L’incontro all’Eliseo tra Benjamin Netanyahu e Nicolas Sarkozy si è svolto in un congiuntura sfavorevole. Le relazioni franco-israeliane, dopo l’idillio iniziale dei primi giorni dell’era Sarkozy, sono state marcate dalla tensione, specie dopo la guerra di Gaza.
Il premier israeliano è infastidito dalla richiesta anglo-francese di una commissione indipendente per valutare i crimini di guerra commessi dagli Israeliani nell’attacco alla striscia che fece quasi un anno fa un migliaio di morti. Il cosiddetto rapporto Goldstone, firmato sia da Sarkozy che da Gordon Brown, ha già in precedenza fatto saltare una visita ufficiale francese in Israele e nei territori occupati della Cisgiordania e di Gaza, dove la Francia si è ripromessa di ricostruire un ospedale distrutto dai bombardamenti.
Secondo le parole di Bernard Kouchner, capo della diplomazia transalpina: « I colloqui hanno permesso di andare al fondo delle cose, in maniera densa, diretta, precisa, in un clima di fiducia che non esclude il disaccordo. »
Il rapporto Goldstone non è il solo scoglio diplomatico. La decisione israeliana di non bloccare la colonizzazione dei territori palestinesi ma solo di « limitarla » non piace ai francesi. Esistono poi approcci divergenti sulla questione iraniana, con Israele che non esclude l’arma dell’offensiva militare, e con la Francia che ritiene questa eventualità una « catastrofe. »
Dei segnali positivi si intravedono sul fronte delle relazioni israelo-siriane. Appena dopo la visita ufficiale di Netanyahu a Parigi una fonte diplomatica israeliana ha ammesso la disponibilità dello stato ebraico ha riprendere immediatamente i negoziati col vicino siriano. Che il presidente Baschir Hassad sia il prossimo capo di stato ad essere accolto da Sarkozy non è forse frutto del caso.