ROMA – M5S. Casaleggio da guru a prefetto. Incubi della democrazia web. La ripetizione delle Quirinarie dopo il presunto attacco hacker è il primo vero passo falso del Movimento 5 Stelle che non scivola, come tutti si aspettavano, su una delle innumerevoli bucce di banana disseminate sul percorso parlamentare che attraversano da novizi. E’ l’hardware della loro idea di democrazia che facendo cilecca ne pregiudica anche il software. Troppe sono i guasti, gli intoppi, della cosiddetta democrazia digitale, a partire dal numero di militanti coinvolti, davvero troppo pochi per rappresentare i milioni di voti riversatisi come uno tsunami sulla politica italiana.
Sarebbe facile, come utile contrappasso, selezionare i commenti di scherno registrati in rete, collezionare gli insulti e gli sberleffi. Non sarebbe giusto, proprio in virtù del fatto che i commenti in rete vanno presi per quello che sono e rappresentano, il più delle volte uno sfogo mascherato da volontà politica. Il problema con queste votazioni, il problema della democrazia che si vuole “diretta” ma che giocoforza è sempre mediata, sono sempre le procedure. Che in questo caso sono farraginose, non trasparenti e non rappresentative.
In genere, per tutte le votazioni, ci si avvale della competenza di prefetture e corti d’appello. Il M5S si avvale della Casaleggio & Associati. (Divertente un commento: non mi preoccupa Casaleggio, mi preoccupano gli associati). Le consultazioni si svolgono sulla piattaforma digitale messa a disposizione dal guru. L’intrusione hacker è stata rilevata ieri ma l’ordine dello stop di Casaleggio è arrivato solo oggi. Riferisce Roberto Fico, deputato M5S che “la Casaleggio associati avrà potere di cancellare dalla lista dei più votati i nomi non idonei”.
Come si procede alla verifica? Si utilizza un soggetto terzo, la società certificatrice Dnv, su incarico della Casaleggio & Associati. Citiamo un commento postato sul sito del Sole 24 Ore che ci sembra appropriato: “L’ente terzo chi è, un’agenzia di rating? un ente pagato da chi deve essere certificato o controllato non è e non può essere imparziale, la storia recente della finanza lo dimostra”.
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