ROMA – “250 giorni di castità all’anno”, ma bordelli aperti tutto l’anno (tranne il venerdì santo). L’ultimo saggio dello storico francese Jacques Rossiaud, “Sexualités au Moyen age” (Sesso nel medioevo), è una miniera di informazioni che fa giustizia di troppo luoghi comuni, a partire dalla fama ingiustificata di epoca ossessionata e spaventata da ogni contatto con la sessualità. Nel bell’articolo di Alberto Mattioli per la Stampa, a recensione del saggio, troviamo un’avvincente smentita del presunto puritanesimo dell’Età di Mezzo, equivoco alimentato dalle varie “cinture di castità”, dagli obblighi descritti nei libri penitenziali, dalla continenza come misura igienica e salutista prima che morale.
A partire già dal dodicesimo secolo si iniziano a mettere in discussione le interdizioni e i precetti (certi libri penitenziali carolingi parlano di 250 giorni l’anno di astinenza), rivelando una semplice verità: il sesso è naturale, un “dono della creazione” secondo Guillaume de Conches, “solo gli ipocriti lo ignorano”. Ma il soprassalto di ironia creativa dei vari canonisti medievali poteva indicare le ignominie e gli abissi della concupiscienza, informando però che l’astinenza doveva valere solo nei giorni delle festività più importanti e che, comunque, i bordelli potevano rimanere aperti tutto l’anno, tranne il venerdì santo.
Rossiaud, erede della scuola francese delle Annales, è un esperto della prostituzione medievale, suo è infatti un famoso saggio degli anni ’80 che scava tra postriboli pubblici e maison lupanarde, bon hostel, maison de la ville, maison commune, maison des fillettes. La rivoluzione sessuale è viva e lotta insieme a noi, da almeno 800 anni.