ROMA-Il giorno dopo, a destra…è peggio del giorno prima. Non è venuta è venuta giù solo la Moratti, è tutto il Pdl che non va, e non solo a Milano. Non è solo Berlusconi candidato capolista che come aspiratore di voti è aspirapolvere improvvisamente senza corrente elettrica, è tutto il partito che non macina e fabbrica più consensi come prima, come appena fino a ieri. E mica solo a Milano. Arranca ad Olbia e a Cagliari, se ne perdono le tracce in Friuli, non fosse per la Calabria anche il Sud non regala al Pdl gioie e consolazioni. Il Pdl non “tira” più, un po’ si temeva ma non in queste dimensioni. Quel che non si pensava nemmeno è che anche la Lega si fermasse, cominciasse ad asciugarsi. Basta farsi due conti o anche quattro e si arriva alla conclusione matematica: se in elezioni politiche gli elettori che hanno votato domenica e lunedì facessero analoghe scelte e se il resto d’Italia dovesse votare in sintonia con i milioni di italiani che hanno votato per i loro sindaci, allora Pdl più Lega, Berlusconi più Bossi non fanno più cinquanta per cento e neanche 45 per cento e forse neanche 43. Fanno quaranta per cento o poco più, cioè non hanno oggi la certezza di arrivare primi domani a prendersi i premi di maggioranza, la maggioranza dei seggi in Parlamento, il governo che verrà nella prossima legislatura, cioè al massimo tra due anni, primavera 2013.
E allora, fatti i conti, a destra che si fa? Il giorno dopo accampamenti e quartier generali sono ingombri di tende e stendardi crollati e pieni di silenzio. Ma a destra reagiranno presto. Prima una battaglia di retroguardia, per consentire al più delle truppe e dello Stato Maggiore di sganciarsi e mettersi in salvo. La battaglia assegnata ai combattenti della retroguardia sarà quella del secondo turno a Milano e a Napoli. Hai visto mai un miracolo a Milano, la Moratti che risorge insieme ad un elettorato svanito? Certo, è dura. I numeri e la politica dicono che la Moratti parte sfavorita al ballottaggio. Si proverà a dire che Pisapia sindaco è appena un po’ meno di Stalin che parcheggia il cavallo sotto il Duomo, si proverà…Meglio può andare a Lettieri a Napoli: gli elettori di Morcone e di Pasquino difficilmente si sommeranno a quelli di De Magistris qualunque cosa decidano i partiti. E, se non si sommano, Lettieri sia pure a fatica ce la fa. Forse Napoli potrà essere esibita come una “piazza” strappata al nemico. Ma a destra sanno che sarebbe comunque una piazza strappata mentre ci si ritira, strappata sì, ma al nemico che avanza.
E allora il vero Piave della destra sarà il governo, quello nazionale. Tenteranno Berlusconi e Bossi di riorganizzarsi lì dentro, non come fosse una linea Maginot aggirabile, ma come fosse appunto un Piave che gli altri non sono attrezzati a guadare. Sanno a destra che quegli altri, tutti gli altri, cominciano ad essere ascoltati dall’elettorato. Ma non se e quando parlano di governo. Per questo non sono preparati e non sono credibili. Se provano a “guadare”, affondano. In Parlamento perché non hanno i numeri, e anche nel paese perché non hanno una proposta, una identità unificabile e cumulabile, proprio come gli elettorati di Morcone e De Magistris a Napoli, proprio come quel dieci per cento che a Bologna vota il candidato di Beppe Grillo a dispetto e contro la sinistra e non certo per stimolarla o affiancarla. Dunque Bossi non farà cadere il governo e non mollerà Berlusconi. E Berlusconi proverà a fare quello che sa fare, in fondo l’unica cosa che sa fare, proverà a portare il governo fuori dalle mura inespugnabili ma già quasi assediati, tenterà la carica del “più soldi pubblici per tutti e meno tasse”.
Lo farà, anche se di soldi pubblici non ne ha, ameno che non voglia “stamparli” a debito. Lo farà e forse lo farà anche in fretta, prima che il bluff finanziario di maggior spesa e meno entrate possa essere verificato e scoperto dalla pubblica opinione. Non è detto che sarà creduto, a Napoli non hanno creduto nemmeno al decreto salva case abusive, era la quarta volta che Berlusconi lo sventolava… Comunque la farà la sortita e la carica del più soldi e meno tasse. Probabilmente in fretta e la carica e sortita dal castello si chiameranno elezioni anticipate 2012, un anno prima del previsto, prima che scada anche la “finestra temporale” utile per provarci, prima che due anni di governo immobile consumino immagine e sostanza di Berlusconi e tra un anno, quando sarà troppo tardi per governi tecnici e istituzionali difficilmente proponibili quando mancano dodici mesi alla scadenza naturale delle legislatura. Berlusconi farà quel che sa fare, ripartirà con una nuova lunghissima e gigantesca campagna elettorale. E Bossi? Fino a che Berlusconi starà nel castello del governo, Bossi gli sarà al fianco. Quando Berlusconi si lancerà nella sua sortita, allora, appena fuori del torrione e del ponte levatoio, Bossi e la Lega potrebbero rallentare, sterzare. Allora, non prima e non è neanche detto. Il giorno dopo, a destra…è peggio del giorno prima: i due anni di vita garantita e serena del governo si sono ridotti ad un anno solo e pure inquieto. Unica prospettiva: una carica forsennata che potrebbe essere gloriosa, ma anche disperata.