ROMA – “Se potessi avere duemila euro al mese…”. Potrebbe essere questo lo slogan del comitato promotore di un referendum che si terrà in Svizzera, per introdurre un reddito di cittadinanza di 2.500 franchi svizzeri al mese, 2.000 euro appunto. Il comitato ha consegnato al parlamento di Berna più delle 100.000 firme richieste. Spetta al governo ora fissare la data del voto.
La proposta prevede un reddito minimo di cittadinanza di 2.500 franchi al mese per ogni adulto senza lavoro e di 500 franchi (400 euro) per ogni minore, dalla nascita ai 18 anni. La misura costerebbe sui 400 miliardi di franchi all’anno (326 miliardi di euro). I soldi andrebbero presi dalle assicurazioni sociali e dalla tassa sul valore aggiunto.
Uno dei promotori, il sociologo Bernard Kundig, spiegava qualche mese fa a Repubblica che il reddito base garantito (sostenuto in Italia dal Movimento 5 Stelle) sostituirebbe “il ginepraio di deduzioni fiscali, sussidi e pensioni minime”.
“E’ l’unico modo per preservare l’umanità dall’agonia del capitalismo, consentendole un atterraggio in dolcezza senza eccessivi traumi – sosteneva Kundig -. I cittadini sarebbero sollevati dalla necessità di trovare un lavoro, peraltro sempre più raro, ad ogni costo, disponendo della possibilità di scegliere l’attività a loro più congeniale, per contribuire al processo sociale e a porre le basi di una società postindustriale rispettosa della natura”.
La Svizzera è abituata ai referendum di iniziativa popolare e ne tiene diversi all’anno. Non è richiesto neppure un quorum: vale la volontà della maggioranza dei votanti. Ultimamente, le consultazioni sono nate soprattutto dagli effetti della crisi. Nel marzo scorso gli elettori della Confederazione hanno imposto alle società pubbliche di dare agli azionisti un voto vincolante sui compensi ai manager. Il prossimo 24 novembre gli svizzeri torneranno alle urne per un referendum che propone la cosiddetta “iniziativa 1:12”: lo stipendio mensile di un manager non può superare la paga annuale del dipendente di più basso livello della società.
In Italia ad aprile di quest’anno è stata presentata alla Camera una proposta di legge di iniziativa popolare per il reddito minimo di cittadinanza, con oltre 50.000 firme raccolte da 170 soggetti fra associazioni, comitati civici e partiti. L’iniziativa (che ha suscitato l’interesse di Pd, M5S e Sel) prevede 600 euro al mese ai disoccupati, gestiti dai centri per l’impiego. Ai beneficiari verrebbero proposte opportunità di lavoro e questi perderebbero il sussidio in caso di mancata accettazione.
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