Emanuela Orlandi e Mirella Gregori sarebbero state vittime della opposizione alla “Operazione Condor” che bagnò di sangue il Sud America negli anni ’70: è quanto sostieme Antonio Goglia, l’ex carabiniere che dalla provincia di Napoli studia da tempo il mistero della scomparsa delle due ragazze romane, esattamente trent’anni fa. Quello che segue è un nuovo articolo che Antonio Goglia mi ha inviato per dire la sua sul caso Orlandi. Con questo Antonio Goglia conclude l’esposizione dei punti sui quali si basa la sua “pista brasiliana”.
Emanuela Orlandi e Mirella Gregori costituiscono ormai una sorta di filone letterario. In effetti, la produzione di articoli su questo tema è direttamente proporzionale al desiderio di conoscere la verità sulla sorte delle adolescenti scomparse nel 1983. Personalmente, mi sono orientato al continente americano, a scoprire la storia misconosciuta della tortura e della negazione dei diritti civili ed umani in Brasile seguendo un percorso deduttivo.
Ho sostenuto che il carteggio e i riferimenti prodotti dai sequestratori parlano esclusivamente e continuamente,…esplicitamente, di tortura…. Ho basato la mia ricerca esclusivamente sul materiale di indagine senza divagare o immaginare chissà cosa.
Certo lo scenario nuovo costituito dall’elezione del Papa polacco e il cambiamento ai vertici dello IOR costituì un forte scossone che mutò equilibri e danneggiò coloro che avevano gestito le finanze vaticane in precedenza, ma questa è un’altra storia che non è il caso di confondere con quella delle ragazze scomparse e della pratica della tortura nel grande paese sudamericano.
A questo proposito è importante evidenziare le numerose testimonianze dell’impegno dei prelati cattolici brasiliani contro la dittatura, devono sottolinearsi in particolare gli sforzi dei Cardinali Avelar Brandao Vilela, Paulo Evaristo Arns, Helder Camara e Ivo Lorscheider. Relativamente a quest’ultimo osserviamo che era nativo dello Stato del Rio Grande do Sul, che ritorna quasi come un focolaio della resistenza brasiliana al regime dittatoriale, e che come altri suoi compatrioti si allontanò dalla Chiesa di Roma frustrato dall’indifferenza della Santa Sede di fronte alle sofferenze patite dalla popolazione brasiliana.
Si consiglia a questo proposito la lettura, facilmente decifrabile, dell’articolo di cui all’indirizzo internet , redatto quale epitaffio a seguito della scomparsa di Dom Ivo Lorscheider, sintesi efficace della sua opera strenua in favore degli oppressi brasiliani e delle loro famiglie. Per quanto concerne, invece, il Primate del Brasile, Cardinale Avelar Brandao Vilela, e l’Arcivescovo emerito di San Paolo, Cardinale Paulo Evaristo Arns, è certa e notoria la loro adesione alle loggie massoniche brasiliane che operavano contro il regime di segurança nacional.
Il cardinale Vilela, il 26 dicembre 1975, celebrò la messa di Natale per la loggia massonica “Libertade”, attiva nella sua città, la fotografia è facilmente reperibile nelle immagini messe a disposizione in rete mediante la ricerca: Avelar Brandao Vilela massoneria, e parimenti fece Evaristo Arns nella sua Petropolis al fine di suggellare questa alleanza tra massoneria e chiesa brasiliana finalizzata a contrastare l’oppressione della dittatura e che poneva, peraltro, i prelati sudamericani in aperto contrasto con la politica filostatunitense della Santa Sede, una politica che, se non sosteneva le dittature in Sud America, ne taceva le nefandezze e “lasciava fare” sul tema dei diritti umani.
Dopo la pubblicazione del mio ultimo articolo, proponendomi di trovare ulteriori conferme alla mia tesi inerente il collegamento tra la Pontificia Accademia Cultorum Martyrum e le posizioni della resistenza brasiliana ho ripreso in mano la documentazione inerente il “comitato direttivo” che amministrò l’istituto pontificio dedicato al culto memoriale dei protomartiri tra il 1980 e il 1987.
L’Accademia svolge, tutt’ora, anche un’attività di conservazione e promozione della tradizione rinascimentale della liturgia stazionale della Via Crucis. Di questo istituto, ricollegabile anche al Pontificio Istituto di Archeologia e Musica Sacra, parla anche la lettera anonima pervenuta nel 2005 alla trasmissione “Chi l’ha visto”, mai resa nota.
Incontrai il riferimento alla Pontificia Accademia approfondendo la rivendicazione dell’Americano, l’interlocutore delle famiglie Orlandi e Gregori che parlava a nome dei sequestratori, del 6 settembre 1983 inerente la scadenza del 20 luglio e la Basilica di Santa Francesca Romana, rivendicazione riferibile, a parere fondato dello scrivente, ad un episodio avvenuto durante la settimana santa del 1578 quando una confraternita di frati conversi, “marrani” brasiliani, venne sciolta e i suoi componenti arsi vivi.
Fu un noto giornalista che, valutando questa mia riflessione dimostrata da testi letterari che riportavano l’episodio narrato, mi mostrò la lettera anonima sopra citata nella quale si faceva riferimento proprio all’ Accademia Cultorum Martirum e alla liturgia stazionale! Esultai perché immaginai di avere colpito nel segno.
Successivamente approfondendo lo studio sull’Accademia Cultorum Martyrum restai colpito immediatamente dal legame dei suoi componenti dell’epoca con la realtà brasiliana e dalla veste di alcuni di questi di missionari e missionologi che avevano operato nel grande paese sudamericano.Fu da lì che prese le mosse il mio studio e, nel corso della ricerca, più tiravo il filo e più Brasile veniva fuori, fino a immaginare e a sostenere l’operatività di una loggia massonica brasiliana o filobrasiliana a Roma a cavallo degli anni settanta e ottanta che si batteva per il rispetto dei diritti umani ed il ripristino del diritto di habeas corpus preventivo di cui all’art. 158 del Decreto Lei 1002/69 recante il Codigo do Proceso Penal Militar.
Tutto ciò è perfettamente in linea con quanto ho lungamente sostenuto: che le ragazze, anche quelle statunitensi, furono sequestrate da “un gruppo brasiliano missionario a vocazione politica” intenzionato a spingere i governi italiano, americano e vaticano, che a diverso titolo appoggiarono l’Operazione Condor, ad impegnarsi per il ristabilimento dei diritti umani e per un’amnistia per i detenuti politici in Brasile.
Ebbene, sostenendo uno sforzo indirizzato a individuare questa collettività, mi sento di affermare che tra i pochi soggetti che potevano aver conservato la memoria dei fatti del 1578 certamente poteva annoverarsi l’Accademia del culto dei protomartiri che, come detto, proprio di questo tipo di culto memoriale si occupa.
Un’attività che si rivolge, inoltre, alla perpetuazione del martirio di S.Agnese, anch’essa una protomartire riferendosi la sua tragedia al III secolo dopo Cristo….una giovinetta …come …Mirella ed Emanuela…testimonianze viventi di spontanea e fresca fede cristiana, adolescenti, caste vergini, coriste che inneggiavano al Signore.
Non può sfuggire questo particolare della giovane età, dell’adolescenza della purezza che caratterizza e unisce le due fanciullette……come Sant’Agnese….. di cui la Pontificia Accademia praticava la rievocazione teatrale del supplizio.
Sarà solo un caso il fatto che il Frate Umberto Maria Fasola, assitente di Virginio Colciago, Magister dell’ Accademia, aveva diretto tra il 1970 e il 1972 lo scavo della IV regione delle catacombe proprio di Sant’Agnese sulla Via Nomentana? La ricostruzione proposta non è speculativa…… avevo considerato il messaggio anonimo recapitato alla trasmissione Chi l’ha visto, con relativo materiale fotografico e “reliquiario”…un depistaggio, ma poi mi sono reso conto di quanto la vicenda delle due giovanissime Emanuela e Mirella potrebbe assomigliare a quella della protomartire Agnese.
Animato da questa considerazione ho scritto a Monsignor Vergari esponendogli il mio pensiero. Monsignor Vergari è stato cappellano della Pontificia Accademia Cultorum Martyrum, definita nella lettera già menzionata come
” una associazione molto chiusa che si occupa di culto memoriale, ma della quale certi membri hanno attività ben poco religiose….cioè fanatiche”..
Il prelato mi ha così risposto:
”Oramai sono tutti in paradiso”………
Ho diversi motivi per dissentire da questa affermazione…..e resto con un’ansiosa domanda: quale loggia massonica brasiliana o filobrasiliana che includeva religiosi, laici, diplomatici e sportivi era attiva a Roma sul principiare degli anni ottanta?
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