Nella saga del mistero di Emanuela Orlandi, a un mese dai 30 anni dalla scomparsa, volano gli stracci. Il contrordine firmato Pietro Orlandi è arrivato a fine settimana e in piena notte, all’1 e 3 minuti:
“Ho tolto da questa pagina la lettera inviata da Marco Fassoni Accetti. Mi sembra assurdo che noi e soprattutto il sito di Emanuela debba essere utilizzato per difendere colui che si autoaccusa di essere uno dei responsabili del sequestro. Se è vero quello che dice, lui è una di quelle persone che ha causato questo dolore, che ha tolto ad Emanuela la possibilità di scegliersi una propria vita, e io che dovrei fare? aiutarlo a difendersi dai media? Parla di mancata chiarezza proprio lui che ha aspettato 30 anni per fare chiarezza.
“Inviasse e facesse pubblicare la lettera dai giornali cartacei e online o da chi vuole lui ma utilizzare il sito dedicato ad Emanuela Orlandi e alla ricerca della verità , che lui ha occultato per trent’anni mi sembra totalmente irrispettoso.
“Mi ha scritto l’email dicendo ” ti invio questa lettera da pubblicare sul sito”, ma per chi mi ha preso, per il suo portavoce ? Proprio io il fratello di colei che ha sequestrato?
“Gli ho dato la possibilità di replicare sul gruppo e già è tanto. Se lui vuole veramente aiutare deve collaborare con gli inquirenti e basta.
“Va contro la mia morale difendere chi mi ha privato di Emanuela Orlandi.
“Io sto mantenendo nei suoi confronti una calma esagerata, solo perché voglio arrivare a capire la verità fino in fondo. Lui fa parte della manovalanza ma io aspetto le teste dei mandanti e quelle dovranno cadere una ad una”.
La pagina dalla quale parla Pietro Orlandi è la pagina Facebook da lui aperta per aderire in massa alla sua richiesta alla Segreteria di Stato vaticana di istituire una commissione d’inchiesta cardinalizia che renda noto cosa sanno Oltretevere della scomparsa di sua sorella. Quanto scritto da Pietro Orlandi su Marco Fassoni Accetti non farebbe una piega se non fosse stato preceduto da una decisione, sempre sua, diametralmente opposta, presa per giunta in nome della democrazia, il 2 maggio e spedita in fretta, via telefonino alle 17 e 22:
“Le notizie uscite sui media riguardo dichiarazioni di MFA potrebbero essere state , a suo dire, fraintese da molti ,compreso il sottoscritto, in relazione, soprattutto, alla questione dell’allontanamento consenziente da parte di Emanuela ma che in realta’ si e’ trattato di sequestro vero e proprio. Mi ha chiesto di avere la possibilità di replicare direttamente rispondendo su questa pagina . Siccome viviamo in democrazia mi è sembrato giusto accordare questa richiesta”.
La democrazia evidentemente va e viene, non è un cardine fisso, così la lettera con l’offerta di un pubblico confronto per chiarire tutto quello che c’è da chiarire è stata cancellata.
Probabilmente al repentino dietro front ha contribuito sia il mugugno di vari iscritti, che detestano Marco Fassoni Accetti, indicato ormai sempre con le iniziali MFA, ritenendolo rapitore e assassino di Emanuela, sia il fatto che Blitzquotidiano ha fatto notare il tono un po’ troppo amichevole, se non confidenziale, da vecchi amici, della lettera con la quale MFA ha proposto a Pietro il pubblico chiarimento reciproco sull’intera vicenda.
Fino a ieri l’odio era indirizzato contro Enrico De Pedis e poi contro mons. Pietro Vergari, il rettore della basilica di S. Apollinare dove era sepolto Enrico De Pedis.
MFA offre però il vantaggio di poterlo odiare di più, perché “Chi l’ha visto?” lo ha fatto passare per pedofilo, pedopornografo, adescatore di minori per conto terzi e via orripilando.
Molti però sospettano che il dietro front sia stato dettato dalla volontà di evitare il confronto pubblico con chi la pensa diversamente dalla vulgata dominante. Invano Dino Marafioti di Radio Radicale, non appena Blitzquotidiano ha pubblicato la lettera di MFA e io stesso l’ho diffusa nella mia pagina Facebook, si è offerto di riprendere l’intera kermesse tra Pietro Orlandi e i suoi fans da una parte e MFA con non si sa bene chi dall’altra parte.
Cacciato dalla porta dal padrone di casa, MFA rientra però dalla finestra per iniziativa dello stesso padrone di casa. Ad avvalorare i racconti di Fassoni Accetti sul proprio ruolo nella scomparsa di Emanuela è sceso infatti in campo il grande fantasista e cantastorie Aì Mehmet Agca, colui che sparò a Papa Wojtyla nel 1981 e che per 25 anni i fila si è fatto credere fosse il beneficiario del “rapimento” della ragazza.
Pur definendolo “piccola manovalanza”, il gradasso di grande manovalanza Agca accredita i racconti di MFA in una lettera a Pietro, che questi ha pubblicato il 7 maggio tramite cellulare e sulla stessa pagina Facebook dalla quale ha cacciato MFA. E se la lettera del fotografo d’arte romano Marco Fassoni Accetti è stata cancellata, quella del terrorista turco attentatore alla vita di Wojtyla campeggia invece tuttora in bell’evidenza.
Oltretutto, il legale che rappresenta la signora Maria Pezzano vedova Orlandi, madre di Pietro e di Emanuela, è l’ex magistrato Ferdinando Imposimato, che anni fa è stato per qualche mese il legale proprio di Agca.
Ferdinando Imposimato da sempre insiste a dire che Emanuela Orlandi è viva: prima in Francia, poi in Iraq, poi in Ungheria, infine di nuovo in Iraq o “in altri Paesi orientali”. Bontà sua, Imposimato non si è spinto però ad affermare di averla incontrata e di averle parlato, come ha invece sostenuto nel luglio del 2011 lo scrittore portoghese Luis Rocha. Peraltro, perfino un millantatore come Luis Rocha gode di stima e ospitalità nel sito di Pietro Orlandi, tanto da venire utilizzato per smentite pretestuose e totalmente inutili perché riferite ad affermazioni mai fatte da nessuno, tanto meno da Blitz.
Inevitabile che lo sconcerto tra i fans orlandiani sia notevole e che qualcuno preferisca andar via, tant’è che le adesioni ormai arrancano attorno a quota 150 mila: a distanza incolmabile dall’obiettivo dichiarato di “incendiare il web” con un milione di firme. A nulla vale il tambureggiante supporto settimanale di “Chi l’ha visto?” mandato in onda dalla terza rete della Rai.
Può parere strano, ma Pietro pur ammettendo che “viviamo in democrazia” non gradisce neppure che i suoi adepti postino link degli articoli di Blitzquotidiano, che infatti hanno preso ad essere cancellati. Concetto ribadito postando quanto segue:
“Per i nuovi arrivati: questo è quello che Pietro Orlandi desidera sulla sua bacheca.
“Pietro Orlandi:
“Non posso certo io impedire a qualcuno di leggere le cose che Pino Nicotri scrive, basta che andiate sul suo sito o dove vuole lui. Non c’e bisogno di girarle qua””.
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