Grande rumore perché lo scudo anti processi che governo e maggioranza stanno costruendo intorno al premier è “retroattivo”, cioè annulla e sterilizza anche processi nati da eventuali reati commessi prima che Silvio Berlusconi diventasse presidente del Consiglio. Si obietta: ma se lo scudo deve rendere “sereno” il governare, perchè copre anche comportamenti, eventualmente illeciti, maturati fuori e prima del “governare”? Obiezione fondata ma fuori dalla realtà, lo scudo infatti lo stanno costruendo per rendere “sereno” il “governante” e non il governare. Con il passato, giudiziario e non, di Silvio Berlusconi uno scudo che non fosse retroattivo non servirebbe a nulla. Sarebbe una norma a vantaggio dei premier che verranno, qualcosa cioè che in Italia interessa a nessuno e di cui nessuno sente il bisogno. Grande rumore dunque, non certo per nulla ma per una ovvietà. Certamente discutibile, perfino imbarazzante, ma sempre ovvietà.
Strano silenzio invece sul fatto che gli estensori della riforma costituzionale volgarmente chiamata scudo, di questo si tratta, riforma costituzionale, niente di meno, si sono dimenticati di scrivere che lo scudo non è “reiterabile”. Dimenticanza non da poco, difficile sia stata omissione per caso. Ammesso e non concesso che il “Governante” debba veder sospesi i suoi processi per il tempo che governa, il famoso “governo sereno”, logica vorrebbe che, finito il tempo del governo, la sospensione decada. Altrimenti lo scudo non solo è retroattivo ma anche “vitalizio”, a vita. Nel caso in specie, come dicono i giuristi, Berlusconi Silvio sarebbe protetto dallo scudo fino a che è presidente del consiglio e poi, se lo scudo è “reiterabile”, sarebbe protetto come presidente della Repubblica. Se infatti Berlusconi vince le prossime elezioni, in qualunque data si tengano, 2011 o 2013, avrà una maggioranza in Parlamento che lo può mandare al Quirinale. Se la riforma costituzionale non esclude il bis dello scudo, Berlusconi è “scudato” a vita da qualunque processo. Non aver escluso la “reiterabilità” è un marchio di legge “ad personam” ancora più evidente della retroattività. Prevedere che dello scudo si possa fare il bis smonta l’alibi di una riforma costituzionale a difesa e protezione della funzione del governare. E mostra come la riforma della Costituzione di tutti sia fatta solo a misura della “carriera” di Berlusconi Silvio. Di qui la stranezza del silenzio sul bis a fronte del clamore sulla retroattività.
Zitti sul possibile bis i finiani, silenzio più compromettente del loro sì allo scudo e alla retroattività. Alcuni segmenti di opinione, la cosiddetta “base finiana”, appena nata è già un po’ delusa. Pensavano che Fini fosse una sorta di Clint Eastwood nella parte dell’ispettore Callaghan e invece ora lo vedono con un normale maresciallo alla Vittorio De Sica nella battaglia per la legalità. Comprensibile il disappunto, comprensibile ma anche questo fuori dalla realtà. Fini e i suoi non potevano votare contro ciò che avevano già approvato nei mesi scorsi e Fini ha sempre detto che a Berlusconi lo “scudo” lo concedeva, a patto che non sfasciasse il sistema giudiziario con il “processo breve”, cioè annullando centinaia di migliaia di processi insieme ai suoi. Però l’impegno allo scudo a vita i finiani non l’avevano mai preso e una cosa è convenire che qui e adesso è meglio che Berlusconi resti presidente del consiglio, altra è scrivere una Costituzione a misura di un uomo. Il dubbio su quanto i finiani siano disposti a spendere e rischiare per la legalità riguarda più il silenzio sul bis che l’assenso allo scudo, altrimenti detto Lodo Alfano. Nella migliore delle ipotesi la scelta del gruppo finiano è quella di fare per ora il classico pesce in barile.