Nonostante si vada verso Natale, non tira una bella aria in Vaticano. A ottobre è accaduta una cosa strana, che non si capisce bene sia stata uno scherzo o un avvertimento diretto allo stesso Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio. E domenica 8 l’andatura faticosa a piazza di Spagna ha rilanciato i boatos sul suo stato di salute e sulle conseguenti possibili dimissioni da pontefice sull’esempio di Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Aloisius Ratzinger. Ma andiamo per ordine.
A ottobre un bel giorno, o forse un brutto giorno, un elicottero giocattolo radiocomandato è stato fatto volare da ignoti fin sopra il palazzo di Santa Marta, dove Francesco ha il suo appartamento privato, e lì è stato fatto rimanere fermo in aria per qualche minuto. In barba anche alla Gendarmeria, presa totalmente alla sprovvista.
La domanda che in molti si sono posti, avendo ben cura che non trapelasse oltre la sacre mura, è stata semplice: qual è il bambino o l’adulto che in Vaticano ha la passione dei modelli radiocomandati e si diverte a farli svolazzare? Purtroppo però la domanda non ha avuto nessuna risposta. Motivo per cui il nervosismo è rimasto.
La domanda ha anzi contributo alle tensioni di un’aria già tesa di per sé fin da quando Francesco ha annunciato la propria volontà di fare una grande pulizia, a partire dalla fin troppo opaca e chiacchierata banca vaticana detta Istituto delle Opere di Religione, assai più nota come IOR.
Ne è nata infine un’altra domanda: lo strano volo con sosta sopra Santa Marta cosa significa? Con conseguenti sottodomande. Si tratta di una goliardata, del divertissement di un appassionato di modellismo? O si tratta di una minaccia, un avvertimento? Oppure è un modo un po’ troppo disinvolto per convincere il pPontefice a trasferirsi nell’appartamento occupato dai suoi predecessori nel Palazzo Apostolico? Palazzo certamente più attrezzato per organizzare le attività del Papa, ma anche più adatto a tenerlo eventualmente sotto osservazione.
Come se non bastasse, circola con insistenza quella che molto probabilmente è una notizia priva di fondamento: anche Papa Francesco finirà col dimettersi e non tra molto tempo. La voce è nata da alcune frasi estrapolate da un’intervista di Guillermo Marcò, ex portavoce di Papa Francesco quando ancora era arcivescovo di Buenos Aires. Marcò nell’intervista ha tra l’altro detto:
“Dopo il gesto di Benedetto non sembrerebbe strano che Francesco rinunciasse, dopo aver fatto quello che pensava di dover fare e se sente che la sua forza si sta indebolendo”.
Per poi aggiungere, a mo’ di rottamatore, che se un Papa potesse dimettersi
“come fanno i vescovi, sarebbe positivo, perché permetterebbe di nominare successivamente gente più giovane”.
La voce si è poi rinforzata con le parole giornalista francese Caroline Pigozzi, che con il gesuita Henri Madelin ha firmato un libro dedicato alla vita e alla figura di Bergoglio. Caroline Pigozzi ha infatti dichiarato:
“Credo che Francesco abbia una visione tutta sua del potere, una visione gesuita e personale [..] ha una missione da compiere e sa quello che fa.[…] Il giorno che sentirà che non può andare oltre, che le forze lo stanno abbandonando, potrebbe andarsene, come ha fatto il suo predecessore”.
A parte queste frasi, in Vaticano c’è da tempo chi afferma che Francesco non cammina in modo spedito, anzi a volte pare proprio che cammini con difficoltà. Un modo per poter immaginare o far capire che non si tratti solo di stanchezza. E quando domenica 8 il Papa è andato in piazza di Spagna per venerare la statua dell’Immacolata è parso muovere le gambe davvero con difficoltà.
Quest’anno il clima natalizio in Vaticano non eviterà i mugugni dei dipendenti perché una circolare del cardinale Domenico Calcagno, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) ha portato loro come regalo di Natale la decurtazione di fatto di due giorni di ferie. In base infatti al calendario Vaticano le giornate lavorative 23 e 30 dicembre quest’anno sono da considerare giorni di “ponti”, allungando così i giorni di festa da domenica 22 a giovedì 26 e da domenica 29 al 2 gennaio 2014. A spese però degli eventuali giorni di ferie residui per l’anno in corso oppure a spese dei giorni di ferie dell’anno prossimo, quando oltretutto i giorni di ferie saranno ridotti da 22 a 20.
“Il provvedimento non è stato preso in base a una legge, ma in maniera arbitraria, violando qualsiasi forma di Stato di diritto e anche lo stesso Regolamento della Curia Romana”, fanno rilevare alcuni impiegati vaticani. Che spiegano: “Il Papa ha espresso la volontà di consentire a noi dipendenti di usufruire di due “ponti” sotto le festività, insomma una specie di regalo di Natale . Però la Segreteria di Stato e l’Apsa hanno pensato bene di fari pagare il regalo di tasca nostra. Questa fregatura si aggiunge all’abolizione della tradizionale gratifica per l’elezione papale. Chissà cosa si inventeranno per Pasqua…”.
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