ROMA – Nessuno ha smentito le voci fatte circolare dal quotidiano Il Riformista che danno per certo Bernardo Bertolucci quale prossimo presidente della giuria della Mostra del Cinema di Venezia e Marco Bellocchio vincitore del Leone d’Oro alla carriera. La decisione, presa di concerto fra il direttore del festival Muller e il presidente della Biennale Baratta, non sarà ufficializzata in tempi brevissimi in attesa di poter contare su un nuovo ministro dei Beni Culturali al posto del dimissionario esitante Bondi, carica per la quale è in predicato di ricevere la nomina l’attuale ministro dell’Agricoltura Galan. A parte lo stop al rimpasto governativo imposto da Napolitano e ai problemi del premier a chiudere la partita, Galan esigerebbe qualche rassicurazione da parte di Tremonti sulla disponibilità economica del suo dicastero, anche alla luce dell’ultima mancata erogazione di 200 milioni del Fus.
La concomitante apertura del festival di Venezia ai due ex enfant prodige della nouvelle vague italiana, segnalerebbe un diverso approccio politico-istituzionale tra il governo e la più importante agenzia culturale cinematografica italiana. Dichiaratamente anti-berlusconiani, Bertolucci e Bellocchio sono però fra i pochi nomi di indiscutibile levatura artistica in grado di conferire prestigio e visibilità alla manifestazione lagunare. Se questo, cioè l’incompatibilità politica, era l’ostacolo principale alle due candidature, non rimane che aspettare che il cda della Biennale approvi il suggerimento del direttore Muller. Di solito queste decisioni vengono prese a maggio, dopo la discussione del bilancio.
Per Bertolucci non sarebbe la prima presidenza della Mostra: nel 1983 guidava la giuria che concesse il Leone d’Oro a Godard con il film Prenom Carmen. “Se la cosa è vera sono contento. Anche per il mio amico Bernardo” si è limitato a dichiarare il maestro Bellocchio, attualmente impegnato con la promozione del suo piccolo film “Sorelle mai”.