Burocrazia. Atteso scatto di orgoglio per autoriforma. Competenze e capacita ci sono

burocraziaROMA – C’è una grande imputata in questa stagione di aspettative di ripresa dell’economia, della produzione e dell’occupazione: la burocrazia a tutti i livelli di governo, dai ministeri agli enti locali.

È la burocrazia, si sente dire, che frena sulle riforme, sulla lotta agli sprechi, sulla semplificazione necessaria per restituire efficienza agli apparati, alleggerire cittadini ed imprese da adempimenti inutili eppure costosi, se non altro in termini di tempo.

È veramente così? È la burocrazia, del Ministero dell’economia e delle finanze, in particolare i vertici della Ragioneria Generale dello Stato, che ostacola l’innovazione opponendo costantemente eccezioni sotto il profilo della copertura delle leggi di spesa o delle riforme che comportano oneri a carico del bilancio dello Stato?

Diciamo subito che la burocrazia ha le sue colpe. Non ha puntato sulla semplificazione delle procedure facendosi essa stessa promotrice delle riforme capaci di limitare gli adempimenti richiesti a quelli effettivamente necessari per decidere, autorizzare cittadini ed imprese, in una parola per rendere servizi efficienti all’altezza di uno stato moderno.

La burocrazia ha percorso la strada della moltiplicazione delle posizioni organizzative, dirigenziali e non, per acquisire migliori trattamenti economici e gratificazioni, spesso attraverso inutili denominazioni di funzioni. Abbondano i dirigenti di prima e seconda fascia, come abbondano nelle amministrazioni militari generali pluristellati. Situazioni di ipertrofia organizzativa che appesantiscono le strutture e le procedure: ogni nuova struttura determina una ulteriore parcellizzazione degli adempimenti.

È tutta colpa dei burocrati, degli alti burocrati? In parte. Perché in buona parte l’inefficienza è responsabilità della politica che per accrescere il proprio potere ha seguito l’antica regola del divide et impera senza tener conto che, se si comanda meglio a piccoli reparti diretti da un dirigente con scarso potere, si ottiene anche l’effetto negativo della inefficienza.

I burocrati, dunque, condividono le responsabilità dell’attuale stato di cose con la politica perché sono i politici, in veste di governanti o di legislatori, che fanno le leggi, anche quelle che prevedono plurimi regolamenti spesso difficili da definire, occorrendo il concorso delle regioni che si ottiene solo attraverso una defatigante istruttoria preliminare ed una pesante trattativa in sede dei Conferenza Stato Regioni.

È vero, come si legge spesso, che anche i politici, in sede governativa e/o parlamentare subiscono l’influenza dei burocrati dei ministeri, quelli che conoscono leggi e regolamenti che è necessario cambiare. Ma è certo anche che è mancata negli anni una direzione politica autorevole, capace di stringere sulle riforme da fare e sui tempi della loro definizione.

Diamo, dunque, a ciascuno il suo. Dispiace, peraltro, per chi ha dedicato tempo, molto tempo, a studiare l’organizzazione ed il funzionamento della pubblica amministrazione, constatare che è mancato da parte della burocrazia, che annovera professionisti di valore in tutti i campi, l’iniziativa per una autoriforma che avrebbe confermato l’elevata preparazione tecnica della burocrazia statale e pubblica e la capacità che un tempo le era riconosciuta.

Occorre, dunque, uno scatto di orgoglio della categoria dei dirigenti, che si scrollino di dosso il peso della sindacalizzazione e dell’ossequio interessato alla politica per fare carriera, ricordando che, come si esprime la Costituzione, “i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione” (art. 98), avendo premesso che “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore” (art. 54, comma 2). Un quadro normativo che esprime il ruolo di una classe amministrativa formata da professionisti che altrove, penso alla Francia ma anche alla Spagna, al Regno Unito e alla Germania, assicura l’efficienza del potere pubblico nell’interesse dello stato, dei cittadini e delle imprese.

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