s’è vista mai neppure l’ombra.
E’ curioso come tutti i magistrati che non hanno cavato un ragno dal buco dalle loro inchieste sull’attentato a Wojtyla e dintorni, come Ilario Martella e Rosario Priore, o che addirittura non si sono mai occupati del caso Orlandi, come l’ex magistrato e attuale avvocato Ferdinando Imposimato, amino sostituire testardamente il nulla di fatto delle proprie inchieste con le loro private convinzioni, peraltro rispettabilissime: ma rispettabilissime esattamente come quelle contrarie alle loro. Che però prestandosi meno a fare baccano e a suggestionare il grande pubblico non sono gradite, ignorate perciò con accanimento degno di miglior causa dagli amanti dello scoopone facile o dei programmi televisivi a puntate.
Priore ha condotto una lunga inchiesta sugli eventuali complici di Agca, conclusa con un pugno di mosche. Nel 2002 feci pubblicare la sua sentenza istruttoria a Kaos Edizioni, e nel leggerla mi accorsi che Priore pur avendolo fatto interrogare in Germania per rogatoria non aveva neppure notato che l’ex colonnello Guenter Bohnsack della Stasi, cioè dei servizi segreti della Germania allora comunista, poteva avere avuto a che fare con gli strampalati “komunicati” firmati Fronte Turkesh che fin da un mese e mezzo dopo la scomparsa della Orlandi hanno accompagnato per un pezzo le indagini giudiziarie.
Nell’interrogatorio avvenuto per rogatoria si leggeva che Bohnsack aveva rivelato come il suo ufficio, la X Divisione della Stasi, avesse fabbricato lettere a falsa firma del potente dirigente politico democristiano bavarese Joseph Strauss al colonnello turco Arsaplan Turkesh nelle quali i due mostravano entrambi di essere stati al corrente della preparazione dell’attentato a Wojtyla evitando di avvertirlo. Lo scopo di quelle lettere era farle avere alla stampa della Germania occidentale per attaccare in modo rovinoso Strauss.
Come si legge a pagina 206 del mio primo libro sul caso di Emanuela Orlandi, edito a fine giugno 2002, il 3 di quel mese ho telefonato a Bohnsack, che mi confermato il suo sospetto:
“A fabbricare quei komunicati era il mio ufficio. Ci divertivamo a scriverli in un italiano molto scorretto. Abbiamo fabbricato noi anche i comunicati firmati Phoenix e altri con firme che ora non ricordo. Cercavamo così di aiutare i bulgari assurdamente accusati per l’attentato di Agca”.
Una volta crollati i regimi comunisti e aperti gli archivi anche della Stasi, si è visto che sono molti i documenti segreti, soprattutto il carteggio tra il vertice della Stasi e quello dei servizi segreti bulgari, che dimostrano come i bulgari con l’attentato a Wojtyla non c’entrassero assolutamente nulla. E’ perciò francamente incredibile come si rivoltino le frittate. Perfine quelle ormai rancide. Ma proseguiamo.
Nele pagine 106 e seguenti del mio secondo libro, edito nel 2008, spiego come ho scoperto l’esistenza di Bohnsack e come Priore non si sia accorto della sua importanza. Avvisai dell’esistenza di Bohnsack l’ex magistrato Ferdinando Imposimato, che avrebbe dovuto scrivere assieme a me il libro del 2002, cosa rivelatasi impossible a causa dei suoi trippi parti di fantasia privi di prove. E a pagina 191 e seguenti racconto anche che su sia richiesta gli procurari un interprete di tedesco – la mia amica padovana Deborah Munaron – quando lo mandai a parlare con l’ex colonnello della Stasi, che abitata a Berlino al numenro 19 di Wisbyer Strasse. E’ perciò particolarmente increscioso, se non ridicolo, che Imposimato venga presentato in tv come “studioso del caso Orlandi”, ad esempio nella puntata del 6 febbraio 2004 del programma Enigma (della Rai), e che si faccia passare per lo scopritore del ruolo di Bohnsack nei falsi “komunicati”. Inducendo così in errore perfino giornalisti seri come Marco Ansaldo di Repubblica.
Non s’era accorto della pista Bohnsack per i “komunicati” del caso Orlandi, in compenso però Priore ha sparato anche lui la sua brava cannonata contro la banda della Magliana e il suo asserito “grande capo” Enrico De Pedis affermando più volte che avevano prestato una trentina di milioni di dollari allo Ior e che siccome lo Ior non glieli restituiva allora è chiaro che per riavere i quattrini hanno rapito Emanuela….
Da dove prendesse Priore la notizia riguardante i soldi messi nello Ior è rimasto però sempre un mistero: uno di quegli argomenti che a furia di ripeterli finiscono per suggestione col diventare vulgata dominante, e perciò “veri”. Da notare che 30 milioni di dollari erano per il Vaticano come dire 3 mila euro per un medio cittadino italiano oggi. Ma come si fa a continuare a ripetere che il Vaticano e il papa “santo subito!” hanno lasciato ammazzare la povera Emanuela per non spendere l’equivalente di 3 mila euro, mettiamo, per un giornalista o un magistrato?
Troppi ex magistrati non accettano il viale del tramonto, cosa umanamente comprensibile. Il guaio è che pur di restare ancora sotto i riflettori si acconciano alle esternazioni più imbarazzanti, certi come sono di poter contare sulla mancanza di memoria di troppi lettori e sulla compiacenza di amici del mondo dei mass media.
E’ rimasta memorabile la puntata del 4 dicembre 2002 del programma Novecento, nella quale Pippo Baudo ha voluto invitare il suo caro amico Imposimato, lasciandolo parlare a ruota libera anche del solito imminente ritorno a casa di Emanuela Orlandi. A quella indecorosa puntata, resa più carina dalla partecipazione di ospiti a completo digiuno dell’argomento come le attrici Alba Parietti e Anna Maria Rizzoli, nel mio libro del 2008 ho dedicato un intero paragrafo, non a caso intitolato “Quella puntata addomesticata di “Novecento””.
Se a rilanciare Agca fosse “Chi l’ha visto?” sarebbe comprensibile: the show must go on! Ma che tramite le affermazioni di Martella lo rilanci proprio uno come Fabrizio Peronaci del Corriere della Sera, che l’anno scorso aveva rimproverato Agca dicendogli “Basta menzogne” a chiusura di una nuova intervista è davvero curioso.
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