Pensioni d’oro: la caccia alle streghe e la credibilità dello Stato

Pensioni d'oro: la caccia alle streghe e la credibilità dello StatoROMA  – Nella caccia al pensionato d’oro, che nella stragrande maggior parte dei casi non è neppure d’argento, ci sono alcune cose decisamente strane. Per esempio, ci si affanna a sostenere che le cifre risparmiate evitando di adeguare le pensioni ad almeno parte dell’inflazione andranno anche a favore dei famosi esodati della legge Fornero.

Ma le casse previdenziali privatizzate di categoria, come l’Istituto Previdenziale dei Giornalisti Italiani (Inpgi), spesso di esodati non ne hanno neppure uno. L’Inpgi ha forse degli esodati? Se non mi hanno informato male, pare proprio non ce ne siano.

La cassa forense, cioè a dire l’istituto previdenziale degli avvocati, ha forse degli esodati? E ne hanno gli istituti previdenziali dei farmacisti, degli ingegneri e di altre categorie professionali? Pare di no. Che c’entrano quindi i pensionati di tutti questi istituti previdenziali privatizzati con gli esodati? Assolutamente nulla, a quanto pare.

La cialtronaggine, il pressappochismo e la demagogia, se non la disonestà intellettuale e politica, di chi si riempie la bocca con la “maggiore equità sociale” per giustificare il tiro al piccione contro i pensionati risulta molto più chiara facendo altri esempi.

Ci sono operai specializzati che hanno lo stipendio molto più alto dei principianti della loro stessa categoria: forse è il caso di togliere quattrini dalle loro buste paga per aumentare quelle dei principianti?

Ci sono i manager delle banche, delle industrie e delle società private o pubbliche e di istituzioni statali che – come è tristemente sempre più noto – hanno retribuzioni e liquidazioni pazzescamente alte. Per giunta, assolutamente NON giustificate dai risultati di bilancio – soprattutto se si tratta di banche – delle società nelle quali operano: queste infatti, con l’Italia intera, retrocedono, mentre gli stipendi, i benefit e le liquidazioni dei manager crescono senza pudore.

Si usa dire che i pensionati ricevono di pensione più di quanto gli spetterebbe perché fino al 1995 è esistito il sistema retributivo, basato sullo stipendio ricevuto, invece di quello contributivo, basato su quanto effettivamente versato di contributi. Forse che la marea di manager strapagati ricevono meno di quanto spetterebbe loro in base a quanto hanno prodotto? O non ricevono invece molto, anzi troppo di più?

Ma in ogni caso: perché non tagliare i loro mega emolumenti a favore degli impiegati e degli altri lavoratori, i cui stipendi non arrivano neppure a 2.000 euro al mese? Dov’è la “maggiore equità sociale” in tutti questi casi?

Altri esempi. Perché non diminuire gli stipendi dei generali e ammiragli, che oltretutto in Italia sono una marea che non ha confronti con gli altri Paesi, per aumentare le paghe dei caporali, sergenti, ecc.? Più in generale, perché non diminuire gli stipendi degli ufficiali per aumentare quelli dei sottufficiali in nome di una “maggiore equità sociale”?

Perché non eliminare le pensioni degli ex parlamentari, ex consiglieri regionali, ex consiglieri provinciali, ecc., per aumentare quelle dei pensionati ex dipendenti della pubblica amministrazione, che oltretutto hanno lavorato una vita e non solo per qualche legislatura? Forse le pensioni di tutti coloro che hanno occupato per qualche tempo uno scranno negli enti locali e nel parlamento non sono tutte d’oro, ma sicuramente non sono facilmente giustificabili.

Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, sempre sorridente e così soddisfatto per avere ideato l’ultimo meccanismo che falcidia gli adeguamenti perequativi delle pensioni, quanto percepiva di stipendio nell’istituzione dove lavorava, la Banca d’Italia, prima di fare il ministro? Quanto ha preso di liquidazione? Quanto prenderà di pensione o di pensioni al plurale se avrà anche quella da ex ministro? Perché il ministro Saccomanni non regala ai poveri almeno parte del suo mantello, così da dare anche l’esempio pur se sicuramente lui non è S. Francesco?

Stesse domande per il serafico Mario Monti, che intasca anche l’assegno da senatore a vita su grazioso regalo del Quirinale e sui vari altri virtuosi della “maggiore equità sociale” sulla pelle dei più deboli.

La cialtronaggine e la demagogia sorridente sono inoltre sfacciatamente evidenti nel voler far pensare che le pensioni attuali siano il frutto della volontà di privilegio dei pensionati anziché, come invece è, il frutto della politica pastura e compra voti dei partiti e dei politici degli anni fino al ’95. E’ cioè la classe politica di allora al gran completo, opposizione “de sinistra” compresa, l’unica responsabile del fatto che oggi ci siano ancora molti pensionati che “prendono di pensione più di quanto hanno versato”, per usare le parole di chi vuol far credere che siano i pensionati i responsabili della situazione.

La cialtronaggine e la demagogia sorridente vogliono inoltre tenere nascosto che le pensioni sono state di fatto trasformate dai vari governi degli ultimi 10-15 anni in ammortizzatore sociale della disoccupazione e sottoccupazione giovanile. L’ineffabile ministro Saccomanni e i furbi demagoghi come lui sanno benissimo che se una volta gli anziani i soldi della pensione li spendevano per sé da qualche tempo invece li devono spendere anche e soprattutto per “aiutare” i propri figli fino a 30-35 anni e non di rado anche oltre, dove “aiutare” significa mantenerli di sana pianta anche tenendoseli in casa. Falcidiare le pensioni bloccando la perequazione significa di fatto bastonare anche i figli costretti a vivere con i soldi e spesso nella casa del genitore o dei genitori pensionati.

La cialtronaggine e la demagogia sorridente fingono di non capire che avanti o meglio indietro di questo passo tra 10-15 anni molti pensionati non potranno più neanche pagarsi l’affitto di casa, visto che a differenza delle pensioni “d’oro” gli affitti sono continuamente adeguati a buona parte della svalutazione. Il prode Saccomanni e quelli come lui potranno godersi i frutti delle loro maxi liquidazioni e pensioni ottime anche se non perequate mentre a chissà quanti pensionati “d’oro” toccherà d’essere sfrattati. Davvero un gran bel risultato. Una splendida “maggiore equità sociale” all’italiana. O alla Saccomanni. Una versione del socialismo che oltre ad essere corporativa, riservata alla “corporazione” dei pensionati “d’oro”, è anche decisamente idiota perché finisce col colpire anche quelli che dice di voler invece aiutare, sia pure a spese altrui.

Per rimediare ai problemi pensionistici, compreso l’aumento delle pensioni più basse, basterebbe fare una seria lotta all’evasione fiscale e alla grande criminalità, che guadagna cifre enormi in nero, distorce l’economia, corrompe e degrada troppi giovani e lascia sul terreno anche non poche vittime. Più velocemente, basterebbe annullare o ridurre il maxi contratto per il maxi acquisto degli aerei F35. Ci tocca invece vedere e sentire pontificare in difesa di un tale sperpero di danaro pubblico il Signor Nessuno Mario Mauro, senatore di Scelta Civica e ministro della Difesa solo perché – come ha spiegato Mario Monti dopo essere stato accoltellato alla schienza anche da lui- “mi aveva tanto pregato di prenderlo con me”. Per giunta il ministro dal pesante accento pugliese e il sorriso beato alla Saccomanni ce lo ritroviamo come testimonial, cioè come pubblicizzatore di fatto, proprio della bontà degli F35! Ovviamente Mauro ha dichiarato che “io di questo uso della mia immagine non ne sapevo nulla”. Strani ministri quelli che pur avendo responsabilità pesanti come la Difesa non sanno nulla di come vengono utilizzati. Non sarebbe meglio che siffatti ministri se ne stessero a casa loro?

Attenzione: il discorso NON riguarda solo i pensionati, d’oro o non d’oro. Il discorso riguarda la credibilità dello Stato. Uno Stato che non mantiene gli impegni presi e che li rinnega o li cambia in peggio strada facendo, per giunta dando la colpa a chi colpe non ha, come si può credere che in futuro mantenga altri impegni? Di più: perché essere onesti come cittadini e come contribuenti con uno Stato che un domani ti può fregare dove e come meno te l’aspetti?

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