ROMA – Il sindaco di Roma Gianni Alemanno chiede i soldi, 30 milioni, per affrontare l’emergenza rom nella capitale. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni gli ricorda che i soldi per un piano-rom gli sono già stati dati e si dice “sorpreso” di tale richiesta. Alemanno replica dicendo che Maroni non ha capito la situazione e promette di andare direttamente da Berlusconi, che in questo periodo avrà sicuramente la mente libera e il giusto tempo per affrontare la questione. Insomma la vicenda dei campi rom a Roma è adesso questione di Stato in grado di creare gelo e spaccature anche all’interno della maggioranza.
La parola ora passa, o almeno dovrebbe, al Governo. Il clima attorno alla vicenda si fa rovente ed è appunto scontro tra il ministro Maroni e il sindaco Alemanno. Dal Viminale martedì sera si sottolinea la sorpresa per la lettera inviata da Alemanno e dal prefetto, Giuseppe Pecoraro, al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, dopo la morte dei quattro bimbi rom. Il sindaco chiede altri 30 milioni per l’emergenza nomadi, ma al ministero dell’Interno ricordano che il Viminale ha già stanziato complessivamente 60 milioni di euro per l’emergenza in cinque regioni (Lazio, Campania, Lombardia, Veneto e Piemonte). Al Lazio ne sono andati un terzo (20 milioni circa), ai quali vanno aggiunti altri 12 milioni concessi da Comune e Regione, per un totale di 32 milioni di euro.
Non solo. La sorpresa al Viminale – oltre che per aver appreso della lettera dalla stampa – è data dal fatto che il piano nomadi di Roma è stato approvato e finanziato da tempo e nelle numerose riunioni svolte nei mesi successivi all’approvazione, dalla Capitale, non era stata segnalata alcuna nuova esigenza. La richiesta al ministero appare quindi “immotivata” e, comunque, contenendo domande di deroghe importanti, come quelle ai vincoli archeologici, andrebbe girata a Palazzo Chigi. Se Alemanno annuncia che chiederà ”un incontro urgente al ministro Maroni, perché non si può pensare di far finta di niente di fronte a un problema che è sotto gli occhi di tutti” e ”non concedere nuove risorse al Lazio per l’attuazione del Piano nomadi significa non voler risolvere la questione e continuare ad alimentare l’emergenza”, l’opposizione in Campidoglio si infiamma dopo la risposta negativa del Viminale.
Il commissario del Pd Lazio e vice- presidente del Senato Vannino Chiti parla di dilettantismo di Alemanno e sottolinea che ”la mossa del sindaco si dimostra un gesto non responsabile” e ”il richiamo del Viminale è un giusto e duro monito ad un sindaco incapace di gestire l’emergenza e di attuare il piano nomadi, pur avendo avuto i fondi e i poteri necessari”. Per il segretario del Pd di Roma, Marco Miccoli, anche ”Maroni ha scaricato Alemanno”. Il sindaco, che ha detto di non volere più veti, aveva chiesto di derogare ai vincoli archeologici nella Caput mundi, pur di fare, adesso rapidamente, i campi regolari per i nomadi. Sindaco e prefetto, nelle vesti di commissario straordinario, si sono messi comunque subito al lavoro, per realizzare la prima tendopoli: nella periferia di Roma, entro la prossima settimana. Sarà gestita dalla Protezione Civile. Gli sgomberi dei rom che occupano insediamenti abusivi inizieranno subito dopo. I nomadi dovranno abbandonare oltre 50 microcampi.
“Non c’è nessuna polemica col sindaco Alemanno”, ha poi detto Maroni. ”Come tutti anche Alemanno ha fatto molto per sistemare le cose. Mi auguro che il piano sia attivato direttamente”.
Chi ha ragione? Ad Alemanno i soldi vanno dati oppure li ha usati in modo errato? Il pano rom è stato uno dei punti portanti del programma di Alemanno durante la campagna per diventare sindaco di Roma: affrontare la questione dei campi abusivi che da sempre sono sparsi sul territorio. Il 31 ottobre del 2007 la città era rimasta sconvolta dall’aggressione a una donna, Giovanna Reggiani, da parte di un romeno che abitava in un campo abusivo nella zona di Tor di Quinto. La signora è morta pochi giorni dopo e da allora Alemanno, eletto a maggio 2008, inizia la sua battaglia ai campi illegali. Eccoli i punti della battaglia:
Primo censimento nel 2008, subito dopo l’elezione. Ma è un’operazione caotica, con frequenti intoppi causati dallo scontro di competenze tra volontari e vigili urbani. Il ministro dell’Interno Maroni vorrebbe poi prendere le impronte digitali ai rom, ma il prefetto Carlo Mosca si oppone. Verà rimosso poco dopo, al suo posto andrà Giuseppe Pecoraro.
2009, secondo censimento. Questa volta arrivano i risultati: i nomadi a Roma sono 7200, 5mila dalla ex Jugoslavia e 2mila romeni. I campi abusivi sono 80, quelli autorizzati o tollerati 21. La polizia deve assegnare loro il Dast, un documento di autorizzazione per la sosta temporanea. E qui vengono fuori le sorprese: molti rom hanno svariati “alias”, ossia identità false che usano per schivare i controlli. Il record è di una ragazza, che ne ha collezionati ben 17.
A maggio 2009 il piano nomadi inizia a prendere forma. Nei progetti del Campidoglio e della Prefettura, i nuovi campi dovranno essere 12: 7 fra quelli esistenti (Candoni, Salone, Castel Romano, Cesarina, Gordiani, Camping River, Camping Nomentano), che vanno ampliati e ristrutturati. Tre quelli nuovi: uno è La Barbuta, le altre due aree sono in XVI Municipio e in XIX Municipio. Altri due campi saranno “di transito”. Ma nelle aree individuate spuntano problemi burocratici, tra ricorsi e gare di assegnazione difficoltose. Ora si dovrebbe cominciare a costruire nelle prime due aree.
A Febbraio 2010 viene sgombrato il Casilino 900, il più grande campo rom d’Europa. E così anche in altri campi, ma spesso i vigili trovano le baracche vuote e gli insediamenti si spostano poco oltre. Senza contare che nella maggior parte dei casi i rom non accettano l’assistenza comunale.
33 milioni di euro per sistemare i campi rom. Finora è questa cifra spesa dal Comune e ottenuta dal ministero dell’Interno. E ora Alemanno ne vorrebbe altri 30: “10 milioni per un terzo campo, il resto per ristrutturare i vecchi insediamenti, garantire l’assistenza e smantellare i 310 microcampi abusivi”, ha detto il sindaco. Il programma procede a rilento e così sono stati stimati almeno 150-170 microcampi abusivi, anche se l’opposizione parla almeno del doppio.
La situazione è delicata certo, non è semplice perchè come ti muovi rischi lo scivolone, una caduta politica o di impopolarità. Già perchè se non li aiuti sei un razzista, se li aiuti ti arriva la solita risposta, “chi aiuta gli italiani?”. Che fare? Forse Alemanno lo sa, forse no, ma i fondi per “fare” li ha già avuti, e belli sostanziosi, perchè chiederne altri? La popolarità o l’impopolarità di Alemanno dipendono dai rom, così come il futuro politico. Un campo minato dunque, e in rete c’è già chi attacca: “Sei il sindaco di Roma, non quello dei rom…”. Estremismi del Web.
I commenti sono chiusi.