ROMA – E’ pronto a giocarsi tutto Silvio Berlusconi, almeno dal punto di vista politico. Giunto ad un passo dall’uscita di scena, definitiva e poco gloriosa, vuole ritornare in campo il Cavaliere, anche a costo di radere al suolo quel che rimane di un già in crisi Pdl. Grande vecchio, padre nobile, deus ex machina, le definizioni per il ruolo che si sarebbe ritagliato Berlusconi dopo il passo indietro si sono sprecate ma i maligni, o forse i più attenti visto come stanno evolvendo le cose, hanno sempre dubitato del carattere definitivo della scelta del Cavaliere che ora, pare certo, sarà di nuovo in campo. Quello che resta da decidere è il come e con chi, e poco importa a che prezzo perché Berlusconi di morire politicamente non ha alcuna intenzione. Ma se così deve essere è pronto a portarsi dietro anche il Pdl.
“Sulla mia posizione stiamo valutando”, ha detto l’ex presidente del Consiglio a Canale5. Ma che sia pronto e deciso a tornare in pista l’ha già fatto capire a chiare lettere. E dubbi in merito non ce ne sono. Anzi qualcuno si aspettava che già nell’intervento di questa mattina (26 novembre) potesse il cavaliere annunciare ufficialmente la sua ridiscesa in campo, appuntamento ora fissato per giovedì prossimo, quando Berlusconi dovrebbe tornare in tv. Quale che sia la data la rotta è già segnata. “I cittadini sono stufi della politica ora bisogna cambiare tutto, riaprire i giochi e aprire gli occhi su quello che è successo in Italia a partire dalle dimissioni imposte al mio governo”, ha spiegato il cavaliere. Come tradurre questa convinzione in termini di nuova proposta per gli elettori è ancora in via di definizione, ed è una definizione che tiene comprensibilmente in ansia il Pdl. E questo perché comunque tornerà il cavaliere, non tornerà con il suo ormai quasi ex partito. Sarà alleato, federato di questo si dice. Ma per quanto rosea la si dipinga un Berlusconi in campo con una casacca che non è quella del Pdl non può che significare un colpo probabilmente definitivo per il partito del predellino. Anche perché, del Pdl, la nuova creatura berlusconiana dovrebbe prendere i pezzi pregiati, i nomi e i volti migliori di un partito che naturalmente si svuoterebbe.
Le avvisaglie di un Berlusconi di nuovo in gioco sono ormai datate e il Pdl, compreso il suo segretario Angelino Alfano, le ha ignorate finché hanno potuto. Ma lo stesso Alfano pochi giorni fa ha preso atto della decisione del “capo” dicendo che, qualora ci fosse nuovamente Berlusconi, le primarie del Pdl non avrebbero senso. Disperato tentativo quello del segretario di tenere la ridiscesa in campo del premier nei confini del Pdl. Ma per Berlusconi il partito da lui fondato è ormai un peso e un ostacolo, forse più nel suo cuore che nei sondaggi ma poco importa. “I cittadini sono stufi della politica”, e il Pdl è politica. “Bisogna cambiare tutto”. Bastano queste due frasi pronunciate oggi al telefono con Maurizio Belpietro per vedere che la fine del Pdl è dietro l’angolo. Vuole una sua lista l’ex premier. Una lista fatta di imprenditori e sindaci e pochi, pochissimi e fidatissimi politici di professione. Un mix tra quelli che lui ritiene i migliori e quelli più presentabili per cavalcare un po’ il sentimento dell’antipolitica. Vuole in pratica una nuova Forza Italia, tanto è vero che non è nemmeno escluso che torni proprio all’antico nome Berlusconi per ripartire alla carica dopo 18 anni.
Ma in quasi 4 lustri molto è cambiato. La figlia Marina e il fedele Confalonieri, che vedrà oggi, forse lo sconsiglieranno ma la decisione di Berlusconi sembra ormai presa. I sondaggi danno un suo “movimento” attorno al 7%, come ipotesi negativa, ma lui non ci crede ed è convinto di poter prendere almeno il doppio. Potrebbe aver ragione, l’Italia e il suo elettorato sono strani, ma vista la storia dell’ultimo anno sembra poco credibile. Berlusconi ha preso la sua decisione, frutto per una volta non di calcolo e figlia non di sondaggi e operazioni di marketing, una decisione di quelle prese con il cuore e con la pancia. Non ci sta il cavaliere ad essere messo nell’angolo, in secondo piano, a morire politicamente. Non glielo consentono il suo carattere e il suo ego. Non ci sta anche a costo di portare a fondo, nel forse disperato tentativo di rimanere a galla, anche il Pdl.
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