ROMA – “Passata la festa, gabbato lo santo”, si potrebbe sintetizzare così la politica del governo Letta se non fosse che, in questo caso, la “festa” in realtà non passa mai e i conti col “santo” andranno prima o poi pagati. Dopo il rinvio dell’Imu, il premier ha annunciato anche il rinvio dell’aumento dell’Iva. Rinvio a settembre-ottobre, a quel fine estate inizio autunno in cui bisognerà decidere per le assunzioni dei precari pubblici, per il finanziamento della cassa integrazione (il già fatto non basta), per la Tarsu, imposta sui rifiuti urbani e forse sui servizi cittadini, e, perché no, anche acquisto dei caccia F-35. Autunno da ingorgo fiscale e anche politico.
Rinviata di tre mesi anche la questione se il governo sopravviverà o no. Si saprà ad ottobre: è la stessa scadenza anche di una tregua, armata, sancita nella cena di ieri (25 giugno) tra Silvio Berlusconi ed Erico Letta. Nella speranza, esile, che l’economia tra tre mesi vada meglio e con il nemmeno tanto segreto auspicio che le elezioni tedesche portino una politica economica continentale più morbida. Nella speranza che da ottobre cominci, come dice Letta, “la discesa”. Nella speranza, per ora solo quella. Perché discesa in vista non si vede: in salita i tassi di interesse, quindi il costo del debito. In salita la pressione umorale di Berlusconi. In salita la sofferenza del Pdl a sostenere il governo. In salita la fatica simmetrica del Pd a fare altrettanto. Guglielmo Epifani chiede “due anni di stabilità”. Quel che passa il convento sono tre mesi di tregua.
L’aumento dell’Iva dal 21 al 22% scatterà dal primo ottobre prossimo e non più dal primo luglio. Questi finora i fatti, anche se i fatti riguardanti l’Iva sono addolciti per bocca del governo dall’ormai immancabile “poi si vede”. Stessa ricetta quindi adottata già per l’Imu il cui pagamento è stato fatto slittare. L’Imu prima casa risulta ufficialmente sospesa e Letta ha garantito che se ne saprà che ne sarà entro il 31 agosto. Il Pdl ne chiedeva, anzi pretendeva la cancellazione, dell’Imu come dell’aumentoIva. Ma essendo la matematica non un’opinione, si è dovuto accontentare di un doppio rinvio. Rinvio in attesa di tempi migliori. Rinvio nella speranza di trovare i fondi per finanziarne la cancellazione. Rinvio che consente di spostare le decisioni spinose all’indomani delle elezioni tedesche. E rinvio che consente al Cavaliere di decidere come muoversi vedendo che aria tirerà a settembre.
Diverse quindi le ragioni che hanno ingessato questo esecutivo. Una buona, forse l’unica: consolidare l’uscita dell’Italia dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo, avvicinarsi al 2014 in questa condizione finanziaria e ottenere quindi sia d Bruxelles che dalla Bce che dai mercati il via libera ad un 2014 più dolce dal punto di vista dei bilanci. Prima e fuori di questa condizione e di questi tempi risorse per fare ce ne sono poche o non ce ne sono affatto; le visioni politiche-economiche delle due anime del governo, Pd e Pdl, sono diametralmente opposte, con i democratici che punterebbero tutto sul nodo lavoro e con i pidiellini invece impuntati sulle promesse che gli hanno consentito la rimonta elettorale e, in ultimo ma non ultimo, i fatti personali del Cavaliere. Non è in questo senso un caso che insieme al rinvio dell’Iva sia arrivato anche il rinvio sulla resa dei conti tra Berlusconi e il governo. L’ex premier si aspettava un aiuto sulle sue vicende giudiziarie in cambio dell’appoggio al governo. Ma l’aiuto, ovviamente, non è arrivato. I sondaggi tanto cari al Cavaliere sconsigliano però una crisi di governo in questo momento e, soprattutto, una crisi figlia delle sentenze. E poi chi l’ha detto che se fosse crisi sarebbero elezioni? Meglio rimandare quindi le decisioni di politica economica e, con loro, la questione crisi o non crisi. Magari nel frattempo giocando da una parte con le ipotesi dinastiche della “Cavaliera” Marina che raccoglie la bandiera di papà Silvio e fa sfracelli che Giovanna d’Arci neanche si sognava e dall’altra giocando con il video gioco dove ad ogni F-35 che abbatti sparisce un tassa e si accende la lucina, solo la lucina “posti di lavoro”.
Si preannuncia però così un settembre non caldo ma caldissimo. Un settembre in cui tutti i nodi verranno necessariamente al pettine e un settembre da ingorgo fiscal-istituzionale. Contemporaneamente alla fine della tregua appena sancita entro autunno andranno infatti risolte due questioni che da sole valgono circa 8 miliardi di euro: Imu e Iva. E se questo non bastasse nelle stesse settimane si dovrà decidere cosa fare della Tarsu e stabilire come finanziare le assunzioni dei precari della pubblica amministrazione e le cassa integrazione residua. Un menù a cui si potrebbe aggiungere anche una decisione sull’ormai annosa questione dei caccia F-35 che, in una bulimia di rinvii, potrebbe anch’essa essere rimandata a settembre.
“Questa strategia del rinvio – scrive La Stampa -, dicono gli ottimisti del governo, prima o poi porterà buoni frutti. Chi ci crede va dicendo a che per ottobre la ripresa dell’economia sarà più vicina, le elezioni tedesche saranno un lontano ricordo e l’Europa si mostrerà più morbida con l’alleato italiano”.
Il premier Letta, per sintetizzare questa visione, ha usato un paragone ciclistico: “Oggi dobbiamo affrontare il gran premio della montagna, in autunno il falsopiano” e nel 2014 “la discesa”. Per ora però, continuando sulla falsariga ciclistica, il gran premio della montagna è stato rimandato, causa indisponibilità fisica dei corridori. Speriamo nel recupero…
I commenti sono chiusi.