La maggioranza a più riprese agita lo spauracchio delle elezioni anticipate, ma proprio tra le file di Pdl e della Lega si annida una vasta schiera di deputati e senatori che a tutto tendono meno che alle urne. Il perché? Presto detto: perché se si fermano ora, se lasciano il proprio scranno per tornare alle urne, perdono anche la pensione vitalizia che spetta ai parlamentari. E non hanno la certezza di essere rieletti.
Sono tutta quella schiera di onorevoli al primo mandato: in tutto 105 al Senato e 240 alla Camera. In totale 345 parlamentari. Solo nel primo ramo del Parlamento ce ne sono ben 40 del Pdl e 12 della Lega. E ora, a un passo da una crisi di governo annunciata e un governo tecnico auspicato, stringono tra le dita il proprio scranno, decisi a non abbandonarlo. E possono rappresentare l’ago della bilancia che deciderà il futuro del quarto governo Berlusconi. Tra di loro anche nomi celebri, come Giuseppe Ciarrapico e Giacomo Caliendo per il Pdl e la “bossiana” Rosy Mauro per la Lega.
Il punto è questo: a partire da questa legislatura non sono più sufficienti solo due anni e mezzo per ricevere il vitalizio della pensione da senatori e deputati ma almeno cinque, anche se collezionati in diverse fasi. Non solo. Visto e considerato che la legge elettorale vigente è ancora il “porcellum” di Roberto Calderoli, senatori e deputati vengono scelti dal partito e inseriti in lista in base alla decisione del candidato premier, che ha l’ultima parola su chi deve essere inserito e in quale posizione.
La paura di questi neo-onorevoli, quindi, non è solo non potersi garantire la ricca pensione grazie a questa legislatura, ma anche perdere l’unica occasione che si ha per avere la pensione, e non vedersi riconfermati in lista per la prossima tornata elettorale. E’ la paura, in particolare, di coloro che sono subentrati nel tempo ad altri colleghi di partito venuti meno oppure dimessi.
Tutta questa schiera di “impauriti” senatori e deputati, quindi, faranno di tutto pur di non far cadere il governo e lasciare il proprio scranno. Se proprio una crisi di governo non si potrà evitare, saranno anche disposti ad appoggiare qualsiasi maggioranza o “governo tecnico” per cambiare la legge elettorale vigente, e sperare almeno di potersi candidare liberamente ed essere eletti nella prossima legislatura.
C’è il siciliano Salvo Fleres, senatore del Pdl, che ha detto pubblicamente di voler tornare al maggioritario. E non solo lui. Le parole di un altro tra i 40 senatori del Pdl che rischiano la pensione sono chiare: “Se alla fine dovesse prevalere la decisione di rompere, di andare al voto – dice – diversi di noi credo passerebbero con Fli o con l’Udc”.
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