ROMA – Tutto bene quel che finisce bene: non era un’avaria, né un guasto meccanico, solo un po’ di prudenza per le cattive condizioni del tempo che ha consigliato al pilota dell’elicottero di Renzi di atterrare su un campo di calciotto vicino ad Arezzo.
Prudenza avrebbe forse consigliato anche di prendere un treno per un viaggetto sotto i 300 km. Non fosse altro perché un presidente del Consiglio così attento alle oscillazioni del consenso sui social avrebbe evitato di far arrivare l’hashtag #Renzicottero cinguettato da Beppe Grillo al secondo posto tra i più letti della giornata.
Infierisce via Twitter anche Melilla di Sel: “Da Firenze a Roma il presidente del Consiglio preferisce l’elicottero all’auto blu. Rottamazione di lusso!”. Del resto la mobilità personale di Renzi ha subito un’accelerazione prepotente da quando era solo un arrembante sindaco di Firenze.
Agitato e perennemente in movimento all’inizio si spostava a piedi, più spesso in bicicletta o in treno anche per marcare la distanza dai vecchi da rottamare spaparanzati dietro i vetri oscurati di un’auto blindata.
Con l’esordio a Roma da capo del Governo non aveva rinunciato all’esuberanza giovanile della sua avventura motoria: in Giulietta per ricevere l’incarico, in Smart dell’amico per giurare. Anche l’attempata venerabilità del nuovo presidente della Repubblica si è piegata allo spirito dei tempi ben poco favorevoli ai benefit castali dell’auto blu e dell’aereo di stato.
“Renzi: spiace per brutta avventura. Ma aerei per Aosta, elicotteri per Roma. Meglio volare basso e con mezzi pubblici. Mattarella docet”, perfino Giovanni Toti ha potuto redarguirlo. Dalla Smart all’elicottero il passo è più breve di quanto si immagini: la velocità supersonica con cui ci si accomoda nel ruolo di statisti consiglia l’immediata realizzazione di un Air-force Renzi. Preferibilmente color blu oltremare.
I commenti sono chiusi.