A Milano con l’arrivo del grande caldo è scoppiata la guerra del…. gelato.
“Saranno presenti dirigenti, rappresentanti nelle istituzioni, parlamentari, consiglieri comunali, di zona e provinciali per protestare contro l’ordinanza farsa di Pisapia che vieta di consumare gelati nelle zone della movida”:
parole di fuoco di Riccardo De Corato, vicepresidente del consiglio comunale ed ex vice sindaco di Milano. Sembra la versione in sedicesimo della Guerra del Sigaro del gennaio 1848 contro gli austriaci del maresciallo Radetzky. Quella volta i patrioti milanesi si rifiutarono di fumare i sigari onde evitare che gli austriaci lucrassero sulle vendite. Adesso invece, al contrario, i milanesi vogliono “fumarsi” il gelato dove e quando gli pare, anche e soprattutto nelle zone della movida, come si chiama oggi quella che una volta non era di massa e si chiamava dolce vita.
Preso in contropiede dalle proteste, Giuliano Pisapia ha provato a calmare gli animi:
“I milanesi possono continuare a gustare liberamente il loro gelato anche dopo la mezzanotte: non c’è nessun coprifuoco e mai è stato previsto“,
ha infatti dichiarato ufficialmente. Forse però non ha letto bene l’articolo 7 dell’ordinanza che porta la sua firma:
“Per l’intero periodo e per tutte le attività (comprese quelle artigiane di prodotti alimentari di propria produzione incluse quelle che effettuano la vendita per il consumo immediato all’interno dei locali) è fatto divieto di vendere o somministrare per asporto cibi o bevande dalle ore 24”.
Il gelato non è espressamente nominato, ma è evidente che vi è compreso. Tanto più che la lunga lettera emessa ufficialmente dai due assessori direttamente interessati – Franco D’Alfonso per il Commercio e Marco Granelli per la Sicurezza – con l’intenzione di far notare che il divieto non esiste mostra l’esatto contrario. Eccone il testo integrale:
“Vorremmo tranquillizzare immediatamente tutti coloro i quali si sono sentiti precipitati da ieri in una gravissima crisi del gelato, che si vorrebbe non più legale dopo le h 24, provocando addirittura una crisi di «esasperazione» negli esercenti milanesi. Il divieto cui si fa riferimento riguarda l’asporto di cibo e bevande al di fuori dei locali che non dispongono di tavoli esterni (cosiddetto «plateatico»). Il locale, sia esso una pizzeria da asporto, un kebab, un bar, una gelateria, non ha alcun obbligo di chiusura, il cui orario è uguale a quello di tutti gli altri nelle zone della «movida», vale a dire le h 3 per le sale interne e le h 2 per il plateatico all’esterno. In tutto il resto della città, 95% in termine di superficie, 97% in termini di popolazione, 85% in termini di esercizi commerciali, 99% in termini specifici di vendita di gelati, è in regime di liberalizzazione totale.
“Quest’anno il divieto è stato esteso agli artigiani, tra i quali sono inquadrati i gelatai produttori (non i venditori di gelato), proprio su esplicita e ferma richiesta dell’associazione commercianti che lamentava una disparità di trattamento ingiustificato. Si fa peraltro notare che la liberalizzazione degli orari sul commercio non riguarda ad oggi l’artigianato e che proprio su questa base l’associazione pubblici esercizi ha più volte richiesto l’applicazione delle norme formalmente vigenti anche se da tempo in disuso, vale a dire chiusura in tutto il territorio cittadino alle h 21 dell’attività e non solo dell’asporto.
“La richiesta dell’associazione pubblici esercizi, nel corso delle lunghe riunioni del Duc commercio, riguardante l’orario di termine dell’attività di asporto era quella di portare tale limite dalle h 24.00 alla h 1.00, richiesta che si contrapponeva ad una altrettanto ferma richiesta dei comitati dei residenti a portare il limite alle h 21, allineandosi al limite in disuso in vigore per le gelaterie artigianali facendolo ovviamente rispettare, nonché all’altrettanto ferma posizione del presidente del CdZ 1 Fabio Arrigoni che chiedeva l’allineamento di tutti gli orari di asporto alle h 24, come poi si è deciso.
“In tutte le città del mondo intervenire nelle zone della «movida» è esercizio per così dire complesso e certo non ci si può aspettare che questo compito a Milano sia invece semplice, anche se con una certa soddisfazione possiamo confermare che il tipo di intervento «pattizio» e le ordinanze discusse nei Duc che stiamo praticando nella nostra città è diventato un esempio seguito quasi pedissequamente perfino nella definizione degli orari da parte di molte città italiane, ultima Torino. Non è quindi né nuovo né sorprendente che anche chi ha attivamente partecipato alla definizione di un provvedimento, ottenendo che molti suggerimenti avanzati fossero recepiti, pensi di smarcarsi presso la propria spesso presunta «base» esprimendo insoddisfazione preparandosi a successive negoziazioni.
“Quello che troviamo veramente spiacevole è che si utilizzino a tale fine evidenti pretesti e plateali strumentalizzazioni che finiscono per generare una informazione errata e messaggi fuorvianti quali la pretesa serrata notturna del gelato a Milano. E’ proprio il modo per gettare al vento tanto lavoro difficile ma utile e fruttuoso che tutti assieme abbiamo svolto in questi due anni, disconoscendo i tanti buoni risultati ottenuti in situazione che, lo ricordiamo per una volta, questa Amministrazione si è trovata a dover affrontare quando il limite della sopportabilità reciproca e della possibilità di convivenza nelle zone della movida era stato abbondantemente superato.
“Questo divieto di asporto, non di esercizio, fortissimamente richiesto da Consiglio di Zona e cittadini residenti, ha lo scopo di impedire o almeno dissuadere la formazione di assembramenti notturni sui marciapiedi e nelle strade prospicienti questo tipo di locali (in tutto non più di una ventina fra tutte le «zone» interessate) ed è in vigore già dallo scorso anno per i soli pubblici esercizi (bar, ristoranti)”.
Come fanno notare i supporter di De Corato e dei Fratelli d’Italia, specificare che il divieto riguarda solo i locali che non hanno spazi esterni significa confermare che il divieto esiste: non si può comprare un gelato, uscire, e mangiarlo mentre si cammina, una delle attività più tipicamente estive.
Sostenere inoltre che il divieto si applica solo in un territorio limitato, pari grosso modo al 5% del territorio comunale, e non nel restante 95%, significa ammettere esplicitamente che il divieto c’è e riguarda i luoghi maggiormente frequentati di sera e di notte. Non verrebbe in mente a nessuno di passeggiare col gelato in mano nel resto della città, dove magari è pure pericoloso andare in giro a piedi.
E’ comunque strano che la giunta Pisapia si preoccupi del gelato come causa di schiamazzi e non muova invece un dito contro i soliti fracassoni delle moto e dei motorini, che soprattutto in periferia se la fanno da padroni anche sui marciapiedi. Per non dire delle quintalate di cicche di sigarette, carte e cartacce, lattine e bottiglie vuote, eredità inevitabili non solo dei deprecati “assembramenti e schiamazzi notturni”, ma anche del semplice aspettare a qualunque ora un tram o passare un po’ di tempo in piazza o piazzetta. Compresa la zona piazza Duomo/Piazza della Scala.
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