MILANO – Le mani sui fianchi, dolcemente appoggiate sul bordino degli slip che a loro volta svelano, con malizia, la celebre farfalla tatuata di Belen. Vedendo questa immagine qualcuno si è fatto cogliere da un dubbio improvviso: che si stia sfilando le mutande? No perchè se l’intenzione è quella, se questo cartellone pubblicitario affisso in mezza Milano e non solo, raffigura proprio Belen nell’atto di sfilarsi gli slip, beh allora il cartellone va rimosso. Problemi interpretativi, diciamo di “semiotica della lingerie”, posti pubblicamente dal signor Paolo Ippoliti Uguccioni, presidente del comitato milanese residenti Venezia-Buenos Aires, che ha chiesto ai vigili di rimuovere la pubblicità di una marca intimo che si vede in molte strade d’Italia.
A dire di Ippoliti Uguccioni, però, Belen nelle foto è così ammiccante che rischia di provocare incidenti in via Lazzaro Palazzi a Milano. Solo in quella via? Probabilmente no, ma questa via rientra nella competenza del comitato e soprattutto è una zona trafficata e a rischio incidenti.
Ippoliti Uguccioni scrive nella lettera che nel cartellone Belen sarebbe “molto provocante e discinta”, e soprattutto: “compie il gesto di volersi calare le mutandine”. La diretta interessata nega: “Intanto le mutandine sono al loro posto e nessuno se le è tolte. È soltanto una posa in un servizio fotografico”. E in effetti è difficile darle torto, anche perché la maggior parte del repertorio fotografico sul tema “modella in posa per un marchio di lingerie” non brilla per originalità e di solito propone la suddetta modella nell’atto di titillare l’elastico degli slip o in alternativa la vede dolcemente adagiata su un piumone, a letto.
In effetti Ippolliti Uguccioni se la prende con la Belen ritratta con le mutande in mano ma non con la stessa Belen fotografata, proprio nel cartellone accanto a quello contestato, in posa sinuosa e a letto, con tanto di piumone candido. E a questo punto è quasi d’obbligo chiedersi: ma nella foto Belen si stava alzando dal letto, o stava andando a dormire? Il quesito potrebbe essere dirimente nell’ardua decisione sulla rimozione o meno del cartellone.
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