Dopo mesi di polemiche il Congresso dei deputati spagnolo ha approvato con una maggioranza più ampia del previsto il discusso disegno di legge di depenalizzazione dell’aborto del governo socialista del premier José Luis Zapatero, contestato da vescovi, movimenti pro-vita e centrodestra, che ora passa all’esame del senato.
Il testo è stato adottato con 184 voti a favore, 158 contrari e una astensione: prevede la libera scelta, se abortire o meno, per ogni donna fino alla 14esima settimana di gravidanza. Una facoltà concessa anche alle minorenni dai 16 ai 18 anni, che dovranno però in base a un emendamento concordato con i nazionalisti baschi del Pnv, che in cambio hanno appoggiato il testo finale, informare i genitori.
Il progetto iniziale non prevedeva né il consenso – tuttora non richiesto – né l’informazione dei genitori delle minorenni. Che ora è invece obbligatoria salvo se le ragazze affermano di non poterlo fare a causa di tensioni con i genitori. Una clausola già definita “colabrodo” dagli oppositori alla legge. L’aborto è inoltre possibile fino alla 22esima settimana in caso di rischi per la salute della madre o di malformazione del feto, dietro parere medico.
Il disegno di legge prevede inoltre una obiezioni di coscienza per i medici, ma limitata a coloro che direttamente praticano l’intervento, e introduce anche l’obbligo di studiare le tecniche di aborto nelle università di medicina e le scuole di infermieri. La legge attualmente in vigore, adottata 25 anni fa, non depenalizza l’aborto ma lo consente in tre casi: stupro, malformazione del feto o rischio per la salute fisica o psichica della donna, senza limiti di tempo. Una disposizione invocata nel 98% dei casi di aborto in Spagna. In alcune cliniche private si sono anche verificati abusi, con aborti a 6-7 mesi di gravidanza. In favore del disegno di legge hanno votato socialisti, nazionalisti moderati baschi, di sinistra di Galizia e Canarie e la sinistra di Iu-Erc-Icv. La portavoce del Psoe di Zapatero, Carmen Monton, ha detto che il parlamento ha soddisfatto oggi una “storica” rivendicazione “femminista” dando alla donna «il diritto di decidere della propria maternita».
Voto contrario è venuto dal Partido Popular, che ha annunciato un ricorso contro la legge davanti alla corte costituzionale, i centristi di Upyd ed i nazionalisti catalani di Ciu. Ma il voto dei deputati non pone fine alle controversie. Gli oppositori alla legge sperano in qualche modo di riuscire a fermarla al senato, dove dovrebbe essere esaminata in gennaio.
I vescovi in vista del voto hanno avvertito i deputati cattolici che votare per l’aborto significa porsi in situazione di «peccato pubblico mortale» e doversi astenersi dalla comunione.