ROMA – Matteo Renzi piace ancora, anche se meno, decisamente meno rispetto al passato. Piace e piace comunque più del Pd che, anche scontando un netto distacco rispetto al suo leader, resta ancora il partito che più potenziali consensi raccoglie. Consensi che si traducono anche in una “maggioranza relativa” d’opinione che stima l’esecutivo guidato dall’ex sindaco di Firenze capace di durare nel tempo: quasi il 40% degli italiano ritiene infatti che questo governo arriverà sino alla naturale scadenza della legislatura nel 2018.
Sono i risultati dal sondaggio dell’Istituto Piepoli per La Stampa. Un sondaggio che racconta e prova a descrivere un’Italia politica dove i leader di partito, nel bene e nel male, costituiscono una realtà a parte rispetto ai partiti che guidano. E racconta di un governo che paga le incertezze dell’ultimo mese e i dati economici, decisamente sconfortanti (è di questa mattina la notizia che l’Italia è tecnicamente in recessione) ma che comunque gode ancora della fiducia degli italiani. Renzi piace ancora al 61%, o almeno così piaceva prima del Pil a meno 0,2…
“Anche se perde qualche colpo – scrive Marco Bresolin su La Stampa -, il Pdr (Partito di Renzi) mantiene la sua solidità. Tra il Partito Democratico e il Partito di Renzi, il Pdr appunto, ci sono almeno 20 punti percentuali. Perché se nelle intenzioni di voto il Pd rimane pressoché stabile al risultato delle Europee (oggi è al 40,5%), l’indice di fiducia nel premier – registrato dal sondaggio dell’Istituto Piepoli per La Stampa – raggiunge il 61%. Positivo, certo. Ma con una flessione non indifferente rispetto ai dati di maggio. Stessa sorte tocca alla fiducia nel governo, che segue di pari passo quella nei confronti del suo presidente: il 23 giugno l’esecutivo ha toccato il picco massimo del 69%, oggi è sceso al 58%, solo due punti in più della rilevazione effettuata due giorni dopo il giuramento”.
Dai dati del quotidiano torinese emerge prepotentemente un elemento: la distanza tra gli indici di gradimento dei singoli leader e dei partiti. Dei quattro i partiti presi in esame (Pd, M5S, Fi e Lega), tre segnano un netto scollamento rispetto ai loro leader nei sondaggi. Solo Silvio Berlusconi, che ha la fiducia del 16% degli italiani, viaggia con numeri simili a quelli di Forza Italia, apprezzata dal 15% degli intervistati. Di tutt’altro segno gli indici del Pd che, come visto, ha la fiducia del 40% degli italiani mentre, il segretario Renzi, viaggia ancora sopra quota 60%. Stessa dinamica, anche se con numeri assai differenti, in casa Carroccio. Il segretario Matteo Salvini piace infatti al 22% mentre, il suo partito, la Lega, non va oltre il 7%. Scollamento, ma di segno opposto, per il Movimento5Stelle. Il leder Beppe Grillo ha infatti la fiducia del 12% degli italiani, molto al di sotto del 21.5% di cui è accreditato il Movimento.
“Evidentemente – spiega ancora Bresolin – l’ultimo mese e mezzo ha lasciato il segno: da un lato dati economici sempre più preoccupanti, dall’altro liti su emendamenti incomprensibili, risse da bar in Parlamento e ‘canguri’ di peluche. In questo contesto, Palazzo Chigi ha pagato il prezzo della sempre più dilagante sfiducia verso la politica. Eppure gli italiani non vedono le urne all’orizzonte, anzi. Solo il 14% pensa di tornare al voto entro la fine dell’anno, mentre il 38% è convinto che questo esecutivo si spingerà fino al 2018, alla scadenza naturale della legislatura. Uno su quattro, invece, gli dà un anno di vita”.
Numeri che, dopo i dati resi noti dall’Istat che ha certificato una nuova contrazione del Pil, con una nuova recessione tecnica, sono destinati con ogni probabilità a modificarsi.
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