ROMA – “Giorgio Napolitano è ancora in tempo per concedermi la grazia di sua iniziativa”. Ne è convinto Silvio Berlusconi che rilancia la carta del perdono nell’intervista concessa a Bruno Vespa, per il suo nuovo libro “Sale, zucchero e caffè. L’Italia che ho vissuto da nonna Aida alla Terza Repubblica” in uscita per Mondadori-Rai Eri venerdì 8 novembre. Il presidente di Forza Italia ha detto a Vespa: “Mi dicono che per avere la grazia bisogna aver iniziato a scontare la pena. Dunque, il capo dello Stato sarebbe ancora in tempo”.
In un comunicato diffuso dal giornalista, in cui non si precisa il giorno dell’intervista, si legge:
Nel libro si dice che non è stata presentata finora alcuna domanda di grazia da parte di Berlusconi, della sua famiglia e dei suoi avvocati. Napolitano ricevette riservatamente il 9 agosto Gianni Letta e Franco Coppi, difensore del Cavaliere, per un “sondaggio discreto” sulla possibilità della grazia. Essi interpretarono positivamente in questo senso un passaggio del messaggio di Napolitano del 13 agosto. Poi – scrive ancora Vespa – il capo dello Stato si sarebbe irrigidito per le dimissioni in massa dei parlamentari di Forza Italia (in seguito revocate) e da allora non si è più parlato di grazia.
Ed è di memoria corta, aggiungiamo noi, perché in mezzo a far infuriare il capo dello Stato c’è stata anche una telefonata nella quale Silvio Berlusconi accusava Napolitano di essere intervenuto sulla sentenza definitiva del Lodo Mondadori, quella con cui la Cassazione ha condannato Fininvest a risarcire con 494 milioni di euro la Cir di Carlo De Benedetti. Oltre ai continui inviti, sempre puntualmente disattesi, ad abbassare i toni contro la magistratura. Insomma, di ragioni per irrigidirsi Napolitano ne ha avute in quantità e le speranze del Cavaliere sembrerebbero mal riposte.