M5S uno e trino nel voto: amministrative 10%, politiche 20%, per il premier 16%

Beppe Grillo (foto Ansa)
Beppe Grillo (foto Ansa)

POTENZA – Nelle elezioni che hanno visto affermarsi il candidato del centrosinistra alla guida della Basilicata, il MoVimento 5 Stelle registra l’ennesimo flop a livello locale. Il candidato grillino, Piernicola Piedicini, ha ottenuto il 13.19% delle preferenze, meglio, molto meglio della lista collegata che si è fermata ad un misero 8.9%. Cifre che se confrontate con il risultato sempre in Basilicata delle ultime politiche (24,3%), sfiorano il dramma, con oltre dieci punti percentuali persi in meno di 12 mesi.

La stessa cosa si è puntualmente verificata ad ogni elezione amministrativa dopo le politiche di febbraio. Eppure il crollo in Basilicata avviene nello stesso fine settimana in cui sondaggi danno il partito di Grillo attorno o sopra il 20%. Un’apparente incongruenza che fotografa la singolare realtà elettorale dei grillini. Elettoralmente infatti M5S è uno e trino: debolissimo quando si vota per i governi locali, fortissimo quando si vota per il governo centrale, meno forte quando si vota per il premier.

A febbraio del 2013 il MoVimento 5 Stelle raggiunse, il Basilicata, il 24.3% delle preferenze. A distanza di 9 mesi la lista grillina ha portato a casa meno del 9%, con una contrazione di oltre quindici punti percentuali. Piedicini, il candidato del M5S, puntava al secondo posto e, invece, è arrivato terzo staccato nella corsa alla poltrona di governatore. Non è la prima e, probabilmente, non sarà l’ultima volta che il movimento di Grillo non riesce a sfondare nelle elezioni locali da cui esce, al contrario, fortemente ridimensionato.

Eppure, nonostante le “batoste” locali, l’appeal dei grillini non sembra deteriorasi quando si tratta di politiche. Anche ad urne chiuse infatti i sondaggi, fallibili certamente ma anche utile e unico strumento per tenere il polso dell’elettorato, continuano ad accreditare il MoVimento sopra il 20%. Gli ultimi dati sono quelli pubblicati dal Corriere della Sera, dove il M5S avrebbe il 22.8%, e da La7, dove la creatura di Grillo sarebbe al 20%. Una situazione apparentemente priva di senso e logica ma che, al contrario, una sua spiegazione l’ha.

E questa spiegazione è nella natura una e trina del risultato elettorale grillino. Natura che nulla ha a che fare con il divino ma che rappresenta invece come il MoVimento viene percepito dall’elettorato e, di conseguenza, premiato o bocciato.

Partendo per così dire “dal basso”, il primo dei tre risultati elettorali dei 5 Stelle è quello locale. Un risultato solitamente non buono, pessimo se messo a confronto con le performance nazionali, ma più o meno costante. A livello locale i grillini non convincono, non riescono ad intercettare consenso, o almeno non nelle quantità nazionali, e risultano quindi sostanzialmente ininfluenti, con il loro voto che si scioglie di fatto nell’astensione. E non ha caso, in Basilicata, l’astensione ha superato il 50%.

Il secondo risultato, salendo la scala politica delle votazioni, è quello delle politiche. Il terreno in cui i grillini vanno meglio, quello dove raggiungono e superano il 20%. Il terreno in cui si presentano non come terzi staccati ma come candidati potenziali alla vittoria finale. Un risultato figlio ancora una volta in primis del cosiddetto voto di protesta. Un risultato ottenuto a sorpresa alle ultime politiche e che, stando ai sondaggi, ha ottime possibilità di ripetersi. A meno che…

A meno che non intervengano delle novità, quelle novità che aprono la strada al terzo risultato grillino. Risultato che non riguarda una diversa competizione politica, ma l’esito delle prossime politiche. Sempre di politiche si tratta infatti ma, mentre il risultato di febbraio è acquisito, quello delle prossime è ancora da trasformare in realtà. E se i concorrenti di Grillo alla prossima scadenza elettorale saranno ancora Letta e Berlusconi, o comunque loro “simili”, il 20 e passa per cento sarà ancora il risultato dei grillini. Ma se a concorrere per la presidenza del Consiglio sarà Matteo Renzi, la storia allora sarà diversa. Gli stessi sondaggi che danno il M5S oltre il 20%, dicono infatti che se in campo ci sarà il sindaco di Firenze, ben più magro sarà il risultato dei 5 Stelle.

Tre risultati quindi per un unico partito, anzi movimento, come Grillo tiene a precisare. Ennesima stranezza di una creatura politica che con la politica ha poco a che fare e che la politica punta a stravolgere ma che, anche gli elettori, in alcuni casi faticano a comprendere.

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