Camere, quel che resta delle leggi: stabilità sì, fisco forse, divorzio addio

I banchi del governo Monti alla Camera dei deputati (LaPresse)

ROMA – Legge di stabilità sì, sicuramente. Delega fiscale forse e divorzio breve no. A pochi mesi, forse settimane, dalla fine della legislatura sono molti i Disegni di legge ancora in sospeso tra Camera e Senato. Alcuni, pochi, ce la faranno a diventar legge prima dello scioglimento delle Camere, altri sperano, ma la maggior parte sono destinati a non comparir mai, almeno con questo Parlamento, sulla Gazzetta Ufficiale.

L’elenco con relative percentuali di successo lo stila il quotidiano di Confindustria, il Sole 24 Ore, prendendo in considerazione i principali Ddl ancora in divenire. Alcuni, come la legge di stabilità, verranno certamente approvati anche perché, senza di loro, faremmo come si suol dire meglio a chiudere bottega. Altri invece sono destinati, magari dopo qualche giorno di ribalta mediatica, come nel caso del tetto allo stipendio dei manager, al dimenticatoio o al cassetto dei buoni propositi mai realizzati. E, con 9.201 Ddl presentati, l’elenco di quelli destinati a non veder mai la luce è ovviamente il più nutrito.

Come scrive il Sole:

“Con la legislatura ormai agli sgoccioli, e con i calendari delle due assemblee di Camere e Senato intasati, per un centinaio di provvedimenti in sospeso si riducono al lumicino le chance, e le speranze, di potercela fare. La via rapida delle sedi legislativa (alla Camera) o deliberante (al Senato) non sarà facile per tanti Ddl. Per non dire degli arroccamenti dei partiti. Così le prossime settimane saranno decisive per tante riforme che spesso, a torto o a ragione, non sono considerate di grande statura”.

Ma quali sono, limitandosi ai più “noti”, i Ddl in ballo? Quelli che dovrebbero farcela, in verità, pochi. Su tutti la già citata legge di stabilità cui il Sole assegna il 100% di probabilità di successo. Con lei, accreditato del 90% di possibilità di riuscita, il disegno di legge sulle professioni non regolamentate e poi il decreto sviluppo (80%), che andrebbe convertito in legge entro il 18 dicembre e prevede una disciplina ad hoc per le start-up innovative e sull’agenda digitale.

Sempre all’80% il Ddl sui costi della politica che scade il 9 dicembre e prevede una stretta sui costi delle Regioni e rafforza il ruolo della Corte dei Conti. Un gradino più in basso, ma sempre con speranza di divenir legge, il pareggio di bilancio e lo strumento militare, 75% di probabilità per entrambi. Il primo prevede norme “rafforzate” sull’articolo 81 della Costituzione in tema di equilibrio di bilancio di Stato ed enti locali e il secondo punta a riorganizzare il sistema militare nazionale. Ultimo in ordine di arrivo e in quanto a speranza di riuscita il decreto Ilva che chiude la fila di quelli che sperano con il 70% di chances.

Nella categoria “in forse”, tra i provvedimenti cioè che sperano ma che difficilmente ce la faranno, due leggi comunitarie (65%) relative al 2011 e al 2012. Leggi con cui l’Italia adempie obblighi internazionali. Al 60% il Ddl omnibus sanità, che contiene una delega per la riforma della sperimentazione clinica e un’altra sulle professioni sanitarie, e le misure alternative alla detenzione per la depenalizzazione di alcuni reati. La disciplina per la professione d’avvocato, con norme anche su doveri e deontologia è invece accreditata del 55% mentre, fermi al 50%, la delega fiscale, le norme per incentivare la realizzazione di stadi e impianti sportivi, il ddl semplificazione e la riforma elettorale. Al di sotto del 50% la modifica del codice civile (articolo 2947) in materia di prescrizione del diritto al risarcimento danni, per lei 40% e qualche piccola, piccolissima speranza.

Tra i destinati al cestino molti “nomi” illustri, a partire dalla riforma delle Province che deve essere tramutata in legge entro il 5 gennaio prossimo, altrimenti le 35 province cancellate torneranno nelle cartine e nella politica. A questa riforma il Sole 24 Ore assegna il 30% di possibilità di veder la luce. Condannati invece senza possibilità d’appello il tetto allo stipendio dei manager (5%), la legge sull’omofobia, il testamento biologico e il divorzio breve, tutti e tre fermi all’1%. C’è però chi fa persino peggio: intercettazioni telefoniche, diffamazione a mezzo stampa e riforma della potestà legislativa delle regioni, nonostante le molte chiacchiere spese, hanno 0 possibilità su 100 di diventar legge.

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