Alla lunga vince chi e soprattutto “cosa” è più forte. Quello che andiamo a raccontare è l’esito, la conclusione alla lunga, della storia di Adro. Chi ha vinto è chiaro, decidete voi, dopo aver letto, “cosa” ha vinto. Ad Adro sta per cominciare l’anno scolastico. Nella scuola c’era una mensa e c’è ancora. Quella che non c’è più è l’Associazione Promotori Attività Parascolastiche e la sua direttrice, Giuseppina Paganotti, che la mensa gestiva. Ora la gestione della mensa scolastica è passata di fatto direttamente al Comune, sotto la super visione del sindaco Oscar Lancini.
Era l’aprile scorso e sindaco e direttrice furono l’un contro l’altra. Il sindaco, in carica dal 1992, riconfermato con il 62 per cento dei voti dai settemila circa abitanti di Adro, ricevette allora una lettera dalla direttrice. C’era scritto che mancavano diecimila euro nei pagamenti delle “rette” per la refezione dei bambini. Cosa fece allora il sindaco Lancini? Trovò quei soldi in bilancio, tagliò altre spese, suggerì risparmi? No, stabilì che “Chi non paga non mangia”, anche, anzi soprattutto se a non pagare sono i genitori e a non mangiare i bambini. Niente più pasti per i figli dei morosi, guarda caso quasi tutti immigrati, genitori e figli. Lancini “condì” la secca risposta alla direttrice con il consiglio: “Carne di maiale anche agli islamici, se la assaggiano gli piace”. La direttrice non obbedì. Il tutto finì sui giornali e gli italiani cominciarono a discutere se fosse giusto e “istruttivo” per genitori e figli tenerlia digiuno oppure se fosse una cucina di cattiveria umana quella che serviva questa pietanza.
Si mise di mezzo un altro Lancini, stavolta di nome Silvano e di professione imprenditore e non sindaco. Tirò fuori libretto degli assegni e penna e firmò di tasca sua un assegno con cui pagava la mensa a tutti per l’anno in corso. E ci mise sopra una lettera anche lui, dicendo che era un’infamia non dare da mangiare a quei bambini, qualunque fosse il motivo, qualunque fosse la ragione, non c’era giustificazione. A questo punto la storia di Adro fece il “salto di qualità”. Le mamme, la maggior parte e gli abitanti di Adro, la maggior parte, insorsero contro il Lancini che pagava e si schierarono con il Lancini che toglieva il piatto ai morosi. Il gesto del Lancini pagatore non fu visto e vissuto come generosità ma come provocazione. A maggio “Adrio News”, il bollettino del Comune, stampò undici pagine di protesta, e di insulti, contro di lui. La gente, la maggior parte, non voleva fosse trovata altra soluzione, anzi non voleva una “soluzione”, voleva proprio la punizione di chi non paga. Chi le toglieva la possibilità di punire era di fatto un traditore, un mestatore. A Lancini Silvano che aveva pagato per quelli che non pagavano nessuno o quasi ad Adrio rivolse e rivolge più la parola. Lui oggi dice: “I fatti sono chiari per chi vuole vederli, lasciatemi fuori, per favore”. Aveva scritto e pagato, ora non parla più, non ha più parole.
L’altro Lancini, Oscar il sindaco, inaugura il Palio della città. Non si teneva dal 1992. Sindaco orgoglioso della rinnovata festa che prevede con maligna e non voluta e percepita ironia, la gara del budino e il lancio delle uova. I soldi per il Palio ci sono e pure la voglia della gente di divertirsi e partecipare. Giuseppina Paganotti ha invece finito di guastare la festa e l’umore del paesino nel bresciano, l’ex direttrice sta facendo i bagagli, l’Associazione chiude e lei se ne va insalutata ospite: “Non posso fare altro, è finita”. A giugno infatti in sua assenza era stata indetta una riunione dell’Associazione. Presente il sindaco, i genitori, non tutti, ma quanti bastavano, hanno eletto un nuovo direttivo formato da gente d’accordo sull’inviolabile principio che chi non paga non mangia e sul suo corollario che chi non ha pagato va punito, anche per interposto figlio. Il sindaco vittorioso spiega: “Mangia chi paga e mangia quel che c’è, cattolico o islamico che sia. Menù padano (il sindaco è leghista). Io amministro Adro, del resto d’Italia non mi frega niente”.
La gente di Adro è con lui: generosamente hanno donato ben più dei 240mila euro che mancavano ai sei milioni e settecentomila spesi per rifare bello e funzionale l’intero edificio scolastico. Hanno pagato di buona voglia, hanno tirato fuori più del necessario. Non è gente avara nè povera, sul bollettino del Comune si legge “Grazie al grande cuore di Adro”. Cuore che batte per i bimbi della famiglie in regola, per gli altri battiti sospesi, anzi orgogliosamente negati. La storia è finita, la storia di Adro. Chi ha vinto e chi ha perso ha ruolo, identità, consenso e cognome. “Cosa” ha vinto…il nome a questa “cosa” datelo voi, è un nome antico come l’umanità ma sempre fresco e vivo e sempre di casa, soprattutto tra la “brava gente”.